ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

La malattia di oggi è la solitudine

«Il mondo virtuale e le connessioni non possono sostituire le relazioni sociali tra esseri umani»

Già diversi anni fa il massimo esperto di salute pubblica americana sosteneva che la minaccia più grave non fosse il cancro o il diabete ma la solitudine. Alcuni economisti hanno sostenuto che il ridursi dei legami sociali può condurre a «morte per disperazione». Questo ci ha fatto riflettere. Il disumano periodo di lontananza gli uni dagli altri, di mancanza di contatti e di solidarietà reciproca, ha originato in noi un senso di vuoto che neanche la tecnologia può colmare. La perdita di ipotetiche esperienze, che avremmo potuto vivere e condividere insieme ai nostri coetanei in quest’età adolescenziale così particolare e complicata, consuma velocemente anni importanti della nostra vita.

Mentre stiamo scrivendo questo articolo, collegati tramite una rete tecnologica, ci rendiamo conto di quanto l’informatica abbia fatto passi da gigante in modo da poterci aiutare ma anche di quanto la lontananza stia influenzando la quotidianità. Il progresso evolutivo dell’uomo è inevitabile e la tecnologia ne è uno dei più notevoli esempi. Ma non sempre porta conseguenze positive. Nonostante la pandemia ci abbia fatto evolvere in maniera notevole, l’uomo necessita comunque di un contatto fisico e di provare emozioni e sensazioni nell’ascoltare e vedere il proprio interlocutore. Negli ultimi anni, la tecnologia ha cambiato vita, abitudini e relazioni sociali, riscontrando un forte rapporto tra i giovani e i dispositivi elettronici con i loro social network. Essi fungono da ponti che permettono di comunicare anche con persone di altre nazioni attraverso un collegamento virtuale. Questi, però, portano anche numerosi svantaggi o a danni irreparabili alla persona: i più lampanti sono il cyberbullismo e la disinformazione mediatica.

La “dad“ è la dimostrazione di come l’uomo riesca a risolvere i propri problemi applicandosi e sfruttando le sue potenzialità in tutti i modi. Essa, tuttavia, non risolve il problema dei contatti umani, che comunque non riguardano solo i giovani ma ogni persona: si rischia di morire non solo di cancro o covid ma di solitudine e disperazione. Speriamo che la realtà futura sia molto diversa da quella che conosciamo oggi e ci auguriamo che le generazioni future possano vivere una quotidianità migliore. Speriamo che i posteri non si dimentichino l’importanza delle relazioni sociali, perché uno scambio di sguardi, una carezza o un abbraccio valgono molto più di un approccio virtuale, di un messaggio o di una videochiamata.

Alessandro Righetti, Laura Gasperoni, Samuele Forcellese, Filippo Vanzini Classe III

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