ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Dalla campagna direttamente alla tavola

Una giornata in fattoria nei panni di un allevatore per scoprire passo passo i processi produttivi dietro le materie prime

Meglio puntare sulla quantità o sulla qualità? Dopo la giornata trascorsa in fattoria – la Cartiera dei Benandanti a Monghidoro – non abbiamo più dubbi. Abbiamo visto con i nostri occhi e sentito con le nostre papille gustative che, se gli animali sono felici e sono ben nutriti, il cibo prodotto è più buono e più sano. Sui campi della fattoria che abbiamo visitato si coltivano diverse varietà di grani antichi e legumi col metodo della rotazione, per permettere al terreno di rigenerarsi senza usare concimi chimici. Quei grani di altissima qualità, macinati con mulini a pietra e ad acqua, diventano un ottimo pane venduto in alcuni forni di Bologna e provincia.

Questo è un esempio di prodotto a km zero. In fattoria non si butta via niente. Tutto è prezioso, persino gli escrementi delle mucche che diventano conci-me naturale per i campi. Le circa 170 mucche frisone che abitano nella fattoria mangiano esclusivamente foraggio ed erba medica coltivati nei campi con sistemi biologici e tutto contribuisce ad un ciclo vitale, come madre natura insegna. Con il loro latte buonissimo, il proprietario ci ha insegnato a fare il formaggio: in una pentola abbiamo scaldato il latte con la giusta percentuale di caglio (sostanza naturale ricavata dal rumine della mucca) e dopo un’ora di attesa il latte si era addensato. Lo abbiamo versato in fuscelle e schiacciandolo delicatamente abbiamo ottenuto la nostra caciottina. Il lavoro in fattoria non è affatto facile, anche se per noi è stato divertente dare il latte ai vitellini attraverso uno strano secchio dotato di ciuccio e cannuccia. In pochi secondi ognuno di loro ha prosciugato il suo biberon di ben tre litri. Abbiamo avuto modo di osservare i tanti macchinari e attrezzi necessari per il lavoro in fattoria e capire quanto sia importante l’organizzazione e una grande costanza nel lavoro.

Sulla porta di ingresso della casa del proprietario c’è un arco. Sulla chiave di volta c’è una data: 1876. Questo significa una lunga storia di una famiglia che da generazioni si dedica all’agricoltura e all’allevamento aprendosi alla modernità, ma mantenendosi fedele ai metodi del passato e a un’etica fondata sul rispetto dell’ambiente, degli uomini e degli animali. Il risultato è davvero importante: produrre cibo di altissima qualità che fa bene alla salute di chi lo consuma, che non danneggia l’ambiente e garantisce il benessere degli animali.

Classe 2B: Aguebor P., Albertazzi A., Angelo N., Baba A., Bologna G., Ivanov S., Jouhari A., Marano L., Maurizzi M., Meut E., Mumtaz H., Parisi A., Serra V., Sikder S., Socaciu L., Tedesco A., Ureche S., Ventura F., Volta G., Zanaglia C., prof. Enrica Tirone e Stefano Reyes.

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