ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Ferrari di Maranello (MO) - 2D

Quando lo sport ha anche un lato oscuro

Le studentesse riflettono sui disturbi del comportamento alimentare e su alcuni casi eclatanti legati all’attività agonistica

I disturbi del comportamento alimentare (Dca) sono disturbi psichiatrici invalidanti, potenzialmente mortali, che compromettono la salute fisica e il funzionamento sociale dell’individuo. Sono caratterizzati da un rapporto patologico con l’alimentazione e con il proprio corpo. I Dca affliggono oltre 55 milioni di persone nel mondo e oltre 3 milioni in Italia. Praticare uno sport è da sempre considerato un’azione salutare per il benessere psicofisico della persona, ma ultimamente sono emersi dati allarmanti che rischiano di mettere in discussione questo sano principio.

Ad esempio, nella ginnastica ritmica sono sorte polemiche riguardanti i problemi fisici e mentali delle ragazze, causati da stress, commenti negativi da parte degli allenatori e dalle malsane diete imposte alle ginnaste. La prima a denunciare i maltrattamenti subiti è stata l’ex ’Farfalla’ Nina Corradini, che ha parlato di aggressioni verbali e umiliazioni pubbliche da parte degli allenatori, soffermandosi in particolare sul rapporto maniacale con il peso: molte ginnaste sono costrette a pesarsi davanti alle proprie compagne e ciò provoca in loro un forte senso di disagio e competizione. Questi fatti sono stati confermati da Anna Basta (ex ginnasta) che ha dichiarato di aver sofferto di attacchi di panico e di aver maturato pensieri suicidi quando era all’apice della sua carriera.

Anche in altri sport come il calcio femminile ci possono essere atti di questo genere fra compagne, come è successo, in un caso più vicino a noi, a Martina.

Lei testimonia che una sua compagna veniva presa in giro per l’altezza a tal punto da subire veri e propri atti di bullismo come nasconderle il telefono, lanciare lo shampoo o le scarpe. Un’altra compagna era derisa per la corporatura. Il fatto che siano venuti alla luce questi scandali e questi abusi è importante perché ha fatto emergere situazioni sconosciute ponendole all’attenzione di tutti. Bisogna far sì che si ponga un vero confine tra rigidità degli allenamenti e abusi, senza lasciare libera alcuna interpretazione personale.

Occorre stare all’erta proprio perché l’anoressia, la bulimia, ecc. sono patologie che causano migliaia di morti all’anno. Per fortuna la stragrande maggioranza degli allenatori non fa abuso di potere sugli adolescenti, ma usa altre strategie per seguire ed aiutare gli atleti nel superamento dei loro problemi a cui oggi anche le varie Federazioni sono più attente. Noi vogliamo continuare a credere nel valore dello sport, nella sana competizione e nel contributo che esso può dare alla crescita fisica e morale di noi giovani atlete. Desideriamo vivere lo sport come passione, accompagnate da adulti che ci tutelino e tengano al nostro benessere.

Bergetti Francesca Coletta IsabelGrisoli Agnese Neri Giulia Saraci Luisa (Classe 2ª D)

 

Intervistiamo i nostri allenatori di calcio Etienne e Luciano per conoscere il loro punto di vista sugli abusi nello sport ringraziandoli per il contributo.

Da allenatori cosa pensate delle pressioni psicologiche sugli atleti? «Ci sono genitori che si calano nel ruolo di mister durante le partite dando istruzioni al figlio che si sente in dovere di seguirle, minando tutti gli insegnamenti sul gioco di squadra ripetutamente eseguiti in allenamento. Può anche capitare che gli stessi allenatori sfoghino sugli atleti frustrazioni personali: uno dei punti più bassi che si possa toccare nello sport».

Vi è mai capitato di farne esperienza diretta? «Certe prepotenze si riversano anche sugli allenatori: capita che la dirigenza inviti a far giocare i ragazzi che sono portatori di sponsor, una sorta di raccomandazione. Questo genera pettegolezzi e considerazioni poco edificanti tra i genitori. Nelle squadre si creano facilmente gruppi di amicizie che possono sfociare in situazioni di ’sfottò’. Io ritengo che sia importante un dialogo costruttivo; più che eliminare le rivalità, un istruttore preparato deve aiutare le/i ragazze/i a gestirle in modo positivo».

Quali sono le caratteristiche e le qualità di un bravo allenatore? «Una buona preparazione e capacità di trasmettere le proprie conoscenze in modo chiaro; mantenere un rapporto serio e professionale; saper ascoltare e comunicare con empatia. E, comunque, a fronte di una sconfitta o di una vittoria, i ragazzi si devono divertire, stare insieme e giocare per un obiettivo comune; è compito dell’allenatore far partecipare tutti e farli sentire parte di un progetto senza enfatizzare individualismi, anche a scapito di qualche buon risultato».

Quali consigli dareste ai giovani atleti? «Lo sport deve essere passione e divertimento. Bisogna metterci tutti noi stessi, impegnarci al massimo, non mollare mai. Co-me nella vita, non esistono errori ma solo insegnamenti, provate sempre a trasformarli in occasioni di crescita come persone e atleti!».

Alessandro Abolafio Martina Cavaliere Leonardo Scorzoni Chris Venturelli (Classe 2ª D)

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