ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Maestre Pie di Bologna (BO) - 2B, 2C, 2D

La storia come mezzo di consapevolezza

Conoscerla e divulgarla significa sensibilizzare i cittadini rispetto agli spazi urbani, tesoro comune e spesso sconosciuto della città

A Bologna è presente una tredicesima porta? SÌ! Si è scoperto che non ci sono solo 12 porte, ma 13. Questa tredicesima porta sorgeva in corrispondenza del Pratello, ma venne murata per ragioni legate alla storia di Annibale Bentivoglio, signore di Bologna, vissuto nel XV secolo.

La sua vicenda – ricca di battaglie e di colpi di scena – è raccontata dallo storico Rolando Dondarini e ha ispirato i nostri insegnanti ad organizzare una caccia al tesoro in stile moderno, che ha coinvolto noi alunni della scuola secondaria di primo grado in una sfida avvincente alla ricerca di segreti secolari. In una giornata di ottobre, suddivisi per classe e guidati dai nostri docenti, abbiamo attraversato a piedi le vie della città partecipando a una sorta di caccia al tesoro che ha interessato principalmente il quartiere Porto-Saragozza. Il percorso prevedeva tappe ben precise e potevamo ottenere l’indizio che serviva al raggiungimento della tappa successiva solo dopo aver risposto a domande di carattere storico, letterario o dopo aver superato piccole prove. Una giornata di orienteering il cui obiettivo è stato trovare la tredicesima porta di Bologna, imparare la storia di questa città attraverso la città stessa e quanto ha da offrirci. È stata una giornata nella quale abbiamo visitato Bologna in un modo particolare, collaborando con i nostri compagni e docenti, che si sono messi in gioco insieme a noi: ognuno aveva all’interno della propria squadra/classe un ruolo ben preciso e solo grazie ad un serio dialogo e confronto è stato possibile proseguire nel percorse e raggiungere il traguardo.

Abbiamo quindi attinto a diverse conoscenze di natura teorica, pratica e all’utilizzo di strumenti tecnologici, cimentandoci in un’attività all’aria aperta che, soprattutto in un primo momento, ha riservato anche delle difficoltà: senza l’ascolto dei compagni e la corretta interpretazione delle indicazioni delle mappe il grandissimo rischio è stato quello di perdersi e girare senza saperlo sempre intorno allo stesso punto. Punto di ritrovo delle classi è stato Piazza San Francesco, dove siamo stati accolti dal Presidente del Quartiere Porto Saragozza Lorenzo Cipriani, il quale ha notevolmente lodato l’iniziativa finalizzata a sensibilizzarci come cittadini di Bologna e vivere con maggiore consapevolezza i nostri spazi urbani. La giornata si è poi conclusa con la foto di rito davanti alla porta ritrovata.

In redazione gli studenti e le studentesse della classe 2C:Camilla A., Giorgia A., Giacomo B., Riccardo C., Ginevra G., Angelica G., Sara L., Edoardo L., Chiara M., Tommaso P.C., Daniele P., Gioia P., Matilde R., Greta R., Vittorio S., Tommaso S., Sofia T., Alberto T., Federica T., Riccardo Z.

 

Contrariamente alla credenza popolare che la nostra adorata città abbia solo 12 porte, in realtà ce n’è una segreta, la numero 13. Essa sorgeva in corrispondenza del Pratello e venne chiusa nel 1445. Recenti scoperte, grazie a un manoscritto dell’Archivio Segreto Vaticano ritrovato da Rolando Dondarini, professore dell’Università di Bologna, hanno svelato la vera natura di questa porta nascosta: non unasemplice postierla, cioè una porticina secondaria a lato delle mura della città, ma una porta vera e propria. La storia della sua chiusura ruota intorno alla figura di Annibale Bentivoglio, un signore di Bologna del XV secolo e figlio del famoso Antonio Galeazzo Bentivoglio. Annibale entrò in contrasto con le famiglie dei Cannetoli e dei Ghisilieri, che organizzarono un’imboscata per ucciderlo. La morte di Annibale, avvenuta il 24 giugno 1445, scatenò una violenta rivolta, che vide prevalere i bentivoleschi. Per vendicare l’assassinio del loro signore, i bentivoleschi decisero di murare la porta attraverso cui i Cannetoli erano fuggiti. Questo gesto non solo punì i colpevoli, ma servì anche a commemorare il vile delitto.

Questa antica porta, sebbene dimenticata da molti, rimane un elemento unico della storia bolognese, pronto a essere scoperto e apprezzato da coloro che cercano di svelare i segreti nascosti della nostra città!

In redazione la classe 2B: Giacomo B., Leonardo B., Lorenzo B., Gabriel Alessandro B. R. , Carolina C., Lorenzo C. , Matilde D., Thomas D. F., Andrea D. G., Francesco G., Lavinia G., Francesco M., Sofia M., Marco M., Nicole N. T., Flavio P., Sara R., Melissa S.

 

Abbiamo deciso di intervistare il professor Sergio Ruosi, che è stato la mente della nostra caccia al tesoro nel centro di Bologna; gli chiediamo: Quali difficoltà ha incontrato nell’organizzazione? «È stato difficile trovare un mix tra istruzione, divertimento, arte e musica; poi anche calcolare i tempi per i gruppi che facevano percorsi diversi, ma della stessa durata». Si poteva rinunciare a qualcosa? «Abbiamo previsto il necessario, senza divagazioni dal progetto iniziale, quindi credo di no». Qual era lo scopo di questa attività? «Era didattico: frequentare una lezione in modo diverso, fare team building, cioè lavoro di squadra«. Ha unito materie diverse? «Si, dall’orientamento geografico all’arte, con la scelta di dipinti e foto». E noi, come studenti, abbiamo valorizzato l’importanza dell’organizzazione per arrivare ad un risultato, comprendendo le difficoltà incontrate in fase di progettazione di questo lavoro.

In redazione la classe 2D: Rebecca A., Chiara A., Maja B., Marco B., Martina C., Bianca C., Martina F., Giacomo I., Alice K.C., Riccardo L. G., Filippo L., Camilla M., Andrea Q., Greta T., Viola V., Filippo Z.

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