ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Gherardi di Lugo (RA) - 2A, 2B, 2D

«Se Shakespeare parla in romagnolo»

L’attore Denis Campitelli in scena alle Pescherie della Rocca di Lugo. L’incontro con i ragazzi della scuola media ‘Gherardi’

Denis Campitelli è un attore e autore di Cesena che l’11 febbraio ha recitato alle Pescherie della Rocca di Lugo. Incuriositi da questo spettacolo, noi ragazzi dell’istituto comprensivo ‘Gherardi’ di Lugo abbiamo deciso di conoscerlo e intervistarlo.

Alla domanda ‘Come è nata la tua passione per il teatro’ risponde che sono sempre stati vivi in lui la passione e il piacere di raccontare. Fin da piccolo inventava storie per i suoi amici prendendo spunto dai fatti che gli erano accaduti.

Alcuni suoi insegnanti gli avevano già consigliato la carriera di attore per il suo grande talento, ma vivendo in un piccolo paese, Bertinoro, non ce n’era la possibilità. Crescendo, però cominciò a frequentare un corso di teatro a Cesena. Nella sua formazione, durata diversi anni, ha incontrato Franco Mescolini, il maestro che ancora oggi rappresenta il suo punto di riferimento; di lui dice: «Ha cercato e ha capito su quali tecniche avrei dovuto puntare. Lui mi ha fatto vedere la via che io da solo non vedevo».

L’idea di coniugare Shakespeare e il dialetto romagnolo viene da una rivisitazione di un’opera di Franco Mescolini e dall’amore che l’attore ha sempre provato per le tradizioni e le storie della civiltà contadina tramandate oralmente di generazione in generazione. L’attore si è chiesto «Se un fulér (favoliere in romagnolo, ndr) avesse sentito Shakespeare come lo avrebbe imparato a memoria e cosa avrebbe capito un contadino di Amleto o di Romeo e Giulietta?». Da questa domanda è nato ‘A trebbo con Shakespeare’ dove sono rappresentate in breve le «disgrazie» di Otello, Amleto e Ro-meo e Giulietta, tra i più famosi drammi dell’autore inglese.

Al termine del racconto, allora come oggi nello spettacolo proposto, il ‘fuler’ esprime una morale, che è il tema della vicenda: per Amleto è «mai parlare coi morti, neanche se fossero parenti»; per Romeo e Giulietta «l’amore ha vinto lo stesso, perchè la loro storia sarà raccontata per sempre»; per Otello invece «piuttosto che un uomo importante, che alza la voce e a volte anche le mani, meglio un omino calmo, come me, dice il fulèr».

La conversazione con l’attore si è poi spostata sul tema del dialetto come lingua che sta morendo, anche se ultimamente si sta registrando un aumento della produzione teatrale in romagnolo.

L’autore dice che «il dialetto è una lingua fatta per necessità, dove non esistono parole trascendentali» e che di conseguenza col cambiare dei tempi sta scomparendo. Dice però che «la lingua è una porta per arrivare da qualche altra parte» e non fa eccezione il dialetto che, come ogni altra lingua avvicina le persone, culture, i popoli: «La lingua è una musica, se se ne va il dialetto, quindi, se ne va una musica e questo sarebbe come dimenticarsi Mozart».

L’ultima domanda che abbiamo posto a Campitelli riguarda la recente polemica sul cantante napoletano Geolier che ha partecipato al festival di Sanremo con una canzone in napoletano. Lui risponde che «a volte dobbiamo rinunciare alla comprensione per l’emozione. Non penso sia un problema il fatto che non si capisca esattamente ciò che dice, è forse più scandaloso arrabbiarsi con lui».

In conclusione la chiacchierata con Denis Campitelli ci ha fatto comprendere l’importanza del dialetto, come espressione artistica e culturale dell’antica tradizione contadina romagnola, un valore che non può essere dimenticato.

Beatrice Longanesi, Enrico Freguglia, Sofia Martini e Bastian Dall’Aglio, classi 2^ A e B Scuola media ‘Gherardi’ di Lugo Prof.sse Cecilia Savioli e Barbara Tampieri

 

«Così abbiamo adottato un gatto Aiutarlo ci fa stare bene» Leonardo Pagani, uno studente della scuola secondaria di primo grado ‘Gherardi di Lugo, ha da poco adottato assieme al compagno Rayan Berechou un amico a quattro zampe.

Un giorno Leonardo era uscito di casa per andare a scuola, quando a un tratto ha incontrato un gatto che sembrava trascurato, con il pelo rasato sul collo e una piccola macchia di sangue sulla schiena.

«Mi sono subito avvicinato e ho provato ad accarezzarlo – racconta Leonardo –. Lui non è scappato, anzi mi ha subito fatto le fusa! Miagolava forte e io ho avuto la sensazione che avesse fame e voglia di coccole».

Leonardo è poi andato in classe e ne ha parlato con il suo compagno, Rayan, e insieme hanno deciso di prendersene cura.

Da quel giorno, prima di andare a lezione, comprano del cibo per gatti in un negozio vicino alla scuola, prendendosene cura.

«Questo mi fa stare bene – confessa Leonardo –, non mi piace vedere animali trascurati dai propri padroni, mi sembra il mi-nimo aiutarli. Inoltre ricevo affetto e amore in cambio, questo lo rende più piacevole» conclude Leonardo.

La storia di Rayan e Leonardo ci insegna come l’amore verso i nostri amici a quattro zampe faccia bene non solo a loro ma anche a noi: che ci sia da esempio!

Tommaso Calderoni, Luca Dalla Valle, Carlotta Cioni e Leonardo Pagani, classi 2^ B e D Scuola media ‘Gherardi’ di Lugo Prof.sse Rachele Surace e Barbara Tampieri 

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