ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Giulio Cesare di Savignano sul Rubicone (FC) - 3C

«La mafia si può sconfiggere con l’istruzione»

La testimonianza di Fiammetta Borsellino: «Avevo sentito mio padre al telefono pochi istanti prima che venisse ucciso, il 19 luglio 1992»

Il 18 Gennaio al teatro Moderno di Savignano Sul Rubicone si è tenuto un incontro sulla mafia, organizzato dall’Istituto Comprensivo di Savignano. I ragazzi hanno trascorso la mattinata con Fiammetta Borsellino, la figlia del famoso magistrato Paolo Borsellino e Pippo Giordano, ex ispettore della Dia che ha lavorato a fianco di Borsellino e Falcone. Tutte le classi si sono impegnate alla preparazione dell’incontro, realizzando diversi contributi. Entrando nel corridoio d’ingresso del Teatro potevano essere visionati i tanti disegni e collage, realizzati dagli studenti della primaria e della secondaria di primo grado, sulle poltrone del teatro erano stati posizionati i cruciverba a tema che avevamo fatto noi di III C per introdurre i partecipanti all’evento. Finalmente l’incontro è iniziato e sono stati mostrati due cortometraggi delle classi III B e III G, che mostravano persone celebri che hanno lottato contro la mafia. Inizialmente Fiammetta ci ha detto che oggi la mafia c’è anche senza le stragi e gli omicidi, che non solo fa affari con il riciclaggio, con il traffico di droga, ma che addirittura investe in Borsa. Ci ha fatto capire che la mafia si nutre del consenso giovanile, che le sue attività illecite come lo spaccio di droga, sono rivolte a noi giovani e che rappresentano un introito sicuro, perché portano a dipendenza. Ha detto che il giudice Giovanni Falcone diceva che «la mafia insegue i soldi» e che è presente non solo nel sud Italia, ma anche al nord. Ci ha parlato inoltre della morte di suo padre e di come lei ha vissuto quei momenti di grande sofferenza: la mattina in cui fu ucciso era riuscita a fare l’ultima telefonata dalla Thailandia, dove si trovava per un viaggio premio. Quel giorno Paolo era andato a prendere la madre, per accompagnarla ad una visita medica ma, appena suonò il campanello, esplose una Fiat 126 rossa con 90 chilogrammi di tritolo, uccidendo lui e la sua scorta. Fiammetta ha sostenuto che noi studenti siamo stati i veri protagonisti di questo incontro, perché la nostra generazione può cambiare il mondo. Infatti lei crede che la mafia si possa sconfiggere con l’istruzione. Ci ha invitato ad essere coraggiosi e a non cadere nell’indifferenza, a prendere a cuore i problemi della nostra terra, a dire ’No alle scorciatoie’, perché, se accetti favori da qualcuno, ti verrà chiesto qualcosa in cambio, dovrai pagare un prezzo come chiudere gli occhi o fare qualcosa di illegale. La scuola, la conoscenza e la cultura ci rendono liberi. Fiammetta ha detto che bisogna riappropriarsi delle piazze e dobbiamo mescolarci con tutti e imparare a scegliere tra il bene e il male. Ci ha detto che suo padre, e chi è cresciuto come lui in Sicilia, da bambino giocava con i figli dei più grandi mafiosi, ma questo non gli ha impedito di scegliere di stare dalla parte del bene. Ha detto che suo padre le ha insegnato l’amore per la legalità e le diceva che, anche se si ha paura, la paura non ci deve fermare, la paura deve essere accompagnata dal coraggio. Lei e la sua famiglia sono stati una squadra e, anche se si rendevano conto del rischio che correvano, non hanno mai avuto dubbi nel continuare a sostenere con orgoglio suo padre nel suo lavoro. Le persone che come suo padre sono state uccise, dopo la morte sono state solo eliminate fisicamente, perché le loro idee restano e questa è la loro vittoria. Fiammetta ci ha anche confidato che è disposta anche a perdonare chi ha ucciso suo padre, se queste persone si pentono di ciò che hanno fatto. Anche questo credo sia un atto di grande coraggio e soprattutto di grande umanità. Nei cinquantasette giorni che passarono dalla strage di Capaci e la strage di via D’ Amelio in cui fu ucciso Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, Fiammetta ricorda che lei e i suoi fratelli volevano stare sempre con suo padre. Sicuramente avevano paura di perderlo e sapevano cosa sarebbe potuto succedere, ma, nonostante questo, loro padre li ha spinti ad andare avanti.
Giacomo Semprini, Pietro Semproli, Pietro Arcangeloni, Irene Ventrucci, Vittorio Baiardi Classe III C, Scuola ’Giulio Cesare’ Savignano sul Rubicone

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