ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Sant'Agostino di Civitanova Alta (MC) - 3H

Guerra e lavori forzati, l’odissea di Bracalente

Il soldato civitanovese combatté in Libia, Albania e Grecia, poi fu deportato dai nazisti: tornò a casa dopo quasi due anni di prigionia

Incredibile la storia di Gioacchino Bracalente, un ex combattente che, in occasione della giornata della memoria è, stato premiato con una medaglia d’oro, consegnata al figlio dal consiglio comunale di Civitanova. Ma chi è Gioacchino Bracalente? E qual è la sua storia? Fu arruolato nel 1937, ma venne congedato due anni dopo, in questi anni imparò tanti mestieri: macellaio, muratore, pescatore, imbianchino e contadino, e conobbe quella che divenne sua moglie. Questo ci fa capire che l’amore va oltre le armi, la guerra e la dura vita che gli uomini d’allora hanno subìto. Nel 1939 Bracalente ricevette il richiamo alle armi per combattere in Libia, dove contrasse la malaria, venne poi trasferito in Albania, qui rimase ferito a una gamba, in seguito fu mandato nell’isola di Rodi, in Grecia, dove attese per molto tempo assieme ai tedeschi, a quei tempi alleati, ordini che non arrivarono mai. Gioacchino e i suoi compagni, con la resa di Badoglio, vennero fatti prigionieri da quelli che erano stati in precedenza loro alleati. L’8 settembre 1943, dopo un lungo e stancante viaggio arrivarono ad Auschwitz, il principale campo di concentramento dove morirono più di un milione di persone. Iniziarono a lavorare nelle fabbriche tedesche, lottando per sopravvivere, le condizioni di vita erano disumane: stanchezza, fame e freddo sono alcune delle tante cose che ricordava Gioacchino. Erano tagliati fuori dal mondo, non ricevevano più notizie, si sentivano svuotati, servi vessati dai padroni. La fame era molta e il cibo poco, Gioacchino mangiava tutto quello che trovava, perfino succhiare il carbone fermava la fame, anche se per poco tempo. La sera era un momento triste della giornata, poiché i prigionieri andando a dormire sulla fredda paglia, iniziavano a elaborare nuovi timori e paure e a pensare a quello che avevano fatto, subìto durante il giorno. Un ricordo che rimase molto impresso nella mente di Gioacchino fu quando i nazisti lo obbligarono insieme ad altri compagni a raccogliere i morti per le strade, raccolse il corpo di una giovane donna con il ventre squarciato, dal quale si poteva intravedere il figlio che sarebbe dovuto nascere. Un giorno la porta della baracca dove si trovava Gioacchino non fu aperta da un nazista, bensì dai soldati arrivati per liberarli. Si abbracciarono e prima di iniziare a correre senza una meta, i liberatori dissero di non scappare fin quando non sarebbero stati puliti, guariti e con più forze fisiche. Bracalente fu incaricato di accompagnare i soldati guariti alla stazione per prendere il treno che li avrebbe portati nelle loro città natali e dai familiari. Dopo alcuni mesi, con la forza fisica migliore di prima, Bracalente decise di prendere anche lui il treno per tornare a casa. Fece tanta strada a piedi, molte persone incontrate durante il tragitto lo aiutarono e arrivando nei pressi di casa, Gioacchino vide le sorelle che non lo riconobbero all’istante. Dopo 22 mesi di prigionia, nel giugno del 1945 finalmente il protagonista di questa storia è potuto tornare a casa. Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo, ricordando storie come quella di Gioacchino Bracalente. Nicole Simonella, Ludovica Pizzuti, Victoria Gonzalez Pantanetti, Angelica Di Dona e Davide Paolini (classe 3ªH) Cielo azzurro, piste bianche e temperatura mite: queste le caratteristiche dell’iniziativa White Day organizzata dall’istituto comprensivo di Civitanova Alta. Ebbene sì, siamo proprio noi l’unica scuola media della regione ad essere andata nella settimana del fermo didattico a sciare; questo è potuto avvenire grazie alla forte nevicata di inizio febbraio che ha contribuito a rendere le piste più affollate di sempre. Questo progetto ha permesso a 350 alunni della scuola di Civitanova e Montecosaro, nell’ambito dell’iniziativa «neve sicura», di trascorrere entusiasmanti giornate sulla neve. Siamo partiti alle 7.30 da Civita-nova Alta, destinazione Sassotetto, in località Santa Maria Maddalena. Nelle prime tre ore, seguiti da maestri di scii, ci siamo divisi in tre gruppi: due composti da chi non aveva mai sciato o aveva solo le basi, e un terzo per chi sapeva prendere la seggiovia e percorrere le piste rosse. I primi due gruppi hanno iniziato con esercizi semplici che hanno attivato tutto il corpo e che hanno stimolato il senso dell’equilibrio. Poi è stato insegnato lo stile spazzaneve e prendendo il tapis roulant sono state percorse le piste blu. Il terzo gruppo ha preso la seggiovia e, dopo avere effettuato alcuni esercizi, ha proseguito da solo, sotto la visione del maestro. Dopo la polizia ci ha spiegato in modo comprensibile cosa fa, quali sono i compiti, il percorso di studi e la professionalità. Poi è stata ascoltata la testimonianza dell’atleta disabile Adriano Macchiati, che ha trasmesso il valore educativo e formativo dello sport. In questa giornata sono stati presenti anche l’assessore civitanovese Barbara Capponi, Lorella Cardinali assessore e vicesindaco del Comune di Montecosaro, Nelly Zafirova, docente e coordinatore dell’Ufficio di Macerata del coordinamento per l’educazione fisica e sportiva dell’Usr. Siamo stati molto bene; in un’intensa giornata sulle piste si è rafforzato ancora di più il bel legame tra noi. Un ringraziamento alla preside Gloria Gradassi, ai docenti che ci hanno accompagnato e al docente Marco Salvatelli il quale ha reso possibile tutto questo. Da quest’anno l’iniziativa chiamata «White Days» è stata inserita nel programma scolastico dell’istituto comprensivo Sant’Agostino.
Nicole Simonella, Giulia Agostinelli, Angelica Di Dona, Davide Paolini, Irene Perticarini e Sirya Cesanelli

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