La paura negli occhi di Czeslava
Il fotografo Brasse ha immortalato in uno scatto ad Auschwitz il terrore della prigioniera polacca 14enne
Questa è la storia della prigioniera n. 26947, Czeslava Kwoka.
In seguito all’invasione della Polonia da parte della Germania l’1 settembre del 1939 scoppiò la II Guerra Mondiale. Czeslawa fu una delle tante vittime innocenti di questa guerra. Nacque a Wolka Zlojecka, un piccolo villaggio polacco, il 15 agosto 1928. Lei e sua madre, Katarzyna Kwoka, professavano la religione cattolica. In quanto polacca che viveva a Zamosc, futura colonia tedesca, venne ritenuta prigioniera e inviata nel campo di Auschwitz.
La sua breve storia sarebbe finita nel dimenticatoio se Wilhelm Brasse (prigioniero n. 3444) non l’avesse fotografata per gli archivi del campo. Il giovane, detenuto polacco, era stato incaricato dai nazisti di fotografare tutti i prigionieri sia frontalmente che di profilo. Al fotografo, dopo l’invasione tedesca, le SS proposero di arruolarsi nella Wehrmacht e di giurare fedeltà a Hitler. Lui rifiutò la proposta e per questo venne imprigionato.
Poco tempo prima della liberazione del campo, gli fu ordinato di distruggere tutte le fotografie e i loro negativi, ma Brasse riuscì comunque a salvarne alcune , tra cui le tre fotografie di Czesława, aveva solo 14 anni.
Fu imprigionata al campo da Zamosc in Polonia, insieme a sua madre, nel dicembre del 1942.
Nell’immagine scattata da Brasse, simile alle altre decine di migliaia (40/50 mila) che il fotografo scattò dal 1940 al 1945 al campo, si nota chiaramente sul labbro una ferita. «Quando Czeslava giunse al campo era tanto giovane e terrorizzata – racconta il fotografo – Non capiva perché si trovasse lì, e non riusciva a capire quello che gli veniva detto. Così una donna Kapò prese un bastone e la picchiò sul volto. Questa donna stava sfogando tutta la sua rabbia su di lei. Era una semplice e innocente ragazza. Pianse ma non poteva fare niente».
Rimase ad Auschwitz per tre mesi prima di essere uccisa, sopravvivendo un solo mese alla madre. Entrambi i loro nomi erano in una lista di prigionieri ritenuti parte delle “resistenza” del campo. Morì il 12 marzo del 1943 senza aver raggiunto l’età di 15 anni, nel campo di Auschwitz. Venne uccisa dalle guardie impiegate nei campi di prigionia tedeschi, senza un motivo, con l’unica colpa di essere vissuta in un momento della nostra storia ‘inspiegabile’ e solo il ricordo ci permette oggi di riflettere sui terribili sbagli commessi e di sperare che tali errori non si ripetano più. Brasse non fotografò più per il resto della sua vita.