ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Una bisnonna e una nipote si raccontano

La guerra di oggi in Ucraina e il secondo confltto mondiale: quello che accade ora non è molto diverso da ciò che vissero i nostri nonni

Su ogni mass media ormai dal 24 Febbraio ritorna martellante la parola guerra legata alla martoriata Ucraina. Scorrono davanti ai nostri occhi immagini sempre più violente: città distrutte, marce di profughi che hanno raggiunto anche la nostra città, cadaveri, feriti, scuole, ospedali distrutti, missili, carri armati, rifugi improvvisati… L’Europa dopo decenni di pace è ripiombata nel clima della paura di una nuova guerra mondiale… Ho allora chiesto alla mia bisnonna come viveva durante la Seconda Guerra Mondiale e ho compreso che quello che è avvenuto nel nostro territorio non è stato molto diverso da quello che sta succedendo oggi nelle zone di guerra. La mia bisnonna, Ines Gambini, ha ora 93 anni e, quando iniziò il secondo conflitto mondiale, era una bambina di circa dieci/undici anni. Viveva a Mombaroccio con i genitori e tre fratelli. Durante la guerra sono stati per molto tempo nei rifugi sotto terra, spesso digiunavano per lunghi periodi per la mancanza di cibo. Tornavano a casa solo i genitori e per prendere alcuni oggetti. Le poche volte in cui uscivano cercavano anche il latte nella vicina fattoria, ma sempre di fretta con la paura di essere uccisi. Durante la ritirata i tedeschi catturarono suo padre, volevano portarlo via, chissà dove, legandolo ad un cavallo, ma per fortuna fuggì e rimase in vita. I Tedeschi, entrando nelle case, rubavano oggetti oppure prendevano le persone, mangiavano il pollame, rubandolo ai loro proprietari sempre più affamati e stanchi. La mia bisnonna mi ha raccontato il terrore che provava, quando si sentivano le esplosioni. Una volta una bomba cadde proprio poco lontana dalla sua famiglia e da alcuni amici che si erano nascosti insieme a loro e per la paura di morire si abbracciarono. Ma per fortuna riuscirono a sopravvivere. Dentro il tunnel piangevano, dormivano, parlavano e i più piccoli giocavano con le carte. La loro casa non venne distrutta a differenza della maggior parte delle abitazioni. Chi non aveva più la casa, andava in quelle disabitate e prendeva cibo, acqua e spesso rimaneva lì. Una volta finita la guerra, aveva circa quindici/sedici anni e vide come la gente piano piano ritornò alla normalità.

“La storia insegna, ma non ha scolari” (A. Gramsci)

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