ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Fracassetti di Fermo (FM) - 2C

Un nuovo legame tra uomo e natura

Le immagini del sisma in Siria e Turchia hanno fatto tornare alla mente la notte del 24 agosto 2016

«Frequentavo la prima elementare. Ciò che mi ricordo è davvero poco, quasi cancellato dalla mente. Ricordo le urla, il panico, la corsa veloce per le scale tra chi rideva, pensando fosse un gioco e chi stava per svenire dallo spavento». Sono stati ricordi come questi ad affiorare alle nostre menti, quando, nei primi giorni di febbraio, ci siamo alzati e abbiamo visto le terribili immagini provenienti da Siria e Turchia. La percezione esatta di quella stessa paura sulla pelle. L’empatia verso vittime di un disastro che fa d’improvviso mancare, anzi sussultare, la terra sotto i piedi. Torna alla mente quella notte del 24 agosto 2016, e poi le scosse successive che ci sorpresero fra i nostri primi banchi di scuola. Un anno prima che nascessimo, nel 2009, c’era stato un altro terremoto a L’Aquila. La paura è la stessa, ma certo i numeri e le proporzioni sono imparagonabili. Nei giorni in cui scriviamo queste parole, il triste conteggio delle vittime tocca cifre altissime: quasi 50 mila morti. Uno dei terremoti più devastanti e violenti degli ultimi secoli, di magnitudo di 7.9. Per di più in terre martoriate da un pesante conflitto, lungo quasi quanto le nostre giovani vite. Cerchiamo di capire allora in classe i motivi di numeri così alti: leggiamo che la faglia si è estesa per circa 200 chilometri (a L’Aquila furono 20) interessando un’area fortemente abitata. Notiamo che mentre da noi i terremoti coinvolgono spesso zone di montagna che non ospitano grandi città (ma anzi piccoli borghi quasi spopolati) il terremoto di Turchia e Siria ha colpito città enormi: Gaziantep due milioni di abitanti) che ospitava un antico castello romano andato distrutto; Iskenderun (l’Alessandretta, fondata da Alessandro Magno vincitore sui Persiani, 200 mila abitanti), la storica Aleppo, già distrutta dalla guerra (quasi due milioni). La scienza ci dota ormai degli strumenti adeguati ad affrontare questi fenomeni naturali: la Turchia, come l’Italia, è percorsa da faglie tettoniche ad alto rischio sismico per cui l’attenzione nella costruzione degli edifici dovrebbe essere al massimo livello. Invece, purtroppo, si è costruito e si continua a costruire troppo in fretta e ciò genera un numero così alto di vittime e di sfollati in attesa di aiuti. Paragonando i nostri ricordi del terremoto a questi fatti di cronaca, ci accorgiamo che bisogna riflettere per creare un nuovo rapporto fra uomo e natura. Classe II C

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