ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Luca della Robbia di Montefano (MC) - 2C, 3C, 3D

«Ecco le storie di chi agisce per il bene»

Gli studenti hanno parlato con Sciapeconi, autore di un libro sulla fuga di ragazzi ebrei e di uno sulla chiusura del manicomio dei bambini

Abbiamo avuto l’imperdibile occasione di parlare con lo scrittore Ivan Sciapeconi, di origini maceratesi, che lavora come maestro di ruolo in una scuola primaria di Modena. Abbiamo letto e approfondito il suo libro, «40 cappotti e un bottone», dedicato alla Shoah, finalista al festival di Cannes per la selezione di storie meritevoli di essere sceneggiate, vincitore del premio città di Cuneo, selezione scuole, attribuito in precedenza a Murgia, D’Avenia, Volo e Galliano. È stato tradotto ed è in vendita in Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Slovenia, Ungheria, Lituania, Danimarca e Olanda.

La storia è ambientata a Nonantola, in provincia di Modena, dove arrivano quaranta ragazzi e bambini ebrei scappati dalla Germania nazista che, grazie all’organizzazione di Recha Freier, cercano di salvarsi arrivando in Palestina. Per il suo primo romanzo Sciapeconi ha deciso di affrontare il tema della Shoah perché è rimasto molto colpito dalla vicenda che si è svolta proprio a Villa Emma. Ce la racconta inserendo come protagonista Natan, il ragazzo narratore in cui sono ancora vivi i ricordi del padre, di quando è sta-to trascinato via nella notte, dell’addio alla madre e al fratello più piccolo. A Nonantola, assieme agli amici, è accolto, accudito, da un paese intero: un mondo nuovo che sembra lontano dalla guerra e dalla violenza delle camicie brune. Lo scrittore ci spiega di essersi incuriosi-to a villa Emma dopo avere letto un trafiletto in un giornale, così è andato sul posto e ha iniziato a fare ricerche. Le sue parole, i suoi racconti ci hanno colpito e ci hanno trasportato nella trama del libro letto in classe Barbara Caterbetti e Laura Petrelli, le docenti di Lettere. La sua grande capacità di usare le parole e di renderle narrazioni ci ha fatto comprendere l’importanza di conoscere, attraverso la lettura, le storie che hanno cambiato il destino delle persone più indifese, quelle che non hanno più voce e che possono essere aiutate da persone «normali», semplici, che riconoscono cosa significa essere «giusti» e agiscono per il bene rischiando la propria vita.

Quello stesso giorno abbiamo potuto conoscere anche la vicenda che lo ha guidato alla scrittura del suo secondo libro, «Il nome che diamo ai colori», ispirato ai fatti veri che portarono a chiudere i cancelli del «manicomio dei bambini» di Casinalbo, nel 1972, in provincia di Modena, sei anni prima che la legge Basaglia sancisse la chiusura dei manicomi.

I ragazzi di Turbolento Teatro, guidati dal regista e attore Dino Donatiello, esperto che segue anche il nostro laboratorio teatrale pomeridiano che svolgiamo grazie a un progetto scolastico da tre anni, ci hanno presentato una breve ma evocativa e coinvolgente lettura scenica tratta dal libro.

Irene Sabbatini 3ªC e Miriam Romano 3ªD

 

Gli alunni delle nostre classi prime e seconde dell’Istituto hanno assistito all’anteprima del film «Neve» al Multiplex 2000 di Piediripa. Per noi giovani, già bombardati da mille stimoli, siamo più disponibili a prestare attenzione quando si usa uno strumento accattivante; la scuola ha pensato di sfruttare il fascino del grande schermo per far passare messaggi di alta valenza umana e sociale. «Neve» è unfilm che parla di rapporti, di perdita, di rabbia, di sogni e d’illusioni, della paura a lasciarsi andare e, in particolare, parla d’amore. Il film tratta pure di bullismo, tema molto attuale per noi, con l’obiettivo di aprire speranze, spalancare ideali e sviluppare sogni. Alla fine l’attore e regista Simone Riccioni è intervenuto in sala per incontrarci e dialogare con noi. Riccioni, produttore, regista e attore principale, ci racconta di essere nato in Africa, per via del lavoro umanitario dei genitori, e solo a 7 anni si trasferirà in Italia dove viene bullizzato e giudicato per il passato vissuto in un paese diverso, lontano e mal compreso.

L’altra protagonista è interpretata da Azzurra Lo Piparo. Ed è con la ragazzina che l’attore regista ha scelto di portare al cinema il rapporto tra una mamma e una figlia, affrontando i temi del bullismo, dell’emarginazione, della diversità e della rinascita.

«L’obiettivo è di portarlo a breve nelle scuole italiane, di sensibilizzare gli studenti sugli argomenti che li riguardano da vicino», ci dice Simone. Le riprese sono durate circa 20 giorni nel Maceratese e nel Fermano. Per noi è stata un’esperienza bella e coinvolgente, peccato che l’intervista del film sia durata poco perché avremmo ascoltato con piacere e interesse i risvolti del «dietro le quinte» che Simone ci ha confidato.

Swami Scarponi, Maria Arcangela Villani, Mattia Breccia, Jacopo Volponi, Matteo Balestra e Andrea Sparapani della 2ªC

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