ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola secondaria di I grado Padre Matteo Ricci di Montecosaro (MC) - 3B

Un viaggio da brividi tra gli orrori del nazismo

I ragazzi colpiti dalla mostra «La fabbrica della morte di Hitler»: in esposizione il sapone fatto con grasso umano, foto, lettere e armi

Quest’anno per commemorare la Giornata della Memoria gli alunni delle classi terze hanno visitato la mostra intitolata «La fabbrica della morte di Hitler» che è stata allestita nelle sale del Comune di Montecosaro. All’entrata siamo stati accolti da Fabrizio Quattrini, presidente del Centro studi montecosaresi, il quale ci ha illustrato brevemente le caratteristiche della mostra e ci ha divisi in piccoli gruppi per poter entrare in modo scaglionato. L’esposizione era costituita da tre stanze: nella prima c’erano diverse fotografie raffiguranti la classificazione degli ebrei e anche una carta geografica dell’Europa Centrale dove erano state indicate le posizioni dei vari campi di concentramento nazisti. La seconda stanza aveva altre fotografie appese alle pareti, che raffiguravano le pessime condizioni in cui erano costretti a vivere gli ebrei. Al centro della stanza erano posizionati due registri con i nomi degli ebrei morti, le lettere e le cartoline delle persone rinchiuse nei campi di sterminio. Inoltre c’erano anche degli oggetti relativi alla Seconda guerra mondiale, che sono stati trovati nel campo di sterminio, tra cui una mitragliatrice, degli stivali fatti addirittura con i capelli degli ebrei, l’aquila nazista, la carta di identità di un ebreo e pure un fodero di una pistola nazista. Nella terza stanza, in una teca, era custodito il sapone Rif («Reichsstelle fr Industrielle Fettversorgung», cioè «Centro del Reich per la produzione industriale di grasso»), fatto con grasso umano, e al centro era situata una panca di legno con sopra dei libri scritti da ebrei sopravvissuti al genocidio. La mostra è stata molto toccante per tutti i ragazzi che sono rimasti particolarmente colpiti da quanto hanno potuto vedere nelle foto, soprattutto quelle che rappresentavano corpi di ebrei morti ammassati a formare dei mucchi come se fossero spazzatura.

Marco Sciamannae Giulia Cataldi, III B

I ragazzi di Terza hanno letto «La Repubblica delle Farfalle», il romanzo dei ragazzi di Terezin scritto da Matteo Corradini. Il libro è ambientato per la maggior a Terezin, nata come città fortezza dell’impero prussiano, ma nella Seconda guerra mondiale diventò un campo di raccolta degli ebrei destinati alla morte. A Terezin c’era tutto, tranne la libertà. I personaggi principali del romanzo sono dei ragazzi che, riunendosi in gruppo, scrivevano un giornale sugli avvenimenti della settimana. Si riunivano di nascosto e riportavano disegni, interviste ma anche poesie. Era il modo di lottare e di tenersi stretti la voglia di restare vivi. La redazione si chiamava Vedem «Avanguardia» e molte sue pagine sono conservate al Memorial di Terezin. Il romanzo mescola il dolore provato dai bambini e ragazzi in quel ghetto con la poesia per raccontare fatti realmente accaduti in maniera toccante. La lettura ci ha appassionato, colpito, addolorato fino all’epilogo tragico, ma che tutti ci attendavamo. Per la grande forza espressiva che traspare dal testo e per la rilevanza dei suoi scritti e dei suoi studi, la scuola ha pensato, in collaborazione con il Comune, di organizzare un incontro con l’autore Matteo Corradini, studioso ebraista, che si occupa di Shoah, di quanto avvenuto nel ghetto di Terezin e di didattica della memoria. L’incontro previsto per domani al Teatro delle Logge prevede una lezione-laboratorio per permettere ai ragazzi di approfondire quanto letto e di riflettere sull’importanza del non dimenticare.

Nicola Iacoponi, III B

Dopo aver visitato la mostra abbiamo avuto la possibilità di intervistare, Marco Iommi, uno degli organizzatori, ma anche nostro professore di religione e vicepresidente del Centro Studi Montecosaresi. Iommi, quali sono state le motivazioni che hanno spinto a realizzare la mostra? «Abbiamo deciso di improntare tutto il lavoro dell’associazione sulla memoria per far sì che certi avvenimenti non vengano dimenticati; inoltre abbiamo curato con attenzione la mostra affinché i giovani di oggi siano spinti a riflettere». Da dove provengono i materiali presenti nella mostra? «Diversi di questi materiali, come il sapone Rif, che non poteva essere venduto agli italiani perché venivano considerati complici, vennero trovati negli Stati Uniti da alcuni studiosi interessati alla Shoah. Le fotografie sono state prese dal Museo delle due Guerre di Loro Piceno con il quale si è stabilita una buona collaborazione». Cosa ha pensato quando ha vi-sto nel registro degli internati al campo di concentramento di Auschwitz il nome di una persona che aveva il suo stesso cognome? «Sono rimasto molto colpito perché sapere che un membro della propria famiglia è stato fatto prigioniero mi ha fatto sentire parte di questo brutto periodo storico». Quale è stato l’aspetto o l’oggetto di questa mostra che lo ha colpito di più? «Il sapone Rif fatto con il grasso umano, fa un certo effetto sapere che invece di grasso animale è stato usato quello umano». Ci sono stati molti visitatori alla mostra? «Sì. Ci sono stati molti visitatori, sia adulti che ragazzi, i quali hanno riportato recensioni molto positive perché quanto abbiamo esposto è materiale molto significativo, ci sono pezzi inediti che permettono di capire le dimensioni e la gravità di quanto successo». Ci sono altri progetti riguardanti la Giornata della Memoria? «Abbiamo in mente diversi progetti per far sì che la Shoah non sia relegata a un solo momento. Desideriamo proporre esperienze interessanti e moderne come la visita virtuale ad Auschwitz realizzata da Vito Carlo Mancino, uno dei pochi studiosi che ha la possibilità di fare riprese all’interno del campo di concentramento».

Giorgia Tasso, Veronica Concetti, Giulia Cataldi, III B

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso