ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Montefortino di Montefortino (FM) - 3C

La Generazione Z sedotta dai tatuaggi

Ci siamo voluti documentare su origini e storia di questo marchio ‘per sempre’ sulla pelle: si parte dal Paleolitico

La Generazione Z, dei nati in piena epoca digitale, è sempre più sedotta dalle mode, tra cui quella dei tatuaggi. Incuriositi da diversi aspetti che spingono tante persone a questa personalissima pratica, ci siamo voluti documentare su origini e storia di questo marchio ‘per sempre’ sulla pelle. La sua forma primordiale consisteva in una scarificazione, eseguita con dei tagli e non con i punti. Già le veneri del Paleolitico presentavano segni di  alterazione dell’epidermide a scopo decorativo, protettivo o simbolico. Anche le antiche civiltà egizie avevano la consuetudine di incidere i corpi delle danzatrici. Tutti i popoli, fino a quel momento, utilizzavano il tatuaggio come una sorta di ‘carta d’identità’. I Greci e i Romani interruppero questa usanza perché il corpo, per loro, doveva es-sere intatto, tanto che l’imperatore Costantino li proibì. Gli unici nell’Impero Romano che li esponevano erano i gladiatori, i mercenari oppure i galeotti. In Occidente, allora, si fece strada l’idea secondo cui il tatuaggio riguardasse i delinquenti, i pagani o comunque i ceti più bassi della popolazione. Il fenomeno della decorazione permanente ha coinvolto anche la religione.

Nonostante i divieti cristiani, tra le file dei soldati di Cristo che partivano per le Crociate, moltissimi sceglievano di farsi incidere sul corpo la croce di Gerusalemme per poter ricevere una degna sepoltura in caso di dipartita sul campo di battaglia. Nel1991, in Alto Adige, è stato rinvenuto Otzi, la mummia di un essere umano, di sesso maschile, vissuto oltre 5.200 anni fa. Le cicatrici sul suo corpo furono ritrovate in prossimità di alcune degenerazioni ossee facendo pensare che, all’epoca, il tatuaggio venisse usato a scopo terapeutico, al fine di lenire le zone doloranti. Il XX secolo è quello che gli attribuirà un giudizio di valore, riportandolo al preconcetto dell’epoca romana tale per cui solo le persone emarginate, i delinquenti, i diversi ne potevano fare sfoggio. Giungendo al nostro tempo, abbandonati i pregiudizi, possiamo dirci concordi sul fatto che il tatuaggio sia una libera espressione di noi stessi. Troveremo chi adorna la propria pelle per puro senso estetico, come ci sarà chi lo sceglie come simbolo che identifica un amore speciale, marchio di originalità e autenticità, finanche cura. Esattamente, oggi come in passato, il tatuaggio è percepito e praticato, con la stessa logica di sempre, fino a far parte della storia di ogni tempo.

Classe III C

 

Abbiamo intervistato la nostra prof Enrica Ortolani, che ci ha raccontato il suo percorso.

Ci può dire il significato di alcuni dei suoi tatuaggi? «Nella parte alta del mio braccio destro, ho un volto di donna, che ha sul capo un fiocco, un dettaglio cui sono molto affezionata. Si tratta della ‘me adulta’, che simbolicamente si contrappone al disegno della bambina che ho dietro allo stesso braccio, uno dei primi tatuaggi realizzati e sicuramente il più doloroso a livello emotivo. Questa bambina è seduta e nella mano ha un palloncino, al cui interno si legge una lettera stilizzata: la B; si tratta dell’iniziale di mia madre. La bambina tende il palloncino verso il cielo, verso la madre che non c’è più. Entrambi i disegni rappresentano me ‘bambina’ e ‘adulta’. Nella parte interna del braccio sinistro, invece, ho una scritta che recita ‘Bologna è una regola’: è il verso di una canzone di Luca Carboni.

Ho trascorso molti anni a Bologna ed è una città che porto nel cuore. Pensando a questo disegno mi viene spontaneo affermare quanto sia importante rivolgersi al tatuatore giusto, a chi il lavoro lo sa fare. Le lettere della scritta, col tempo, si sono sbiadite, mentre i tatuaggi, una volta realizzati, vanno curati altrimenti si rischia di non riconoscerli più».

Il suo primo tatuaggio? «Me lo fece un amico a casa.

Nell’arco di poco tempo lo feci ricoprire, perché non soddisfatta. Per questo è importante la sicurezza legata ai tatuaggi. Quando decidiamo di incidere la pelle, dobbiamo essere consapevoli».

Quale consiglio dare ai giovani attratti da questa moda? «Di riflettere bene, essere sicuri, di non farlo solo perché sia moda. Il tatuaggio è strettamente personale, al cui interno convogliano emozioni, sensazioni e frammenti di vita».

Classe III C

 

Quali sono gli aspetti fondamentali da valutare, prima di marchiare la propria pelle in modo permanente ed indelebile? Successivamente al confronto con la prof, abbiamo scelto di redigere un esempio di vademecum fruibile da adolescenti e da adulti che intendono compiere questo passo. Partendo dal presupposto che il tatuaggio può essere rimosso con un trattamento, ma mai del tutto, occorre, in primis, che la scelta venga fatta con piena  consapevolezza, guidati da un desiderio profondo che non sia dettato dalla moda . I gusti, con l’età, cambiano: quello che piace in un momento della vita, potrebbe non essere confermato in seguito e correre ai ripari sarebbe molto  difficile in quanto la decorazione resterà per sempre. Durante l’esecuzione si va incontro, inoltre, anche al dolore che l’ago potrebbe causare: non è insopportabile, ma esiste e va considerato in quanto non si può lasciare un lavoro a  metà. Come non valutare il fattore noia? Il tattoo sempre visibile sotto i propri occhi potrebbe anche stancare, per questo si può pensare di ricorrere ad un’incisione temporanea, prendendosene cura come se fosse vera a tutti gli effetti. Una volta compiuta la scelta sarà fondamentale recarsi in centri affidabili e scrupolosi, gestiti da tatuatori di comprovata bravura e professionalità. In definitiva: «Il tatuaggio è il desiderio che ci sia un senso in ogni cicatrice».

Classe III C

 

Ecco gli studenti cronisti della classe III C della scuola secondaria di primo grado di Montefortino, che nella stesura degli articoli sono stati coordinati dalle docenti Enrica Ortolani e Laura Villa. Classe III C: Claudio Ciaffaroni, Michele Cruciani, Eleonora Ferraresi, Sveva Montuori, Aurora Orazi, Nicole Sciamanna, Marco Scoccia e Mariachiara Tizi. Per la redazione della pagina del campionato di giornalismo, gli studenti hanno rivolto le loro  attenzioni alla pratica del tatuaggio. Hanno fatto ricerche sulla storia della cultura del tatuaggio, riportando le  motivazioni sociali, religiose, personali che hanno spinto e spingono, ieri come oggi, tante persone a decorare la propria pelle. Hanno intervistato la loro prof, scoprendo la natura intima e consapevole di chi sceglie di farsi tatuare. Gli studenti, hanno inoltre realizzato un disegno a corredo degli articoli, ispirato al tatuaggio della stessa prof. 

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