ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Testoni Fioravanti di Bologna (BO) - 2C

Comprare online, tra vantaggi e problemi

L’e-commerce ha cambiato le abitudini del consumatori, specie con la pandemia. Ma i piccoli negozi soffrono e si rischia la desertificazione

Un tempo le città e i piccoli paesi erano ricchi di botteghe e negozi, ma pian piano hanno cominciato a scomparire. La data d’inizio del loro declino è il 1994, quando Jeff Bezos – all’età di 33 anni – spedisce dal suo garage a Seattle il suo primo libro messo in vendita su Amazon.com, libreria online che offriva una vasta scelta di titoli. Nessuno avrebbe immaginato che da quel momento sarebbero cambiate le abitudini dei consumatori a livello globale. Dopo più 25 anni, Jeff Bezos è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo, e non c’è persona che non abbia sentito almeno una volta parlare di Amazon. L’ e-commerce permette al consumatore di fare acquisti senza spostarsi e di ricevere la merce direttamente a casa. Amazon è la più grande azienda al mondo di vendita online di prodotti di ogni genere: dall’elettronica ai prodotti alimentari. Sul mercato Amazon non è sola, ci sono altre grandi aziende conosciute in tutto il mondo come ad esempio: Aliexpress (proprietario: Alibaba, Cina), Taobao (anch’esso di Alibaba), che, come Amazon, offrono un’infinita varietà di prodotti che nel giro di pochi giorni arrivano a casa. Durante il lockdown del 2020, sempre più soggetti hanno scoperto la possibilità di acquistare online quello che non potevano andare a comprare di persona. Questo cambio di abitudini dei clienti ha spinto anche i piccoli negozianti a vendere i propri articoli non solo in modo tradizionale, ma anche in rete. Questo dà a loro la possibilità non solo di raggiungere un maggior numero di clienti, ma anche di soddisfare le richieste di chi ormai ha l’abitudine di fare acquisti online. Questo modo di comprare spesso appare vantaggioso e divertente, ma, purtroppo, non so-lo è causa del fallimento di piccoli negozi, ma anche dell’aumento dell’inquinamento e CO2 visto che spesso la merce arriva anche da Paesi lontanissimi. Inoltre, una cosa che ci sembra un po’ assurda è che una busta di piccole dimensioni ci arrivi a casa con un furgone di otto metri, quando si potrebbe utilizzare il servizio postale, dove il postino consegna con uno scooter elettrico. 2C: Aamira Basma, Aboufaris Adam, Bargan Laurentiu, Casarini Marco, Casciano Alessio, Chebatti Marwane, Hossain Simon, Iannarone Federico, Maiolo Antonio, Medina Chanel, Piggioli Asia Sofia, Pinzon Mariana, Plavci Luljeta, Preda Ambra, Qiouami Ilias, Regueiro Davide, Sannino Gabriel, Taddé Noemi, Vignoli Amelia, Zhang Jiaxiang. Professori: Ruggeri Michele e Sinacori Valentino.

Lo shopping online ha risvolti negativi sulla nostra società? Abbiamo deciso di intervistare sul tema alcuni negozianti della nostra zona, la Bolognina. La prima è stata la titolare del negozio d’abbigliamento “Venere”. Cosa ne pensa dei negozi online? «Non mi piacciono, non mi interessano e non hanno nessuna personalità». Pensa che fra dieci anni il numero di negozi tradizionali calerà a causa dell’e-commerce? «Già dall’anno scorso molti negozi hanno chiuso, un mio amico abbasserà presto le serrande. Lo Stato non sostiene le piccole attività, siamo in una brutta situazione». «Trovo che la loro sia concorrenza sleale», osserva l’edicolante di piazza di Porta Galliera. Poi abbiamo intervistato la mamma di un nostro compagno, titolare del negozio ’L Live’. Troverebbe un altro lavoro se il suo negozio chiudesse? «Non penso di trovarne un altro, anche se ho una buona esperienza». Infine il negozio ’Bosi Ortopedia’. Cosa ne pensa dei negozi online? «Creano confusione e, nel mio settore, è importante dare un servizio e sapere come consigliare l’articolo più adatto per ogni tipo di problema». Quale impatto sulle attività tradizionali? «I negozi fisici si sono ridotti fortemente già oggi, fra dieci anni sarà peggio. Li rimpiangeremo, perché poi assisteremo alla ’desertificazione’ delle strade». L’e-commerce non si può fermare, ma almeno cerchiamo di usarlo con buon senso!

LA LOGISTICA

Fin dalla nascita, le aziende dell’e-commerce vogliono far crescere il loro business. Un aumento c’è stato ai tempi del lockdown, quando, non potendo uscire, le persone ordinavano online su Amazon, Aliexpress, Wish, Shein, ecc.. Finita la pandemia, i consumatori hanno continuato a fare compere online, e la maggiore frequenza dei furgoni dei corrieri ha contribuito a incrementare l’inquinamento e i gas-serra, dovendo consegnare pacchi in luoghi molto lontani. Alcuni studi sostengono invece che lo shopping nei negozi tradizionali sia più inquinante di quello online: su “Flowerista” si legge che le attività tradizionali causerebbero «tra 1,5 e 2,9 volte più emissioni di gas serra rispetto agli e-commerce». L’e-commerce ha anche altre conseguenze: una è la crescita dei magazzini e dei centri di smistamento. I dipendenti di queste aziende denunciano come l’ambiente di lavoro sia molto stressante e provochi ansia, tensione ed affaticamento. I dipendenti sono sovente obbligati a ritmi stressanti, monitorati per controllare le loro prestazioni: in tanti denunciano condizioni di lavoro pessime. La gratuità delle spedizioni, spesso, grava sulla condizione dei lavoratori.

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