ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

ICS NORD di San Benedetto del Tronto (AP) - 5A Primaria e 2D Secondaria

Lotta alla mafia, stop indifferenza

L’arresto di Messina Denaro rende giustizia a Falcone e Borsellino. Cosa ci hanno insegnato in questi anni

Qualche settimana fa è avvenuto l’arresto di Matteo Messina Denaro che rende giustizia alle figure di Falcone e Borsellino e a tutti coloro che hanno combattuto contro la mafia. All’indomani della fine della latitanza del boss, il discorso di Paolo Borsellino, pronunciato dopo la morte di Giovanni Falcone, torna di attualità e aiuta a comprendere con chiarezza che cosa significa lottare contro la mafia. Nelle parole del 23 giugno 1992, pochi giorni prima dell’attentato di via d’Amelio in cui Borsellino perse la vita, il giudice ricordava che «Falcone viveva con la coscienza che la mafia lo avrebbe un giorno ucciso e anche i suoi familiari sapevano perfettamente la sua sorte». Nonostante la terribile consapevolezza con cui conviveva quotidianamente, ha continuato a combattere e non è fuggito. Falcone, sosteneva Borsellino, non aveva mai abbandonato il suo lavoro per amore: amore per la sua città, amore per la terra dove era cresciuto. Ancora oggi l’amore di cui parlava Borsellino non è stato cancellato, anzi si è maggiormente diffuso perché la lotta alla mafia è diventata un obiettivo condiviso, specialmente dalle giovani generazioni. Gli attentati di Capaci e di viad’Amelio, infatti, non hanno fermato quel movimento culturale che ha lottato contro la mafia: questo si è rafforzato ed è diventato ciò che auspicava Borsellino quando diceva che «la lotta alla mafia non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che abituasse tutti a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità». Le parole di Borsellino non vanno dimenticate perché ancora oggi è bene ribadire con forza che il sistema mafioso toglie la libertà e può colpire tutti. Se si vuole che «la mafia come tutti i fatti storici abbia una fine» ciascuno di noi deve fare la propria parte.

Nel corso degli anni ci si è resi conto di quanto abbia pesato la perdita dei due magistrati. Oggi tutti noi abbiamo un debito con loro e dobbiamo onorarlo continuando la loro opera. Se ancora qualche coscienza non si è risvegliata, è questo il momento. In che modo? Mettendo da parte l’indifferenza perché chi è indifferente è ugualmente colpevole! Soprattutto noi giovani abbiamo il dovere di ricordare tutto ciò, portare avanti la loro opera, anche con piccole azioni alla nostra portata: combattere contro le ingiustizie quotidiane, anche se di minore gravità, opporci a tutto ciò che è illegale, illecito o scorretto, non voltandoci dall’altra parte.

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