ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Coldigioco di Apiro (MC) - Classi Terze

Loccioni: «Miglioriamo la qualità dei prodotti»

L’azienda collabora con importanti marchi nazionali ed esteri: «Cerco giovani curiosi e sempre pronti a mettersi in gioco»

Le classi terze della Secondaria di Apiro hanno visitato l’impresa Loccioni ad Angeli di Rosora, poco lontano da Jesi. È stata fondata nel 1968 da Enrico Loccioni con lo scopo di affiancare le aziende locali nel miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’efficienza dei loro prodotti, ponendo la ricerca tecnologica al servizio del benessere della persona e del pianeta. Con il passare del tempo il progetto d’impresa è cambiato per seguire le esigenze del mercato, ma non è cambiato l’obiettivo iniziale. Ora l’impresa offre servizi ad importanti marchi nazionali ed internazionali come Ferrari, Audi, Bosch, General Electric, per nominarne alcuni. I mercati sono diversi: mobilità, energia, ambiente e benessere. Le competenze principali presenti in impresa sono: meccanico, meccatronico, elettrico che testa e valuta l’efficienza della parte elettrica dei prodotti, elettronica con tutto ciò che concerne schede madri e circuiti elettrici, vero cervello delle macchine, informatica e transizione ecologica. Infine, una parte non secondaria dell’impresa riguarda l’aspetto dell’economia.

Durante la visita abbiamo osservato queste competenze e parlato con varie figure professionali. Oltre alla curiosità suscitata dal funzionamento dei macchinari e dai diversi processi produttivi di ogni settore, siamo rimasti molto colpiti dalla pulizia e dall’ordine dei vari ambienti, dalla tranquillità che caratterizza i luoghi di lavoro. Inoltre, siamo rimasti stupiti dall’attenzione prestata al design e all’allestimento degli spazi. Un altro aspetto che non è passato inosservato è l’età media dei collaboratori. Abbiamo incontrato molti giovani entusiasti e desiderosi di mettersi in gioco.

Al termine della visita abbiamo incontrato Enrico Loccioni, il fondatore dell’impresa. Gli abbiamo posto alcune domande le cui risposte si possono così riassumere: «Sono nato nel ‘49 a Sant’Urbano, piccola frazione di Apiro, ho frequentato le elementari nell’omonima scuola rurale e le medie a Castelplanio, a Jesi ho frequentato due anni di scuole professionali. I genitori erano entrambi contadini, crescendo ed andando avanti neglistudi mi sono reso conto che, da grande, non avrei voluto fare il loro stesso mestiere. Così, con i primi rudimenti appresi durante le scuole, ho iniziato ad apportare alcune migliorie a casa dei genitori e dei vicini: sono stati loro i miei primi clienti. A quel punto era chiaro che questa passione personale sarebbe potuta diventare il mio futuro lavorativo e dall’aiutare le persone care ho iniziato a sostenere le aziende nel migliorare la qualità dei prodotti nel rispetto dell’ambiente che ci circonda. Se mi chiedete quali siano le caratteristiche che cerco nelle persone, non ho dubbi, cerco giovani che siano curiosi, che non temono di porsi domande e che non aspettano che altri rispondano al loro posto».

È stata una piacevole esperienza che ci ha aiutato a fare luce su un settore lavorativo percepito come distante ma che in realtà è molto più vicino di quanto pensassimo. L’incontro con Loccioni ci ha dato la spinta a credere nelle nostre capacità e a non darci mai per vinti nei momenti di incertezza o difficoltà.

Gli alunni delle classi terze

 

Enrico Loccioni, nato a Sant’Urbano di Apiro, è rimasto molto legato ai luoghi d’infanzia e ha deciso di investire risorse su un importante progetto di valorizzazione della Valle di San Clemente, partendo dal «cuore» di questo fantastico angolo della nostra regione: l’antica abbazia di Sant’Urbano. Lì vicino ha recuperato la vecchia scuola di campagna, in cui pure lui ha imparato a leggere e scrivere. Oggi ne ha fatto un centro di studi dedicato ad attività laboratoriali e seminariali, pensate soprattutto per i ragazzi.

Loccioni, come mai ha voluto ristrutturare questa scuola? «Per il valore affettivo che ha per me e, poi, per poter valorizzare i luoghi di questa valle e il suo futuro: i giovani».

Che sensazioni ha provato dopo averla vista ristrutturata? «Soddisfazione, mi ha fatto piacere veder realizzato un desiderio che sognavo da tempo».

Per quale motivo ha creato il progetto della Valle di San Clemente? «Essenzialmente uno: valorizzare il territorio creando nuove opportunità per i giovani».

A questo scopo, che progetti ha per il futuro? «La struttura della scuola deve diventare un laboratorio attivo, aperto a voi ragazzi. L’obiettivo è di mettere sempre più in relazione le attività con il territorio.

L’agricoltura, la cultura, l’accoglienza, la bellezza sono i valori da salvaguardare e innovare per il futuro».

Quanto tempo c’è voluto per ristrutturarla? «Abbiamo impiegato più o meno un annetto, mantenendo la stessa struttura: è cambiato solo il tetto».

Che attività si facevano in quella struttura? «Era una scuola a tutti gli effetti.

C’era un solo insegnante, gli alunni venivano a piedi dai dintorni. Di mattina – ricorda Loccioni – pregavano e accendevano il fuoco. C’erano, come oggi, due piani: nel primo si trovavano le aule, nel secondo ci abitava l’insegnante».

Quali momenti ricorda della sua infanzia in questa scuola? «Tante emozioni… Noi alunni non volevamo mai andare a casa! Quando suonava la campana della chiesa noi uscivamo e i genitori sapevano che era finita la scuola».

Luca Zamponi, Francesco Tomassoni, Alice Paccusse, Kandola Jaskamal Kaur 

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