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IC Pascoli di Cento (FE) - Gruppo Web 100Radio

Il giro d’Italia fa tappa a Cento. 30 anni dopo

La nostra città da sempre è molto attenta agli sport. Non tutti sanno che anche il ciclismo ha grande diffusione e consensi

Ecco la prima prova dei giovani cronisti dell’istituto comprensivo Pascoli di Cento. I reporter sono seguiti dalla professoressa Mariangela Govoni. 

IL GIRO D’ITALIA FA TAPPA A CENTO A trent’anni di distanza il Giro torna nella città del Guercino.

La nostra città di Cento, da sempre, è molto attenta agli sport. I cultori dell’attività fisica possono trovare impianti per ogni gusto; ma, forse, non tutti sanno che anche il ciclismo gode di grande diffusione. Quest’anno, gli amanti delle due ruote avranno il piacere di assistere all’arrivo di tappa proprio a Cento, il 17 maggio 2024, colmando quel vuoto che dura ormai da quasi trent’anni. Il Giro d’Italia ebbe la sua prima edizione nel maggio del 1909. La partenza fu da piazzale Loreto a Milano e la prima tappa fu Bologna, seguita poi da Chieti, Napoli, Roma, Firenze, Genova e Torino. Fu un giro di sole otto tappe, a differenza delle ventuno di oggi. I partecipanti furono 129, fra cui il vincitore della gara, Luigi Ganna, un ciclista italiano, proveniente da Induno Olona, nel varesotto.

Vinse 5.250 lire, come premio.

La corsa, tradizionalmente, si svolge su territorio italiano (ma, in alcuni casi straordinari, il percorso si spinge oltre i confini) ed è una delle tre competizioni più importanti del calendario ciclistico. Di norma, si tiene nelle prime tre settimane di maggio ma, nel tempo, ci sono state alcune eccezioni: durante le guerre mondiali e, recentemente, nel 2020 durante la pandemia del Covid-19. Il tratto più caratteristico del Giro, come tutti sanno, è la Maglia Rosa, indossata dal primo in classifica e contesa ad ogni pedalata. Tale simbolo è stato introdotto nel 1931 da Armando Cougnet, illustre penna della Gazzetta dello Sport e primo organizzatore del Giro. Il rosa fu scelto per fare pubblicità al suo giornale, che dal 2 gennaio 1899 viene stampato appunto su carta di colore rosa. All’ultimo in classifica toccava, invece, la Maglia Nera (usanza che ora non esiste più). Era un “riconoscimento” tanto ambito quanto la Maglia Rosa, ma solo per il premio in denaro che la accompagnava.

A questa gara hanno da sempre partecipato atleti di sesso maschile, ad eccezione del 1924, anno in cui Alfonsina Strada fu ammessa tra i concorrenti. Da allora non si sono più riscontrate presenze femminili. Dopo quasi trent’anni, la famosa competizione ciclistica torna a Cento. Il 17 maggio 2024, dunque, vedremo finalmente la tappa del Giro d’Italia nella cornice delle nostre vie. Lo aspettiamo con molta emozione e vi invitiamo a venire a vedere la gara rosa che tanto adoriamo!

Il gruppo di web 100RADIO Abdul Qadeer Ahmad Aish Ahmed, Aurora Bassi, Nicola Bighi, Isacco Bronzino Cesario, Si Qi Chen, Cristina Colaianni, Vittoria Cucurachi, Basma Fadil, Alberto Govoni, Matilda Manservisi, Raffaele Piccinini, Rejhana Redzepi, Anna Rodondi, Angelica Tea Valentino, Daniele Velitti, Ilaria Viaggi

 

L’INARRESTABILE SOGNO SULLE DUE RUOTE UNA CARRIERA SPEZZATA DALLA GUERRA

A Cento, c’è un velodromo, porta il nome di Corrado Ardizzoni.

A Cento, Corrado Ardizzoni non è solo un nome: è un modello a cui ispirarsi. Fu un grande sportivo, che rivoluzionò il ciclismo emiliano, e una delle stelle del ‘900. Nacque il 23 febbraio del 1916 e iniziò la sua carriera a 16anni in sella ad una bicicletta vecchia ed arrugginita, grazie a una sfida lanciata ad alcuni tra i migliori ciclisti dell’epoca. Arrivano le vittorie inaspettate e, nonostante la giovane età, si ritrova su tutti i giornali, grazie alle sue doti di ciclista completo, veloce e resistente. Nel 1934 si fa notare a Galliera, Stuffione, Pilastri, XII Morelli, Buonacompra e Crevalcore. A Ferrara, in una ga-ra individuale a cronometro, distacca il secondo classificato di sette minuti. Ritenuto un diamante del ciclismo, non poteva che rappresentare l’Italia alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 e ai Mondiali di Valkenburg nel 1938. Dai giornalisti dell’epoca viene definito “uno degli elementi più promettenti del nostro ciclismo giovanile”. La carriera è all’apice ma l’ombra della guerra sta per calare sull’Europa, viene chiamato alle armi dal Regime. Corrado deve dire addio ai suoi sogni. Riuscirà a tornare sano e salvo, ma il suo momento di gloria è terminato, il suo nome non risuona più, nonostante il rientro in pista. 

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