ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Lama - Polinago di Lama Mocogno (MO) - 2B - 3A - 3B

Viaggio nella memoria col partigiano Plinio

Dialogo con Beneventi che, a soli 15 anni, si è unito alla Resistenza. «Tempi duri in guerra ma poi la Liberazione riportò speranza»

Lo scorso diciassette febbraio noi ragazzi delle classi 2^ e 3^ B della scuola secondaria di primo grado ’Papini’ di Polinago abbiamo avuto la possibilità di incontrare personalmente il signor Plinio Beneventi. Nato il 29 marzo 1929, Plinio ha preso parte ad una delle più importanti pagine della storia del nostro Paese: infatti ci ha raccontato di essere stato, seppur per breve periodo, uno dei partigiani operanti nella zona di Polinago. Il racconto di Plinio inizia nel settembre del 1943, quando un gruppo di soldati tedeschi lo arresta e lo porta, insieme ad altri giovani, nella località di Gombola. Dopo qualche giorno, fortunatamente, Plinio viene liberato e può tornare a casa, ma dopo quell’episodio decide di non poter più rimanere a guardare e quindi, appena quindicenne, decide di diventare un partigiano e battersi anche lui tra le schiere della Resistenza.

I ricordi di quegli anni sono molto chiari e vivi nella mente di Plinio: il suo nome di battaglia resta Plinio, visto che in paese era ed è conosciuto con il nome di Giuseppe; entra a far parte del ’Battaglione Amelio Tassoni’, intitolato ad un comandante ucciso in una battaglia sul Monte Santa Giulia, situato a Monchio di Palagano (MO). L’ex partigiano ci spiega come proprio il Monte Santa Giulia fosse un punto strategico: infatti è lì che gli alleati inglesi inviavano i rifornimenti e l’abbigliamento necessari ai partigiani della zona.

Alle nostre curiosità sugli aspetti più drammatici della guerra, Plinio risponde sinceramente: «Ho preso parte a poche azioni militari, noi partigiani locali svolgevamo per lo più ispezioni del territorio: quando venivano avvistati dei tedeschi nella zona, ci ritiravamo in montagna e lì venivano preparati gli attacchi. Il resto del tempo lo trascorrevamo nelle nostre case con le nostre famiglie».

«Com’è vivere una guerra? Avevate paura?», queste le prime domande che abbiamo voluto rivolgere al signor Plinio, non riuscendo ad immaginare come un ragazzo, quasi un nostro coetaneo, potesse trovare il coraggio per arruolarsi fra le schiere partigiane.

«Prima dell’Armistizio del ’43 la guerra era sentita lontana», risponde, «quasi come se non ci riguardasse, ma dopo l’occupazione tedesca ci siamo resi conto fosse invece reale e più vicina che mai… Sono stati tempi difficili». Il momento più emozionante è stato sicuramente quando Plinio ci ha raccontato dell’annuncio della Liberazione e della fine della guerra: «Mentre i tedeschi fuggivano, tutta la popolazione si diresse verso Modena e, una volta giunti in città, tutte le armi vennero gettate, in segno di rinuncia alle armi, alla guerra e alla violenza: finalmente la guerra era finita e tutti avevano la speranza nel cuore di rivolgersi verso tempi migliori».

L’incontro con il Signor Beneventi è stata una grande opportunità per noi ragazzi che siamo, fortunatamente, nati e cresciuti in un mondo in cui la guerra la studiamo solo sui libri e percepiamo questi avvenimenti molto distanti da noi e dalle nostre vite. La Resistenza è stata una pagina importantissima della storia nazionale del nostro Paese e ascoltare con le nostre orecchie le parole di uno degli ultimi testimoni diretti di questi avvenimenti ci ha permesso di essere più consapevoli di quello che tutto ciò ha significato.

Soprattuttoabbiamocapitoquanto sia importante conservare e trasmettere la memoria di chi ha lottato per garantirci un paese di libertà e democrazia, così da tenere ben chiari nella mente gli ideali per cui varrà sempre la pena lottare.

Volevamo chiudere questo breve articolo con una citazione della senatrice Liliana Segre che ci sembra particolarmente calzante con quanto appena detto sull’importanza e il dovere di conservare la memoria: «Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare».

Classi 3B e 2B di Polinago Prof.ssa Ilaria Legnami

 

Lunedì 6 marzo 2023 ci siamo recati presso il Palazzo della Regione dell’Emilia-Romagna, a Bologna, per celebrare, assieme ad altri ragazzi appartenenti a diverse scuole della nostra regione, la ’Giornata nazionale dei Giusti dell’Umanità’.

Tale festività è stata proclamata dal Parlamento europeo il 10 maggio 2012 ed intende commemorare i giusti, ovvero colo-ro che hanno messo a rischio la loro vita per salvare gli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale.

Ad oggi, sono stati riconosciuti oltre 20.000 giusti tra le nazioni, di cui 392 sarebbero italiani.

Tra questi ultimi, ci rende orgogliosi ricordare un nostro concittadino, che si è distinto per l’aiuto dato ad una famiglia di origini ebraiche, Antonio Lorenzini, insignito del titolo di giusto il 12 aprile 2001, in ricordo del suo coraggio e dell’umanità dimostrata.

Nato il 10 maggio 1894 a Sassostorno, frazione di Lama Mocogno, Lorenzini partecipò alla Grande Guerra.

Tornato dal fronte con una gamba amputata, venne assunto presso l’ufficio anagrafe del suo paese.

Con l’aiuto della protesi, una gamba di legno, riuscì a nascondere i documenti d’identità che falsificava, fornendo un valido aiuto a diverse famiglie e a numerosi cadetti dell’Accademia di Modena.

È proprio a Lama Mocogno che la famiglia Colorni, ebrea di origini mantovane, lo avrebbe incontrato: è il signor Emanuele Colorni a raccontarci la sua storia e, senza nascondere commozione e gratitudine, ci rivela che, senza l’aiuto del caro Antonio, non sarebbe nemmeno nato.

Infatti, dopo il 1938, anno della promulgazione delle leggi antiebraiche in Italia, in seguito a quelle varate da Hitler a Norimberga nel 1935, la vita per molti ebrei italiani divenne impossibile: per questo motivo, nel 1943, anno dello sbarco degli Alleati nel sud Italia, i Colorni si recarono a Lama Mocogno perché, intenti a raggiungere Roma e necessitando di documentazione falsificata dovendo attraversare le linee tedesche, era giunta voce a Vittore, padre di Emanuele, che proprio lì dimorasse un uomo che li avrebbe potuti aiutare.

Tramutati i nomi originari di Vittore Colorni e Alba Morpurgo in Adolfo Torelli e Novellina Giordani, rispettivamente padre e madre del signor Emanuele, la famiglia poté giungere a Roma e mettere in salvo la vita dei suoi membri, nonché del piccolo Emanuele, ancora nel grembo materno.

Ringraziamo il signor Emanuele Colorni per averci raccontato con passione la sua storia e per averci fatto capire quanto sia importante il valore della solidarietà.

Un sentito grazie va anche alle nipoti del signor Lorenzini, Annalisa e Marilena Lorenzini, per aver condiviso con noi la storia della loro famiglia, al sindaco di Lama Mocogno, Giovanni Battista Pasini, e alla Dirigente Scolastica, la Dott.ssa Rossana Poggioli, per averci concesso questa preziosa opportunità.

Classe 3A di Lama Mocogno Prof.ssa Serena Mancini

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