Scacchi e carte, i passatempi degli Estensi
Un tuffo nel passato con i giovani cronisti della 3B della Boiardo: «Il Palazzo Schifanoia si chiama così perché schiva la noia»
Ecco la bella prova dei giovani cronisti della 3B della Boiardo, i reporter sono seguiti dalla professoressa Isabella Dallapiccola. Andiamo a leggere.
SCACCHI E CARTE I PASSATEMPI PIÙ DIFFUSI ANTICHI DIVERTIMENTI ESTENSI Belli, antichi ed interessanti sono i luoghi e i giochi di svago all’epoca degli Estensi. I grandi strumenti di svago dei secoli trascorsi trovavano una concorrenza mai prima sperimentata: una concorrenza che interessava tanto gli scacchi, il gioco più dabbene, praticabile anche da prelati e dame, quanto i dadi che, al polo opposto nella scala della rispettabilità, erano associati da sempre a storie di divieti e bestemmie e dissesti. Il Palazzo Schifanoia si chiama in questo modo perché schiva la noia. E’ uno tra i luoghi di divertimento di Ferrara più popolari del XV-XVI secolo. Esso è stato fatto costruire da Alberto V d’Este, ma sarà in seguito che Borso d’Este gli fece assumere le forme del palazzo che conosciamo noi. Viene allargato con appartamenti ducali e con il grande Salone dei mesi che veniva usato come sala di riunione tra i nobili. Questi ampliamenti avvengono verso la fine del 400’ grazie ai famosi pittori ed architetti dell’epoca: Francesco del Cossa, Ercole de Roberti e Biagio Rossetti. Siccome il palazzo non bastava, nel 1377 si parla per la prima volta in Italia di carte, gioco che secondo gli studiosi si diffonde presto anche alla corte di Ferrara: la testimonianza più antica legata ai tarocchi, o come si chiamavano nel Quattrocento ‘Carte de triumphi’ è di un libro contabile della corte estense del 1442. Le carte a Ferrara si erano davvero ben introdotte sia ai tempi di Borso d’Este, Ercole I, ma anche con il figlio Ippolito, che in una lettera ringrazia la madre per avergli spedito alcuni oggetti, tra cui delle carte. I tarocchi rimasero parte della cultura ferrarese anche in seguito, con Ercole II, al potere fino al 1559. Con tante carte in giro anche gli infortuni di gioco facevano parte della quotidianità estense. Così nel primo Cinquecento si registrano i debiti del figlio di Ercole I, Sigismondo, giocatore davvero poco bravo o molto sfortunato, e quanto a sua sorella Isabella (andata sposa al marchese di Mantova), penò assai cercando di recuperare quell’anello a lei caro, vintole da un nobile ferrarese, il quale poi lo perdette con un «zugador» professionista. Peraltro, le situazioni di rischio non spaventavano troppo e che le carte fossero una presenza assolutamente normale ce lo dice il fatto che continuassero ad essere messe in mano ai fanciulli di casa. Tra i giochi apprezzati nella corte Estense anche gli scacchi: si sa che il duca Borso ‘Non li disdegnava’ e in una lettera Lucrezia Borgia cita il suo insegnante di scacchi spagnolo.
IL DIVERTIMENTO DEI RAGAZZI DI OGGI Asia Barbirati ed Eleonora Deponti della 3B hanno intervistato l’assessora alle politiche giovanili del Comune di Ferrara, Micol Guerrini.
Secondo Lei cosa si intende per divertimento dei ragazzi, come lo interpreta? «Purtroppo, non essendo più molto giovane mi posso basare solo su quello che vedo. Le nuove generazioni non sono solo dedite allo “sballo e all’eccesso”. I ragazzi sono particolarmente abili nel ricercare obiettivi realistici, nel maturare un certo equilibrio, pure in condizioni oggettivamente difficili. Spesso si impegnano nel volontariato e portano avanti iniziative sociali e culturali»
C’è qualcosa da cambiare nel divertimento dei giovani? «Cito una testimonianza presa dal sito Iamu.it perché credo sia esplicativa di come vorrei che si divertissero i giovani del nostro territorio: ‘Oggi molti adolescenti si divertono ubriacandosi e postando foto sui social network. Ma io mi sento diversa da loro; sono più per le cose semplici, tipo una cioccolata calda con gli amici. Si sono persi i valori della vita ed è per questo che il divertimento poi si trasforma in rischio».
Il Comune di Ferrara ha progetti per i ragazzi? «Sì molti come Area giovani per attività libere, Sonika come centro musicale, Punto di vista dentro e fuori la scuola per suppor-to psicologico, Osservatorio regionale sugli adolescenti per statistiche sugli adolescenti, servizio civile, allenamenti in città per combattere il disagio sociale con sport e cultura, Giovainfe che illustra diritti e responsabilità, Make together e Ragazzi digitali che sono guide per il mondo del lavoro e per quello del web».
Aumentare i luoghi di ritrovo dei ragazzi potrebbe distrarre dalla tecnologia? «Ai giovani servono spazi sia fisici sia digitali. Non bisogna demonizzare la rete ma insegnarne un giusto uso».