ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Conero di Ancona (AN) - 3A

Professione influencer tra pregi e difetti

Blogger, fotografi, videomaker e creatori di contenuti digitali: l’Italia è il Paese europeo col maggior numero di personaggi social

Gli influencer possono essere considerati dei veri e propri opinion leader in un determinato settore. Queste persone riescono a guadagnare diffondendo dei messaggi pubblicitari da parte di aziende che operano in un settore specifico, come quello della moda, dei prodotti e dei servizi alimentari, ma ci sono influencer che operano in altri settori di riferimento, come ad esempio quello del turismo e dei viaggi e molti altri. In questo modo, grazie al raggio di azione degli influencer, i messaggi promozionali riescono ad arrivare a un pubblico molto ampio, soprattutto attraverso delle community che si creano all’interno delle piattaforme di social network più utilizzate, come Twitter, Instagram, Facebook, ma anche come YouTube o Pinterest. Sono inoltre dei personaggi famosi che sono riusciti a costruire una solida reputazione solitamente attraverso internet, proprio per il fatto che hanno una certa competenza e ottime conoscenze in un settore. Diventano quindi delle vere e proprie persone di riferimento per il pubblico che segue un determinato argomento: fitness, business dei videogame, dei cosmetici o della cucina e della moda.

Si tratta in particolare di blogger, ma anche di fotografi o di creatori di video. È essenziale creare un pubblico vero di riferimento, che possa essere realmente interessato alle tematiche trattate. Il fenomeno dei social è in continua crescita, sono molti gli argomenti affrontati sulle piattaforme più celebri, e milioni di italiani seguono con frequenza i profili più famosi, lasciandosi addirittura ispirare nei loro acquisti e nelle loro abitudini quotidiane. Inoltre, il 57% degli italiani, sul campione analizzato della popolazione tra 18 e 54 anni, segue tutti i giorni un influencer oppure i canali social di un brand editoriale. Oggi gli influencer sono molti, l’Italia vanta anche un record, essendo il Paese europeo con il maggior numero di influencer, sebbene siano davvero pochi quelli che possono contare su un seguito consistente; solitamente sono gli sponsor che contattano gli influencer in base al numero di follower. Personalmente io non amo l’idea di essere influenzata da qualcuno, infatti preferisco avere delle mie idee, che non siano pilotate da altre persone oppure da aziende pubblicitarie. Inoltre, non farei mai l’influencer per varie ragioni, ad esempio sono una persona molto riservata e non mi piace condividere la mia vita con chi non conosco, poi penso che questo mestiere non dovrebbe ricevere dalle aziende così tanto, più di alcune persone che lavorano per molte ore al giorno o hanno dedicato tanti anni allo studio.

Chiara Budano, 3A

 

La carne sintetica o coltivata è un nuovo tipo di carne che viene prodotto in laboratorio attraverso processi chimici. Il progetto di questa carne, che non deriva dagli animali, è sostenuto da molti animalisti, che la preferiscono perché ritengono che consentirà di ridurre il numero di allevamenti intensivi e quindi la sofferenza da essi causata agli animali. Oltretutto il cibo sintetico costerebbe sicuramente meno di quello normale, dato che, per produrlo, non serve la quantità d’acqua e il nutrimento di cui ha bisogno l’animale e avrebbe quindi un minore impatto ambientale. La carne sintetica, meno costosa, aiuterebbe a sfamare molte popolazioni poco sviluppate e sarebbe ideale anche per i Paesi che non hanno grandi campi agricoli o allevamenti; essa sarebbe particolarmente utile, considerato che la popolazione mondiale sta crescendo sempre di più. La carne sintetica, però, ha anche un lato negativo: infatti, essendo un prodotto nuovo, non sono noti i suoi effetti a lungo termine sul corpo umano. Inoltre, la sua introduzione su ampia scala andrebbe a condizionare le attività tradizionali di allevamento del bestiame. Per questi motivi l’Italia ha emanato una legge che vieta il commercio della carne coltivata, ma l’Unione europea l’ha bloccata. Pertanto, la produzione di carne di allevamenti italiani è a rischio. Sono contrario alla carne sintetica, perché penso che essendo prodotta in laboratorio, non sia sicura per la salute e ritengo ci siano molti alimenti alternativi per soddisfare il crescente fabbisogno di cibo.

Marco Zannini, 3A

 

La Giornata internazionale della donna, erroneamente chiamata anche come «Festa della donna» (poiché si tratta di una riflessione e non di una festività), è una ricorrenza internazionale che si celebra l’8 marzo di ogni anno, per ricordare la lotta per i diritti delle donne e dando importanza a problematiche come l’uguaglianza di genere, i diritti, le discriminazioni e le violenze contro le donne. Parlando della disparità di genere, secondo alcune statistiche, mediamente una donna guadagna il 30% in meno di un uomo. Questo fenomeno è chiamato disparità salariale. La nostra Costituzione però stabilisce che le retribuzioni devono essere uguali: se si fa lo stesso lavoro, bisogna essere pagati allo stesso modo. Un aspetto molto studiato potrebbe essere quello della violenza economica. La ritroviamo tra le forme meno note della violenza di genere. Secondo alcune ricerche, una donna su due (il 49% delle intervistate) afferma di avere subito violenza economica almeno una volta nella vita, ma nonostante questi risultati, solo il 59% degli italiani ritiene il fenomeno preoccupante. Ma cos’è la violenza economica? Stiamo parlando di forme di controllo sull’indipendenza economica della donna, che le limitano di disporre di denaro, fare liberi acquisti e avere un proprio lavoro. Esistono tre tipi di violenza economica. Il controllo economico: l’autore della violenza impedisce alla vittima l’uso delle risorse finanziarie, per esempio negandole l’accesso a un conto corrente, obbligandola a chiedere autorizzazione per le spese. Lo sfruttamento economico: chi compie violenza non solo sfrutta le risorse finanziare della vittima, ma anche quelle economiche. In questo modo le ruba denaro e beni, costringendola a lavorare più del dovuto. Il sabotaggio economico: l’artefice della violenza impone alla vittima di ottenere o mantenere un lavoro o un percorso di studi, adottando comportamenti abusanti e imponendole di perseguire i suoi obiettivi. Secondo noi, per aumentare la possibilità del lavoro femminile, le grandi aziende potrebbero aggiungere per le giovani madri luoghi di intrattenimento per i figli o dare la possibilità di lavorare da casa, in modo da potere gestire la propria professione e la famiglia nello stesso tempo.

Dalila Barbara e Gaia Montinaro, 3A 

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