ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Francesco De Sanctis di Poviglio (RE) - 2B, 3B

Nutrirsi nei limiti per un solo pianeta

Oggi oltre un terzo del cibo che produciamo viene buttato. Ogni italiano in media spreca 146 kg di cibo all’anno

Le riserve della Terra non sono inesauribili: se vogliamo che anche le generazioni future possano usufruirne, dobbiamo imparare a vivere nei limiti di un solo pianeta. Vivere nei limiti di un solo pianeta significa usare le risorse in modo responsabile riducendo gli sprechi. Oggi oltre un terzo del cibo che produciamo viene buttato e, in media, ogni italiano spreca 146 kg di cibo all’anno. Lo spreco avviene nelle aziende alimentari, nei supermercati, nei ristoranti e infine nelle case: lungo tutta la catena di produzione alimentare qualcosa va perso. Naturalmente questo vale per i paesi ricchi.

Il punto 3 dell’Obiettivo 12 dell’agenda 2030 si propone di dimezzare lo spreco alimentare.

Per contribuire al conseguimento di questo obiettivo e per ricordarci che i nostri comportamenti possono migliorare la situazione, il 5 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, istituita dalla campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero con l’università di Bologna e il Ministero dell’Ambiente, nel 2014. È stato scelto il 5 febbraio perché in questa data, nel 2004, furono convocati gli Stati Generali della filiera agroalimentare italiana. Quali sono i principali comportamenti che ci fanno sprecare cibo? L’acquisto di grandi quantità di alimenti che spesso non si riescono a consumare e si lasciano scadere; cucinare troppo e buttare quello che resta. Non riuscire a finire le porzioni del ristorante, troppo abbondanti, che vengono poi gettate. L’Italia partecipa a progetti per limitare lo spreco di cibo: nel 2016, ad esempio, è stato elaborato un piano che permette di donare il cibo avanzato a chi ne ha bisogno e promuove programmi di educazione per imparare a non sprecare il cibo sin da piccoli. Esistono diversi modi per non sprecare il cibo: se rimane qualcosa a fine pasto, conservarla in un contenitore per mangiarla il giorno dopo, comprare i prodotti solo quando finiscono, imparare a mangiare ciò che è buono, non ciò che è bello: ricordiamoci che gli alimenti sono esteticamente più belli quando subiscono dei trattamenti che li rendono più commerciabili, ma nello stesso tempo meno sani. Per evitare lo spreco alimentare, i supermercati possono creare delle zone dove riunire tutti i cibi con scadenza breve, alcuni supermercati già lo fanno. Noi potremmo portare a casa dal ristorante ciò che non riusciamo a consumare. Esiste anche un’app antispreco – Too good to go – che viene utilizzata da negozi e ristoranti per smaltire ciò che rimane a fine giornata. Vivere nei limiti di un solo pianeta significa impegnarsi in concreto per promuovere modelli di vita sostenibili che ciascuno di noi può adottare anche nelle proprie scelte quotidiane, in modo da garantire che in futuro il cibo sia una risorsa disponibile per tutti.

Romina Boari, Vanessa Contino e Alessandro Monti IIB

 

Alla nostra età viviamo diversi cambiamenti, sia fisici sia psicologici. Spesso è difficile riconoscere un’emozione o un sentimento e, soprattutto, esternarlo. In questo la nostra scuola ci aiuta proponendoci un ciclo di incontri sul tema non solo della sessualità ma anche dell’affettività. Durante questi incontri, oltre che di quello che accade al nostro corpo, abbiamo parlato molto di ciò che proviamo, di co-me esprimiamo le nostre emozioni e con chi, di quanto sia complicato confidare a qualcuno quello che sentiamo. Molti preferiscono aprirsi con gli amici piuttosto che con la famiglia per paura di essere giudicati e non essere capiti. Proviamo le emozioni più forti quando ci innamoriamo: è tutto nuovo, intenso, ma, al tempo stesso, questo sentimento ci spaventa. Ognuno reagisce in modo diverso  all’innamoramento: c’è chi si chiude in sé stesso: per paura di esprimere i propri sentimenti, di non essere ricambiato o di essere preso in giro e c’è chi non teme le delusioni e si dichiara subito per non tenersi tutto dentro. I giochi di sguardi, il batticuore, le farfalle nello stomaco, l’attesa di un messaggio scandiscono le nostre giornate e noi ragazze facciamo tesoro dei consigli delle amiche perché spesso sono quelli giusti! Dal punto di vista femminile, il momento più imbarazzante è la dichiarazione: spesso i ragazzi aspettano che sia la ragazza a fare il primo passo, ma la maggior parte delle volte è molto difficile: viviamo ancora in una società dove ci si si aspetta che sia il ragazzo a dichiararsi e non il contrario, quindi non esporci per prime è, per noi, anche legato a cosa pensano gli altri. Educare all’affettività significa, quindi, aiutarci a capire noi stessi, a guardarci dentro, a vivere serenamente e a imparare a gestire le nostre emozioni, che spesso ci sovrastano e ci fanno paura, a sensibilizzare sul tema i giovani e gli adulti, a dare voce ai nostri sentimenti, senza temere il giudizio degli altri.

Matilde Fania e Sarah Iaria IIIB Disegno di Matilde Fania IIIB 

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso