ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Pirandello di Pesaro (PU) - 1A, 1D, 2D

«Quella volta che ho incontrato un centenario»

Agostino Ercolessi, ex insegnante e direttore didattico, ha raccontato ai ragazzi com’era andare a scuola negli anni Trenta

Lunedì 11 marzo io e la mia classe abbiamo incontrato Agostino Ercolessi, classe 1923, maestro, professore e direttore didattico cresciuto nel periodo fascista. Inizialmente l’incontro era programmato solo per i bambini della Primaria, ma visto che sarebbe stata un’esperienza interessante per tutti, la nostra prof di italiano entrò in classe e ci disse: «Saltiamo la solita lezione in classe per andare ad ascoltare una persona speciale!» Ercolessi parlava di argomenti scolastici e storici e pure divertenti, cioè di com’era la scuola nel passato. A quei tempi i maestri erano molto severi e se un alunno faceva arrabbiare ricorrevano anche alla violenza. Verso gli anni ‘30, quando Ercolessi era bambino, per andare a scuola non c’erano la macchina o l’autobus ma si dovevano percorrere chilometri e chilometri in bicicletta o a piedi anche perchè a Pesaro c’erano solo tre scuole. Più avanti, quando divenne maestro, gli alunni durante la ricreazione facevano a gara per dargli un pezzo della propria merenda: inizialmente si vergognava poi decise che ogni giorno avrebbe preso un pezzetto da ciascun bambino.

La scuola dove insegnava era dentro a un mulino e così i banchi erano sempre ricoperti di polvere bianca; dopo che era stato macinato il grano, i bidelli si preoccupavano di spolverarli ma lui diceva di non farlo, perchè la polvere poteva essere utilizzata come lavagna da ogni alunno. A quel tempo, i banchi erano inclinati e in ognuno dovevano starci due alunni seduti nelle panche. Ercolessi insegnava in un piccolo paesino, sembra incredibile ma non c’era il bagno… così un giorno decise di andare a parlare con il sindaco per chiedergli se fosse stato possibile costruirlo.

Il sindaco rispose che non c’erano soldi e così Ercolessi, insieme ai suoi alunni, decise di improvvisare una latrina: costruirono un capanno con le canne e ci fecero un buco al centro dove ognuno poteva fare i propri bisogni. Quante cose sono cambiate! Pensando alla vita di oggi, sembra impossibile che la scuola una volta fosse tanto diversa e faticosa… noi oggi siamo davvero fortunati! L’esperienza con il professore Agostino Ercolessi mi ha entusiasmato mi piacerebbe incontrarlo nuovamente per ascoltare tante altre storie e aneddoti della vita di altri tempi, che ormai in pochissimi possono raccontarci e gli chiederei: «Come si fa a vivere così a lungo, con questa lucidità nel raccontare in modo così coinvolgente».

Classe I D

 

Questa body art consiste nell’imprimere con un inchiostro indelebile soggetti di vario genere sulla pelle. Si deposita inchiostro sotto la pelle con uno strumento meccanico dotato di uno o più aghi, che la penetrano nel derma fino a 2-3 millimetri a una velocità dalle 50 alle 3mila volte al minuto. E’ una vera e propria lesione della pelle. Infatti vengono inviati globuli bianchi nelle aree tatuate. Bisogna rispettare le norme igieniche e le buone pratiche di lavoro come la disinfezione e la sterilizzazione di superfici e strumenti per evitare infezioni batteriche, reazioni allergiche, lesioni di nervi e tumori! Oggi, con le nuove tecnologie, sono stati trovati modi per ’eliminare’ i tatuaggi: con laser, chirurgia plastica o metodi naturali, ma restano cicatrici. Perché i tatuaggi devono essere dispari? Secondo una tradizione dell’Ottocento legata ai marinai avere un numero pari di tatuaggi voleva dire non rientrare a casa, ma perdere la vita. Infatti per ogni viaggio erano previsti tre tatuaggi: uno alla partenza, uno alla destinazione e uno al ritorno. I tatuaggi sono nati con l’umanità e sono stati segni distintivi di determinate categorie sociali. Oggi sono molto di moda, ma sconsigliati ai minori. Secondo alcuni di noi sono preferibili i tatuaggi piccoli perché meno invasivi e bisogna essere sicuri della decisione.

Greta, Alice, Viola, Marta (II D Pirandello)

 

Abbiamo partecipato ad un’interessante attività nella biblioteca “Labbrozzi”. Con una volontaria dell’associazione «Meglio un libro», sono stati affrontati i temi del bullismo e del cyberbullismo. Le letture ci hanno aiutato a «metterci nei panni degli altri» e a capire meglio i sentimenti di chi è vittima di questi comportamenti. È stato molto interessante ascoltare questi testi, che non conoscevamo, perché ci hanno anche fatto riflettere sui pregiudizi che ogni giorno le persone hanno verso gli altri.

La lettura quindi, ha un ruolo importante per capire quali so-no i nostri errori e come essere capaci di combattere il bullismo. Nel primo libro “#Cuoriconnessi” di cui ci è stato letto un brano si racconta la storia di una vittima di bullismo, che riesce a denunciare solo grazie all’intervento di una sua cara amica. Poi abbiamo ascoltato passi di “Ero bullo” di Andrea Franzoso, in cui è raccontata la storia di un bullo pentito.

Abbiamo quindi analizzato diverse frasi tratte dal libro e che ci avevano particolarmente colpito come questa: «Senza parole, quello che rimane è la violenza». Così anche con il libro «Labanda degli 11» di Rocio Bonilla: «Le bande davvero straordinarie non hanno bisogno di fare paura, ci si deve solo rispettare a vicenda… perché nelle bande davvero straordinarie ognuno conta, c’è sempre posto per tutti».

Poi abbiamo esaminato «Wonder»: la storia di un bambino con una malattia genetica che lo aveva trasformato fisicamente, ma che riesce a superare la barriera dei pregiudizi e della solitudine. Infatti come scrive la sua autrice, R. J. Palacio, «non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina». Leggere “apre la mente”! Da piccoli siamo affascinati dai libri illustrati e poi, crescendo, sono le parole che scatenano la nostra fantasia.

Quando si è molto piccoli ascoltiamo i libri grazie ai nostri genitori che così ci hanno trasmesso l’amore per la lettura. Oggi, ormai cresciuti, leggiamo in modo autonomo e possiamo diventare anche lettori volontari dell’associazione “Meglio un libro”. Esploriamo un mondo incredibile di parole, condividendo questa esperienza anche con gli altri.

Matilde, Andrea, Margherita, Dario (I A secondaria “Pirandello”) 

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