ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado E. Fermi di Rubiera (RE) - 2D, 3A, 3D, 3E, 3G

«Giglio, un esempio di libertà e coraggio»

Incontro tra il partigiano e gli studenti: «Ha suscitato in noi rispetto e ammirazione, ci ha insegnato a lottare per difendere ciò che è giusto»

Il 16 febbraio scorso le classi terze della scuola Enrico Fermi di Rubiera hanno incontrato il partigiano Giglio Mazzi, testimone della lotta italiana contro il nazifascismo nei territori tra Reggio Emilia e Rubiera. Giglio all’età di 17 anni decise di combattere per la Resistenza nelle file dei partigiani e proprio lui, 79 anni dopo, ha raccontato la sua storia ai giovani rubieresi riuniti per ascoltarlo nel Teatro Herberia. A quell’epoca lavorava nelle Officine Reggiane dove si producevano armamenti per la guerra. Quando l’azienda fu bombardata, i fascisti riunirono gli operai per mandarli a combattere sulla Linea Gotica contro gli Alleati; Giglio decise di non combattere a fianco dei nazifascisti, ma di lottare per la libertà del suo Paese diventando partigiano, un ribelle come si diceva allora. Ha avuto al suo fianco molti compagni, alcuni sono sopravvissuti, altri sono morti e Giglio stesso è stato ferito gravemente in un agguato, salvandosi per miracolo. Per non dimenticare le lotte e i sacrifici di quegli anni Giglio ha scritto un libro: «Non eravamo terroristi», che narra le vicende del partigiano Alì (il suo nome di battaglia), un gappista fuori dagli schemi.

Questo incontro ci ha consentito di conoscere meglio la storia e le motivazioni della scelta partigiana. Ci siamo ritrovati nelle parole di Mazzi e abbiamo provato a metterci nei suoi panni. Il suo racconto ha suscitato in noi rispetto e ammirazione verso chi a quel tempo ha avuto il coraggio di combattere per la libertà. Abbiamo ammirato Giglio per la sua voglia di raccontare il passato a noi giovani e, rispondendo alle nostre domande e curiosità, ci ha insegnato a lottare per difendere ciò che è giusto. Ci ha colpito come, nonostante parlasse di guerra, non abbia mai smesso di sorridere e anche quando gli veniva posta una domanda che tocca-va la sfera personale ha risposto sempre con molta franchezza.

Pensiamo che la sua storia sia molto attuale poiché l’odio insensato sprigionato da Hitler e Mussolini durante la Seconda Guerra Mondiale è un tipo di sentimento che potrebbe ripresentarsi nel tempo, e sapere a che cosa ha portato in passato potrebbe farci riflettere nel presente. È stata una mattinata coinvolgente e riteniamo che sia un’attività da proporre anche nei prossimi anni per l’importanza che la Resistenza italiana e i partigiani hanno rivestito per la libertà del nostro Paese.

Ci ha fatto molto piacere incontrare Giglio perché, quando si affronta un argomento di studio, poter confrontarsi con qualcuno che ha vissuto in prima persona quegli avvenimenti rappresenta una testimonianza viva e concreta che consente di sentire più vicino il passato che studiamo quotidianamente sui libri di storia.

Martina Berni, Aurora Criscuolo, Leonardo Borghi, Maddalena Ballestri, Allegra Montanari, Federica Valla, Sofia Perini, Luigi Poleti (delle classi III A, III D, III E e III G)

 

Il 18 gennaio scorso, nell’aula magna della scuola, abbiamo incontrato Elisabetta del Monte di Istoreco, un’associazione che si occupa di fare ricerca storica nel territorio della nostra provincia.

Il tema dell’incontro erano le pietre d’inciampo, cioè delle pietre fissate nel terreno che servono a ricordare persone che sono morte per mano dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale, perché deportate.

Abbiamo imparato che non soltanto gli ebrei furono deportati, ma anche zingari, omosessuali, nemici politici e soldati (questi ultimi vennero chiamati Imi, cioè internati militari) che si rifiutarono di passare con i nazifascisti dopo l’8 Settembre 1943.

Due giorni dopo, il 20 gennaio, siamo andati a inaugurare la posa della pietra d’inciampo di un rubierese, Vito Annovi, che è stata posta di fronte a quella che un tempo era la sua casa (oggi dopo tanti anni la casa non c’è più).

Lì uno storico ha raccontato alcune notizie sulla sua vita, sulle campagne militari a cui aveva partecipato, e c’è stata la possibilità anche di ascoltare i suoi nipoti, che hanno raccontato degli aneddoti su di lui e su alcune cose (come ad esempio uno zaino e delle lettere dal fronte) che hanno trovato nella vecchia abitazione.

Ci hanno raccontato di questo giovane che era partito per la guerra e che era stato poi imprigionato in un lager tedesco, dove tra stenti e privazioni di ogni tipo si era spento per una malattia non curata: un vero e proprio omicidio di fatto.

Quando siamo arrivati abbiamo trovato tantissime persone accorse per partecipare a questa cerimonia tra cui anche il sindaco di Rubiera, venuto in rappresentanza della Comunità rubierese per ricordare un vero eroe della lotta contro il nazifascismo.

La possibilità di partecipare ad un evento del genere è stata per noi molto preziosa.

Martina Berni, Virginia Costa, Emna Jammali, Chiara Quattrocchi III D

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