ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola secondaria di I grado G. Mercuriale di Forlì (FC) - 2C

Junk food? Mangiare meglio, sprecare meno

I ragazzi, dopo aver riflettuto sulle criticità del cibo spazzatura per la salute e per l’ambiente, hanno valutato alternative più sane

Il junk food, il cosiddetto cibo spazzatura, è adorato da molte persone di tutto il Pianeta (circa 1,9 milioni di italiani lo mangia abitualmente) e in parte anche da noi ragazzi. Con cibo spazzatura ci si riferisce a tutti quegli alimenti malsani come, ad esempio, merendine industriali, fritti, patatine e hamburger, prodotti dalle multinazionali del cibo e serviti nei fast food. A scuola, con il professore di Scienze, abbiamo fatto uno studio sulle malattie causate dalla cattiva alimentazione e sull’importanza di seguire una dieta varia ed equilibrata. Esagerando con il cibo spazzatura si introduce nel corpo un eccesso di calorie e di grassi, che possono portare all’obesità. Questo cibo provoca anche danni all’ambiente. Infatti, per arrivare ad avere circa 1 kg di carne, con cui si possono confezionare dai 4 ai 6 hamburger, servono circa 15.000 litri di acqua. Per produrre carne in quantità industriali, è necessario anche avviare allevamenti intensivi dove, per rendere alta la produzione, si aggiungono ai mangimi ossa tritate o, ancora peggio, si somministrano agli animali antibiotici che poi restano nella carne che mangiamo. Un altro effetto collaterale di questo cibo è che contiene appetizzanti, cioè sostanze che sti-molano l’appetito e creano una voglia compulsiva che può portare a una dipendenza. Anche noi ragazzi amiamo il junk food e a volte lo consumiamo. Ci piace, ad esempio, nei weekend in cui usciamo per mangiare qualcosa con tutta la classe, ordinare queste pietanze non proprio salutari, ma molto gustose. Abbiamo pensato a delle alternative più sane e che ci riempiano di altrettanta soddisfazione. La prima è senza dubbio la pizza. Abbiamo anche trovato degli studi che confermano la nostra tesi. L’Università Vanvitelli di Napoli, ad esempio, ha condotto un test su persone diabetiche e ha provato che la pizza a lenta lievitazione (oltre 24 ore), non è da considerarsi un junk food in quanto, rispetto ad una pizza a lievitazione più veloce, alza di meno la glicemia, di conseguenza una maggiore lievitazione riduce gli zuccheri nel sangue. Chiaramente non bisogna esagerare con gli ingredienti che ci si mettono sopra, altrimenti potrebbe diventare quasi un cibo spazzatura. Ci siamo quindi riproposti di frequentare meno i fast food e di più le pizzerie. Ci siamo convinti ancora di più parlando con la nonna di Matteo, nostro compagno di classe. Anna, infatti, da giovane ha lavorato in uno stabilimento che produceva wurstel in Svizzera. Il suo lavoro le faceva un po’ ribrezzo: non sapeva che carne fosse contenuta in quell’impasto biancastro che avrebbe formato i wurstel, poi confezionati dentro a dei vasetti. Dopo aver lavorato lì, infatti, non ha mai più voluto mangiare un cibo simile. Questa testimonianza ci ha fatto capire che vedere come questi junk food vengono prodotti può farti cambiare idea. Insomma: il cibo spazzatura fa male alla salute e ha un alto impatto ambientale, ma di alternative sane, ecologiche e gustose ne esistono tante.

Classe 2ªC

Un altro gustoso sostituto al junk food può essere il cappelletto romagnolo. Anche se richiede una preparazione più laboriosa e impegnativa, è una pietanza composta da alimenti semplici e sani. Questa pasta ripiena è una tradizione della nostra regione che risale agli inizi del 1500. Secondo una leggenda, durante una guerra tra Modena e Bologna tre dei, Venere, Bacco e Marte, accorsero ad aiutare Modena e si fermarono in una locanda. Il giorno dopo Marte e Bacco partirono lasciando Venere che dormiva. Il proprietario della locanda se ne innamorò e la spiò dal buco della serratura. Guardando attraverso la toppa ne vide l’ombelico e, ammirato da tanta perfezione, pensò di dedicarle un tipo di pasta che avesse la forma di quanto visto e così è nato il cappelletto. Tra i nostri conterranei illustri troviamo il forlimpopolese Pellegrino Artusi, scrittore, gastronomo e critico letterario, autore di un libro di ricette tra i più popolari al mondo: ’La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’, tradotto in varie lingue. Ecco la sua ricetta per il ripieno del cappelletto per 4 persone: ricotta, oppure metà ricotta e metà cacio raviggiolo, grammi 180; mezzo petto di cappone cotto nel burro, condito con sale e pepe e tritato fine fine con la lunetta; parmigiano reggiano grattato, grammi 30; uova, uno intero e un tuorlo; odore di noce moscata, poche spezie, scorza di limone a chi piace.

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