ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Farini di Bologna (BO) - 2B

«Noi e gli anziani, una visita per conoscerci»

L’iniziativa degli studenti e delle studentesse al centro diurno Il Melograno, dove gli ospiti hanno raccontato della loro vita

Giocavano in strada, con niente; scappavano in cantina all’arrivo di ’Pippo’; un mandarino era un regalo eccezionale. Parliamo di popoli lontani nel tempo e nello spazio? No, stiamo parlando dei nostri nonni.

Lo scorso lunedì 22 Gennaio, la classe 2B della scuola L.C. Farini si è recata al centro diurno per anziani Il Melograno, per raccogliere delle testimonianze riguardo alla loro vita. Abbiamo cominciato parlando della famiglia. I genitori erano molto severi e rigidi con le punizioni, perché pensavano che fosse il modo migliore per insegnare ai loro figli come stare al mondo: «mia madre era un dittatore», dicono. Spesso, per problemi economici o di salute, i genitori erano costretti a mandare i propri figli in collegio, ma poi alcune mamme facevano anche 70 chilometri in bicicletta per rivederli.

Al tempo i matrimoni erano qua-si sempre combinati ed era fondamentale per la donna avere tanti figli. Per questo il percorso di studio delle bambine si fermava in genere alla quinta elementare, fatta eccezione per le famiglie ricche. «A mio fratello permettevano sempre di andare a scuola e a lui neanche piaceva – ci raccontano –. Io, che avrei studiato volentieri, ho preso la licenza media a 43 anni». Gli insegnanti poi erano molto severi e spesso picchiavano gli alunni.

Durante la guerra le famiglie venivano avvisate da una sirena dell’arrivo di ’Pippo’, un aereo da ricognizione alleato, e scappavano subito in rifugi sotterranei bui e poco igienici, sperando di scampare ai bombardamenti. Chi viveva in campagna correva a rifugiarsi nei fossi e in ripari di fortuna. Ma c’era anche altro, come «vedere gente impiccata era normale». «Facevamo una vita da cani», il cibo era sempre scarso e l’alimento essenziale era il pane. Ce n’erano di due tipi: quello bianco, per i ricchi, e quello nero, fatto con farina di grano bruciato.

Durante le feste erano regali molto costosi le caramelle fatte in casa sciogliendo lo zucchero, le castagne secche o i mandarini: uno o due a testa al massimo. La cioccolata, altrimenti introvabile, la distribuivano gli americani alla fine della guerra.

Quanto al tempo libero, non esistevano i giocattoli, ma si poteva giocare con bambole di pezza o di carta. I desideri più frequenti riguardavano la salute propria e della famiglia, un lavoro che desse abbastanza soldi per vivere.

Al termine dell’incontro gli anziani ci hanno salutati: «Comportatevi bene e ricordate che i vostri nonni sono felici quando date loro tanto affetto: è come un regalo per noi».

Bianca Abitante, Fariha Asak, Andrea Baldanza, Nicolò Battistella, Davide Bolognesi, Christian Bonzagni, Luca Brini, Margherita Ceredi, Giulia De Cristofaro, Letizia Del Gobbo, Evan Fabbretti, Maya Fiorenza, Alessandro Fratepietro, Ilaria Garuti, Alessandro Govoni, Gionatan Ilie, Arianna Impalà, Perla Palladino, Francesco Ranieri, Fabrizio Rosano, Rebecca Rosati, Rebecca Scarcelli, Laura Silenzi, Sofia Vitale

 

In Italia gli anziani sono il 24,1% della popolazione, il doppio dei giovani da 0 a 15 anni. A Bologna la percentuale è ancora più alta. Quali sono i loro bisogni? Per aiutare gli anziani nella nostra città ci sono i centri diurni, un servizio semiresidenziale, in cui gli utenti possono stare in compagnia e fare varie attività sentendosi utili, perché a questa età le persone soffrono di solitudine e perfino di depressione. In particolare il centro diurno il Melograno, in zona Cirenaica, ospita una ventina di anziani con un’età media di 86 anni.

Qui, ci spiega la coordinatrice Elisa Pozzarini, gli ospiti praticano attività manuali ed esercizi di memoria. Questa struttura piace molto, anche se all’inizio hanno un po’ di timore. Amano in particolare il momento del pranzo, perché possono socializzare con altre persone che comprendono il loro stato d’animo. Sono molto contenti quando dei giovani vengono a fare visita al centro, riportandoli con la memoria agli anni ormai lontani della loro infanzia.

 

Aiutare gli anziani a sentirsi meno soli. Questo è il compito che ci siamo dati con questo progetto, avviato su proposta di alcune laureande in comunicazione pubblica e d’impresa di Unibo.

La nostra classe ha iniziato il legame con gli ospiti del centro diurno Il Melograno scrivendo loro delle lettere, parlando di noi stessi e rivolgendoci a loro come se fossero i nostri nonni.

In seguito abbiamo realizzato dei bigliettini con gli auguri di Natale, che sono piaciuti tanto agli anziani, i quali hanno ricambiato con dei pensierini, dei bicchieri in carta decorati da loro con all’interno delle caramelle.

A gennaio abbiamo potuto incontrarci e rivolgere agli anziani tante domande sulla loro infanzia, scuola, amici e divertimenti, lavoro e famiglia: è stato uno scambio istruttivo e affettuoso, grazie anche all’aiuto dell’animatrice Giuseppina Ognissanti.

In questi giorni, con l’insegnante di musica, abbiamo cominciato a preparare delle canzoni dei loro tempi da cantare e suonare in occasione della prossima visita. Un’altra idea è quella di mostrare agli anziani dei posti che vorrebbero visitare tramite dei visori di realtà virtuale con immagini a 360°, come ha fatto la classe 3D della nostra scuola in un’altra struttura per anziani.

In questo scambio tra generazioni, è bello scoprire che abbiamo tanto da ricevere e da dare, mettendo a frutto le nostre competenze, comprese quelle più tecnologiche.

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