ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Donini Pelagalli di Castel Maggiore (BO) - 3F

L’evidente conflitto tra emozioni e ragione

Il dualismo nell’età adolescenziale, quella fase in cui siamo più fragili, più sensibili e non veniamo ascoltati. Ma giudicati e discriminati

Le emozioni non sono nemiche da combattere ma amiche da conoscere. In un mondo inospitale e pieno di pericoli i nostri antenati, che non disponevano ancora della ragione, sono sopravvissuti grazie alle emozioni.

Ancora oggi emozioni come la paura ci proteggono dai pericoli, altre come il coraggio ci aiutano a superare le difficoltà ed emozioni come l’empatia regolano le relazioni che gli individui instaurano tra loro. Con la comparsa della ragione le emozioni non si estinguono ma al contrario si potenziano. Più la società diventa razionale e vorrebbe contenere le emozioni, più queste minacciano di esplodere in forme distruttive che potrebbero essere evitate se si concedesse loro uno spazio adeguato in cui esprimersi.

Il conflitto tra ragione ed emozione diventa più evidente proprio durante l’adolescenza, quando le emozioni sono più forti che nell’infanzia.

Oltre a cambiamenti fisici durante l’adolescenza ci sono anche molti cambiamenti importanti nella crescita sociale ed emotiva. Noi adolescenti non siamo più bambini ma non siamo ancora adulti, per cui emozioni e sentimenti prevalgono sulla ragione che non è ancora in grado di gestirli.

Ci sentiamo disorientati in questa fase di grandi cambiamenti, possiamo sembrare irritati o arrabbiati ma stiamo solo cercando di gestire tutto quello che abbiamo dentro. Sperimentiamo diverse paure legate alla nostra immagine, al non sentirsi accettati, al non sentirsi all’altezza delle aspettative degli adulti e dei coetanei e quando i livelli di ansia e preoccupazione diventano alti e non riusciamo a elaborarli, possono sfociare in attacchi di panico, di rabbia, autolesionismo, isolamento. In sostanza, noi adolescenti non ci sentiamo ascoltati ma piuttosto giudicati.

Se piangi sei debole, se sei timido ti chiamano asociale e se hai paura sei una femminuccia, insomma molte volte tendiamo a nascondere quello che proviamo.

In questo passaggio, chi più chi meno, ci sentiamo molto fragili e sensibili e purtroppo chi in famiglia ha una situazione difficile tende a chiudersi e avere comportamenti pericolosi per sé stesso. Questo perché nella nostra società si dà poca importanza all’intelligenza emotiva. Infatti, secondo delle teorie psicologiche la capacità di riconoscere, discriminare, nominare e di conseguenza gestire le proprie emozioni e quelle degli altri dovrebbe apportare effetti benefici in tutti gli aspetti della vita quotidiana dell’individuo.

3F: Casadio Camilla, Fornalè Caterina, Melchiorre Sofia, Pritoni Margherita, Storchi Giada.

 

Nella nostra società è dato molto più valore alla razionalità che alle emozioni. Ci viene chiesto di rimuovere la parte emotiva per poter essere più produttivi.

Anche in ambito scolastico le emozioni sono viste come ostacoli all’ apprendimento, delle debolezze. Le ricerche delle neuroscienze, però, dimostrano come le emozioni abbiano un ruolo molto importante. Oggi c’è molta più attenzione al ruolodelle emozioni in ambito educativo, ma crediamo che non sia ancora sufficiente. «La scuola dovrebbe essere un luogo dove crescere ed imparare in modo sereno. La pressione a cui siamo sottoposti rende la vita scolastica scoraggiante e fonte di ansia per gli studenti (…) Il sistema attuale si basa su valutazioni numeriche che vengono vissute come giudizio sulla personalità dello studente, impedendogli di realizzarsi pienamente». Così leggiamo nel Manifesto studentesco redatto un mese fa dagli studenti del Liceo Sabin di Bologna nel breve periodo di occupazione. Infatti, l’ansia da prestazione e il timore di voti bassi si impongono nei pensieri degli adolescenti, secondo quanto rivela uno studio OECD. Ci sentiamo sotto pressione e queste emozioni condizionano anche il nostro tempo libero, ci privano di svuotare del tutto la mente.

Ambiamo a una società e a una scuola in cui venga data la necessaria attenzione alle emozioni. Un mondo in cui poter godere del tempo libero senza sentirsi in colpa, perché un lavoro ottimale è garantito dal benessere mentale e fisico di una persona.

3F: Dimastromatteo Sara, Tamburini Anna, Cavallini Sofia, Bono Martina, Cavicchi Cristiano, De Vincenti Ludovico.

Le emozioni sono uno degli elementi più importanti della vita umana. Attraverso di esse, percepiamo le situazioni, gli altri e noi stessi in modo profondo e significativo. Ci consentono di esplorare il nostro mondo interiore e relazionarci con quello a noi circostante. Nel questionario che abbiamo somministrato ai coetanei della nostra scuola, abbiamo chiesto loro come si rapportano con esse. Un rapido sguardo alle risposte. La maggior parte degli intervistati è riuscita a darne una definizione teorica. Proseguendo nell’analisi delle risposte molti sostengono che le emozioni influenzano le loro decisioni. Qualcuno ammette anche di star bene quando le esterna, ma molti fanno fatica per paura del giudizio. C’è anche chi afferma di gestirle dedicandosi ad attività fisiche, in tanti però non riescono ad identificarle perché non si fermano neppure ad ascoltarle. Infine, all’ultima domanda – «quali sono le emozioni che suscita in voi la scuola?» – le risposte danno la prova che la scuola fa provare noia, tristezza, pressione e solo piccole felicità.

3F: Ammirato Roberto, Bergamini Manuel, Biondi Marco, De Andreis Ludovico, Migliori Andrea, Spanò Gabriele, Tuffo Edoardo.

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