ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Lama - Polinago di Lama Mocogno (MO) - 1B - 2B - 3A

«Opera, da studenti a scenografi e attori»

I ragazzi hanno messo in scena ’Il Barbiere di Siviglia’: «Abbiamo realizzato anche i costumi con tessuti di recupero»

Noi studenti della classe prima B della scuola secondaria di primo grado ’Papini’ di Polinago, insieme ai nostri compagni delle classi seconda e terza B, il 20 maggio 2023, in occasione dell’annuale festa della scuola, abbiamo messo in scena un’opera di Gioachino Rossini: ’Il Barbiere di Siviglia’. Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto un paio di mesi fa. La direzione dell’opera è stata assunta dal nostro professore di musica, Vincenzo Seminara, che ci ha aiutati molto soprattutto nell’apprendimento e nell’interpretazione delle arie.

Ecco le parole del professor Seminara in merito a questa iniziativa: «Mettere in scena ’Il Barbiere di Siviglia’ è stato un modo per avvicinare voi ragazzi ad un mondo, quello dell’opera lirica, che troppo spesso viene percepito lontano e noioso dalla sensibilità contemporanea, ma in realtà è un mondo che ancora oggi si rivela estremamente moderno e spumeggiante; in questo modo avete potuto apprezzare, divertendovi, l’opera rossiniana». Non solo noi ragazzi abbiamo recitato e cantato, ma ci siamo occupati anche dell’allestimento scenografico e dei costumi. In questo caso è stato fondamentale l’aiuto della nostra professoressa di arte, Lucrezia Roncadi.

Infatti la professoressa ci ha introdotti alla produzione artistica di Emanuele Luzzati e così abbiamo deciso di ispirarci alle coloratissime scenografie dell’artista genovese. Tramite l’utilizzo di materiali semplici, come fogli di carta, carta velina, pastelli, tempere e stoffe, abbiamo realizzato l’intera scenografia. Il fondale è stato tappezzato di fiori e farfalle colorati, il balcone di Rosina lo abbiamo realizzato tramite un cartone interamente dipinto e sul quale abbiamo apposto fiori di cartapesta. Anche l’arco matrimoniale l’abbiamo realizzato utilizzando variopinti fiori di carta. Inoltre, tramite l’impiego di tessuti di recupero, abbiamo realizzato i costumi di scena, potendoci così calare pienamente nella parte degli abitanti della Siviglia del XVIII secolo. «La rappresentazione è stata un’occasione per far approcciare voi ragazzi a un lavoro artistico, quello dello scenografo e del costumista. In questo modo avete potuto vedere nella pratica quello che avevamo studiato della produzione luzzatiana, non limitandoci esclusivamente all’aspetto teorico», ha dichiarato la professoressa Roncadi.

La messa in scena finale è stata una grande soddisfazione per noi studenti, in quanto, appunto, abbiamo curato ogni dettaglio della rappresentazione. Grazie a questa iniziativa, abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano molti aspetti che spesso ci limitiamo a studiare solo sui libri, invece ora siamo più consapevoli di cosa voglia dire allestire un’opera lirica e la cosa più bella è che tutto ciò abbiamo potuto farlo divertendoci.

Classe 1°B di Polinago Professoressa Ilaria Legnami

 

Visita al Museo Monumento al Deportato politico e razziale di Carpi delle classi 3A, 3B e 2B della scuola media ’G. Papini’ di Lama Mocogno e Polinago: «Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli Ebrei, non rimpiangeresti se non di non averne salvati in numero maggiore». Queste parole appartengono ad Odoardo Focherini, giusto di Carpi che, a causa della sua opera rivolta a favore del popolo ebraico, fu arrestato e condotto nel campo di concentramento di Hersbruck, in Germania, dove morì nel 1944. Di lui e di altri deportati, italiani o stranieri, ma comunque partiti dall’Italia e destinati ai campi di lavoro e di concentramento dell’Europa centrale, tra gli anni ’43 e ’45 del ‘900, rimane memoria nel Museo Monumento al Deportato politico e razziale di Carpi, con frasi tratte da lettere o diari che le vittime indirizzavano ai loro cari. È stata un’esperienza che ci ha profondamente segnati: i pezzi di frasi sui muri sono pezzi di vita, leggerli ci ha portati a diretto contatto con loro, nei campi di concentramento, proprio un attimo prima che la loro vita fosse spezzata: «Ancora poche ore dunque e tutto sarà finito. Finito? Non lo so, ma allora lo saprò. Saprò se realmente esiste una migliore vita. In fondo, non ha neanche tanta importanza», queste le parole di Robert; non meno strazianti le parole di Bohus: «Ho vissuto soltanto vent’anni. Poco ma tuttavia ho vissuto». Ci ha fatto identificare con i protagonisti di questa importantissima pagina della storia e ci spinge a non abbatterci, incoraggiandoci a perseguire i nostri ideali: «Anche dopo che sono caduto in queste catene, non mi sono rassegnato, non mi sono piegato, non ho cessato di lottare. Non ho mendicato per la mia vita».

È certamente un inno alla vita.

Deportati, dicevamo, di ogni parte d’Europa, con vite, età, esperienze differenti: Olanda, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Norvegia, U.R.S.S., Polonia, Austria, i quali nomi, tra cui trova posto anche quello dell’ebrea-tedesca Anne Frank, sono esposti nell’ultima sala, per un totale di circa 14.000. Di loro sappiamo poco, ma ci viene spontaneo domandarci se speravano d’essere letti e ricordati dai posteri, se avrebbero voluto essere fissati ad un muro in modo incisivo, perenne, immutabile. Prima di terminare la nostra visita, lasciamo spazio alla citazione che ci rende promotori di un messaggio importante: «Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibili. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia». Siamo noi il nostro futuro, a noi spetta il dovere e, allo stesso tempo, il di-ritto di costruire un Paese migliore, unito; a noi spetta il privilegio e l’impegno di amarci, al di là delle diversità; a noi spetta il compito di prevenire che si ripetano altri scempi come questo. Proprio perché viviamo, tocca a noi rifare l’Italia e contribuire a rifare il mondo intero. Chiudiamo il nostro articolo con una frase di Bertolt Brecht che lascia spazio alla riflessione: «E voi imparate che occorre vedere e non guardare in aria; occorre agire e non parlare. Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo! I popoli lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancor fecondo». Dunque, in mano a noi la storia: a noi il dovere di diramarla e il diritto di non tacere.

Classi 3°A e 2°B di Lama e Polinago Professoressa Serena Mancini

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