ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I Grado Viale della Resistenza di Cesena (FC) - 2G

In viaggio tra le parole dello scrittore Ferrara

Alla sala lignea della Biblioteca Malatestiana gli studenti hanno intervistato l’autore del libro ’Batti il muro’ sui disagi degli adolescenti

Il 28 febbraio due classi della scuola media Viale della Resistenza hanno incontrato lo scrittore Antonio Ferrara alla Biblioteca Malatestiana di Cesena.

Nella piovosa mattinata di mercoledì 28 febbraio le classi seconda D e seconda G di Viale della Resistenza si sono recate a piedi presso la biblioteca malatestiana di Cesena. Le classi sono state accolte all’interno della Sala lignea. Gli armadi settecenteschi della sala hanno accolto una cinquantina di persone, tra studenti, professori e librai, curiosi e impazienti di incontrare e conoscere lo scrittore per ragazzi Antonio Ferrara. Motivo dell’incontro è stata la lettura di uno dei suoi libri più accattivanti e coinvolgenti: Batti il muro, un libro per ragazzi in cui la protagonista viene rinchiusa dalla madre in un armadio e l’unica chiave per aprirlo è la lettura. In Batti il muro uno dei temi predominanti è la pazzia. Non è frequente nei libri per ragazzi. Antonio Ferrara perché ha deciso di parlare proprio di questo? «Nel libro volevo parlare dei disagi psichici e dei manicomi: non se ne parla mai abbastanza.

Dopo la pandemia sono aumentati i disagi soprattutto tra gli adolescenti ed è importante parlarne perché c’è ancora molta vergogna ma è una condizione che va ‘normalizzata’. La frase «Sono diventata forte a furia di essere fragile» significa che le difficoltà della vita ci fortificano».

Chi vive momenti difficili cresce con fatica ma anche più forte. Lei cosa ne pensa? «Chi soffre è costretto a trasformare la sofferenza in qualcos’altro e la protagonista del libro la trasforma nella passione per i libri e i libri, infatti, ci aiutano a conoscere e a imparare a nominare le cose».

Lei usa spesso le parole della poesia, come le metafore, come se fosse un poeta. Come mai? «I libri sono fatti in minima parte di trama, quello che conta veramente è il linguaggio: alcuni dei libri che leggiamo hanno un linguaggio molto asciutto ma un ritmo che ti fa sentire la voce del personaggio. Ad esempio, in Le avventure di huckleberry Finn Mark Twain è stato il primo a utilizzare lo slang giovanile per rendere più realistico il racconto e favorire l’immedesimazione».

Qual è il personaggio del libro che la rispecchia di più? Si ispira a persone reali quando delinea i personaggi? «Mi rispecchio in ogni personaggio dato che ognuno di loro contiene un’emozione che ho incontrato nella vita. Nei libri non esistono in effetti personaggi secondari: sono tutti necessari, semplicemente li vediamo di meno sulla scena ma sono comunque importanti. Molte volte mi ispiro a persone realmente esistenti ma ogni storia è sempre e comunque romanzata».

Da dove ha preso l’idea del libro? «Una sera in pizzeria Stefania, la protagonista, mi ha raccontato la sua vicenda personale. Le ho chiesto come mai la stesse raccontando proprio a me e lei mi ha chiesto di farne una storia».

Come mai ha scelto di scrivere soprattutto libri per ragazzi? «Prima che diventassi uno scrittore ho lavorato in una comunità per ragazzi e vivendo tra loro li ho conosciuti a fondo e ho capito quanto la lettura possa essere una risorsa per affrontare i periodi complicati, a volte cupi, e riconoscersi negli stati d’animo e nelle emozioni dei personaggi di un libro. La lettura ci fa sentire meno soli».

Dopo aver risposto alle innumerevoli domande dei ragazzi, Ferrara, con l’aiuto di Marianna Balducci, lettrice a voce alta, ha condiviso con i ragazzi il primo capitolo di Mia, libro che affronta il femminicidio, e ha coinvolto i ragazzi in una riflessione sulle ragioni che stanno dietro alla violenza contro le donne. L’incontro è stata un’esperienza memorabile e un’opportunità per discutere sull’attualità.

Gli studenti della 2G Scuola ‘Viale della Resistenza’

 

La mattina del 27 febbraio 2024 tutte le classi terze della scuola secondaria di primo grado «Viale Della Resistenza» si sono recate al cinema Eliseo per la visione «C’è ancora domani» di Paola Cortellesi (nella foto). Il film è ambientato nel 1946 a Roma, quando le donne non avevano ancora diritti. La pellicola racconta la vita di Delia che vive col marito, i due figli, Sergio e Franchino, e la figlia maggiore, Marcella. La loro vita non è semplice: la moglie oltre a occuparsi di tutte le faccende domestiche lavora in diversi negozi per guadagnare il più possibile, essendo la sua una famiglia con pochi soldi. Il marito picchiava Delia, giustificandosi con il fatto di aver combattuto due guerre.

Lei non obiettava o si difendeva mai , sapendo che non avrebbe potuto fare niente per impedirglielo. C’era solo una soluzione: votare per i diritti delle donne.

Quando arrivò il giorno del voto la donna trovò una scusa da raccontare al marito per uscire. Indossò un vestito nuovo, acquistato con il denaro guadagnato di nascosto, si mise il rossetto e andò a fare la fila per votare.

Solo allora si accorse di aver dimenticato i documenti, ma con sua grande sorpresa arrivò la figlia che glieli portò. Si fissarono per un istante con stupore, anche loro incredule di quello che stava per succedere. Alla fine Delia votò e appena uscì trovò suo marito che sembrava intenzionato a farle del male, a portarla via da lì e rinchiuderla di nuovo in quella casa che era come una galera, ma si voltò e la lasciò libera. Il film ha trattato molti temi importanti come la violenza, l’autodeterminazione femminile e la libertà.

Emma Caporali della scuola media ‘Viale della Resistenza’ 

Votazioni CHIUSE
Voti: 20

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