ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Bismantova di Castelnovo Nè Monti (RE) - 1C - 2D

La vera disabilità è negli occhi di chi guarda

Il nostro incontro con Annamaria e Stefano, ipovedenti e atleti paralimpici, affiancati dagli amici-accompagnatori Nicholas e Giuseppe

Cosa significa essere ipovedenti? Non poter vedere il colore di un fiore, non poter ascoltare la colonna sonora del proprio film preferito…A farci riflettere su questa tematica così delicata sono venuti a trovarci nei giorni scorsi Annamaria e Stefano, sportivi non vedenti, che hanno vinto tantissime gare nazionali e internazionali in atletica leggera. Entrambi, che hanno difficoltà visive e percepiscono i suoni con fatica, sono venuti in classe accompagnati dal professore di ginnastica per raccontarci la loro storia. Annamaria è diventata ipovedente dopo alcuni anni dalla nascita a causa di una malattia genetica. Inizialmente ha reagito molto male, chiudendosi in sé stessa, senza volere incontrare nessuno, amici e parenti compresi. Dopo un primo momento di sconforto, trovatasi davanti a un bivio, poteva decidere se continuare a piangersi addosso o risollevarsi e vivere appieno la vita. Ad aiutarla è arrivato lo sport. Annamaria ha scoperto l’atletica ed è diventata una grande atleta paraolimpica.

Ogni giorno continua a scendere sulla pista ad allenarsi.

«Non è facile – racconta Annamaria – ma lo sport è stata la mia salvezza e oggi continuo a combattere».

La storia di Stefano è simile. Da sempre amante dello sport, promessa del calcio, era ricercato dai migliori club italiani di serie A. La sua vita era perfetta, fino a quando, all’età di 24 anni, a causa di una malattia ha perso la vista. Era sconvolto, ma invece di rimanere ‘a dormire sul divano’ ha deciso di continuare a praticare sport, cambiando disciplina, e conducendo una vita il più normale possibile. Ha gareggiato anche alle Paralimpiadi di atletica, finora non ha vinto nessuna medaglia, ma ha ottenuto altri premi a livello internazionale.

Ad accompagnare Annamaria e Stefano c’erano anche Nicholas e Giuseppe, volontari e amici dei due atleti che gareggiano e si allenano con loro. I normo vedenti hanno un ruolo fondamentale nella corsa, perché l’atleta cieco non può oltrepassare la corsia e deve arrivare al traguardo senza cadere. Durante l’incontro ci hanno fatto vedere le corde che usano per coordinarsi, legandosi. Questo incontro ci ha insegnato che non bisogna abbattersi davanti alle avversità della vita, e che davanti degli ostacoli non bisogna fermarsi, ma impegnarsi a superarli facendo vedere al mondo le nostre abilità e le nostre capacità. Molte associazioni di volontariato sostengono e si occupano di sport per i disabili, perché riconoscono quanto esso sia importante. La disabilità è intesa dalla maggior parte delle persone come una limitazione o una perdita, ma in verità è solo un modo diverso di vedere la vita.

L’ unica disabilità è l’incapacità lieve, media o grave di avere rapporti con sé stessi, con gli altri e con la realtà. Essere speciali significa riuscire far diventare il tuo punto debole il tuo punto di forza. La vera disabilità è negli occhi di chi la guarda.

Elia Minarvini, Emma Zanni, Andrea Briselli, Jennifer Muca, Matvii Babii; disegno di Rebecca Parmeggiani, II D

 

Parlare di bontà a scuola senza essere banali non è facile. Siamo tutti in grado di darne una definizione, ma facciamo fatica a comportarci in modo altruista e magnanimo, spesso anche con i nostri amici e parenti.

Ogni giorno, purtroppo, veniamo a conoscenza di episodi di bullismo e violenza che sono indice di rabbia e di egoismo che troppo spesso governano i nostri stati d’animo.

Questo non riguarda solo gli studenti, ma anche i genitori e i professori. La scuola dovrebbe essere un luogo di rispetto, dove vengono insegnati i valori fondanti della nostra società. Per dimostrare che si possono fare cose concrete all’inizio dell’anno, grazie alla nostra professoressa di musica, abbiamo partecipato al progetto «Nipoti di Babbo Natale». L’iniziativa, nata ormai da qualche anno, prevede che i ragazzi pensino a un regalo per un anziano di una casa di riposo in Italia, glielo spediscano e inizino uno scambio epistolare con lui.

La signora Elsa, che abita a Cuneo, ama la musica. Pertanto le abbiamo regalato un cd, uno stereo e un video mentre suoniamo Jiingle Bells. Siamo riusciti a fare anche una videochiamata per salutarci. «E’ stato tutto molto bello e ci ha riempito il cuore di gioia»: racconta Jasmine.

Un’altra iniziativa che vogliamo raccontare è il mercatino dell’usato che Sara, Jasmine, Cecilia, Anna ed Elena hanno deciso di organizzare per le persone più povere. «Abbiamo sempre tante cose in casa che non usiamo – spiega Sara – abbiamo pensato che fosse giusto e doveroso che nel nostro piccolo imparassimo a essere più generosi».

Pensate a tutti i giochi, vestiti, che non usiamo più ma che potrebbero servire ad altri bambini. Pensate al film «Toy Story»: dare una seconda vita agli oggetti che non usiamo evita di accumulare cose inutili, evita di inquinare dato che i giochi non sono gettati in discarica ma riutilizzati e migliora il nostro umore per avere fatto una buona azione. Sappiamo quanto sia difficile essere bravi studenti. Spesso litighiamo tra di noi, un po’ ‘ come fanno gli adulti, ma cerchiamo nel nostro piccolo ecosistema di essere il più solidali tra di noi. Essere buoni con il prossimo ci rende persone migliori, anche gli adulti dovrebbero ricordarselo.

Sara Bianchi, Anna Filippi, Jasmine Tarik, Cecilia Cocconi, Elena Gazzotti I C; disegno di Rebecca Parmeggiani  II D

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