ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Istituto Salesiano Beata Vergine di San Luca di Bologna (BO) - 3B

Uno studente su 8 lascia le aule in anticipo

Il 12% dei ragazzi delle superiori abbandona il percorso di formazione, una percentuale più alta di tre punti rispetto alla media europea

L’abbandono scolastico è un fenomeno molto diffuso in Italia. Si verifica quando un giovane abbandona gli studi prima di aver conseguito il diploma o un’altra qualifica professionale. Secondo i dati diffusi dal Miur, a lasciare la scuola superiore sono soprattutto i maschi, gli alunni stranieri, i residenti nel Mezzogiorno e coloro che sono in ritardo scolastico. Nel 2021, secondo i dati elaborati da Eurostat, in Italia si è registrata una percentuale del 12,7% di giovani che hanno lasciato precocemente gli studi, ben 3 punti percentuali in più rispetto alla media europea (9,7%). Secondo l’analisi fornita dall’Istat (2021), l’abbandono scolastico è un fenomeno complesso e articolato che appare causato da una serie di fattori, tra cui le caratteristiche individuali e la situazione socio-economica della persona, il background culturale familiare, i fattori di attrazione del mercato del lavoro, il rapporto con la scuola e con i programmi educativi offerti. Il sistema scolastico italiano è considerato come uno dei più stressanti al mondo ed è appesantito anche dal fatto chele pause scolastiche sono mal distribuite durante l’anno ed è difficile per i ragazzi ritagliare del tempo da dedicare ad altre attività e allo sport. Secondo i dati Istat di settembre 2022, il tasso di disoccupazione totale è del7,8%, mentre il tasso di disoccupazione totale giovanile è del 23%. La disoccupazione, oltre alla ricerca di migliori condizioni di vita e di reddito, è una delle cause del fenomeno identificato come «fuga dei cervelli», ossia l’emigrazione verso Paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale formatesi in madrepatria. Il fenomeno dell’emigrazione di italiani all’estero è in continuo aumento, specie tra i giovani. Tra le principali motivazioni rientrano il costo della vita, le maggiori possibilità di carriera e la convinzione che all’estero il merito venga più facilmente premiato. Secondo i dati più recenti, i giovani prediligono mete europee, in particolare il Regno Unito e la Germania.

IIIB: A. Anania, A. Boni, G. Castellarin, E. Cesarini, L. Chiapparini, M. Chimenti, N. Chiola, C. Dalla Noce, A. De Santis, N. Dikeng, L. Fabbri, D. Favalli, M. Gambera, N. Lupiccolo, M.C. Maulà, L. Montanari, J. Montemaggi, C. Oliviero, L. Pancaldi, L. Piccin, S. Tamarri, S. Tranchina, L. Tugnoli, D. Tumini, S. Vignali, Z. Xu.

Molte persone si chiedono quali saranno i lavori più richiesti in futuro e quali saranno i settori in crescita. Molti professionisti, infatti, hanno dovuto adeguarsi per stare al passo con i tempi, un cambiamento che sarà ancora più veloce nei prossimi 10 anni con l’avanzare di tecnologie, come l’intelligenza artificiale, e dell’automazione industriale. Quest’ultima contribuirà a generare decine di milioni di nuovi posti di lavoro su scala globale, mandando contemporaneamente in pensione alcune professioni ormai obsolete. Su un sito web abbiamo trovato un elenco di ’lavori del futuro’, che conferma, a distanza di 25 anni, l’elenco di professioni ipotizzato dallo psicologo Norman Feingold. I maggiori settori in crescita entro il 2030 riguarderanno i servizi informatici e le telecomunicazioni (+1.5%); i servizi culturali, sportivi e quelli della cura alla persona (+0.90%); i servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone (+0.90%). Nel settore tecnologico alcune professioni in crescita saranno il Cloud architect, il data scientist, il coachmanager, il medico bio-biotico e le figure che ruotano intorno ai social media. Nel settore economico troveremo il growth hacker, l’E-commerce manager, il manager personal coach; altre possibili figure professionali del futuro saranno: l’aggregatore di talenti, il personal wellness trainer, il virtual assistant, il designer di realtà virtuale, l’ingegnere spaziale, l’influencer o, ancora, l’agricoltore genetista. Sembra che si assisterà quasi a una rivoluzione dei ruoli nel mondo del lavoro. Speriamo, comunque, in un futuro migliore e ricco di possibilità per un numero sempre maggiore di persone.

Dopo una riflessione tra di noi in aula, ci siamo chiesti quale fosse il punto di vista da parte di un adulto già facente parte del mondo del lavoro. Così abbiamo scelto di intervistare Leila H., proprietaria di un ristorante situato nel centro di Bologna. Che cosa pensa della disoccupazione? «Penso che sia un grave problema che affligge sempre di più il nostro Paese». Qual è la causa secondo lei? «Credo che ci siano delle carenze in diversi settori, mancano delle figure specializzate e i ragazzi spesso non intraprendono i percorsi di formazione richiesti per tali figure». A cosa potrebbe portare la disoccupazione a lungo andare? «A un impoverimento totale a livello economico, sociale e personale». Come si potrebbe risolvere questo problema? «Proponendo contratti in regola, pagati equamente, e formando personale nei settori che sono in cerca di risorse».

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