ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Dietro le quinte del ‘corto’ su AstroSamantha

I ragazzi delle quinte della primaria ‘Pascoli’ di Sant’Alberto hanno realizzato il lavoro al termine di un laboratorio sulla tecnica stop motion

Dopo quasi due anni di pandemia e una scuola fatta solo di Dad, distanza e restrizioni, finalmente all’inizio di quest’anno scolastico abbiamo potuto ritrovare la parte più bella della scuola: le attività laboratoriali. In particolare, noi alunni delle classi quinte della scuola primaria ‘Pascoli’ di Sant’Alberto abbiamo avuto la fortuna di partecipare a un progetto veramente innovativo: realizzare un breve cortometraggio con lo stop motion.

Detto anche ‘passo uno’, lo stop motion è una tecnica d’animazione che crea l’illusione del movimento con una successione d’immagini fisse o fotogrammi.

Grazie all’aiuto di un esperto di nome Gianni Zauli, noi alunni ci siamo trasformati in veri e propri registi e abbiamo scelto di raccontare in pochi minuti la vita di Samantha Cristoforetti, la prima astronauta donna italiana. Abbiamo scelto Samantha perché ci ha colpito la sua storia: già da bambina, aveva deciso che da grande sarebbe diventata un’astronauta e con forza e determinazione ci è riuscita. In particolare ci è piaciuta una sua frase: «Se dovete scegliere tra una strada facile e una difficile, di solito quella difficile è molto più divertente».

Gianni Zauli ci ha presentato la tecnica che avremmo dovuto utilizzare e ha poi allestito un vero e proprio set professionale per l’animazione. Ad ogni bambino è stato assegnato un ruolo necessario per la realizzazione del cortometraggio: dal disegno dei personaggi a quello delle scenografie; dall’animatore al regista e aiuto regista, all’operatore che scatta le foto. È stato un lavoro lungo, fatto di pazienza e precisione dove la collaborazione è stata fondamentale per il risultato finale. Infatti la tecnica dello stop motion prevede lo scatto di numerosissime fotografie, da 30 a 120 al secondo, che seguono il movimento dei personaggi o degli oggetti che, viste poi in sequenza, creano l’effetto del movimento. L’intero progetto ha visto lo scatto di più di 900 fotografie attraverso una tastiera che controllava in remoto la fotocamera reflex e il computer col software Dragon Frame. Ogni scatto poteva avvenire soltanto dopo l’ok dato dai registi che controllavano la giusta ampiezza e direzione del movimento, l’assenza di mani o ombre nel campo di ripresa.

È stata un’esperienza così coinvolgente e affascinante che, con orgoglio ed entusiasmo, abbiamo mostrato il risultato finale ai nostri compagni di scuola e alle nostre famiglie.

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