ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Valgimigli di Mezzano (RA) - 3B

Il Meis di Ferrara, molto di più di un museo

I ragazzi della scuola media ‘Valgimigli’ raccontano un viaggio affascinante in uno spazio di cui pochi parlano

Il primo marzo la classe III B della scuola media ‘Valgimigli’ di Mezzano si è diretta al Meis, il Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara.

La struttura prima di essere un museo è stata un carcere, dove sono state rinchiuse le famiglie ebree italiane e alcuni antifascisti dal 1922 al 1943.

Il museo è ancora in costruzione, infatti si aggiungeranno tre nuovi edifici ai due esistenti diventando cinque come i cinque libri della Torah, la legge scritta della religione ebraica. All’interno del Meis ci sono tante mostre a partire dal giardino che è chiamato ‘Il giardino delle domande’, dove si possono scoprire le piante aromatiche e imparare le norme della cucina ebraica.

La prima tappa del nostro percorso ‘Ebrei, una storia italiana’ è stata al piano superiore, dove abbiamo iniziato un viaggio immersivo partendo dal deserto per proseguire nelle diverse sale dedicate ai principali periodi storici del popolo ebraico. La guida ci ha spiegato che il tempio di Salomone di Gerusalemme è stato distrutto dai Romani nel 70 dopo Cristo provocando la diaspora, ovvero la dispersione del popolo ebraico in tutta Europa e in Italia. Questo fatto è confermato dalle fonti storiche e da alcuni reperti archeologici ma anche da alcune catacombe di Roma, dove troviamo incisioni e simboli tipici della cultura ebraica, ad esempio la Menorah, cioè il candelabro a sette braccia come i sette giorni della creazione del mondo o il corno di montone, o l’Armadio del Santo, o la melagrana, ecc. Nel 313 dopo Cristo iniziano i problemi per il popolo ebraico in quanto il Cristianesimo diventa la regione ufficiale dell’Impero Romano e l’Ebraismo viene considerato come un errore, da qui nasce l’antigiudaismo cioè la discriminazione della religione ebraica da non confondere con l’antisemitismo ,che discrimina gli Ebrei non per quello in cui credono ma per quello che sono, portando alla pubblicazione delle leggi razziali del 1938. Durante il Medioevo gli Ebrei potevano svolgere solo alcuni mestieri, potevano fare ad esempio i pittori di miniature, i mercanti, i banchieri e gli usurai.

Durante il Rinascimento italiano l’ebraismo è una religione integrata e accettata, è riconosciuta dagli intellettuali umanisti come fonte di inestimabile conoscenza. Soprattutto in Italia gli Ebrei per molto tempo si integrano nella società, in quanto non vengono cacciati o perseguitati ma controllati dalla Chiesa fino ad essere successivamente costretti ad abitare in una sola strada a loro riservata, detto ghetto. A Roma l’ultimo ghetto fu smantellato nel 1870, dopo la conseguente emancipazione degli Ebrei seguita alla diffusione dell’Illuminismo e degli ideali della Rivoluzione francese. La storia italiana si intreccia con quella degli Ebrei fino ai giorni nostri, alternando momenti di integrazione e di scambio a periodi difficili segnati dalla persecuzione e dall’isolamento. Lo scopo del museo è proprio quello di raccontare oltre duemila anni di storia degli Ebrei in Italia, perciò consigliamo a tutti questo tipo di esperienza, apprendere nuovi concetti non fa mai male.

Michela Missiroli, Andrea Rossi, Alice Ricci, Anna Guerrini, Joana Marchetti, Ilaria Hantea Classe III B Scuola media ‘Valgimigli’ di Mezzano Prof.ssa Laura Picci

 

Solo pochi conoscono la storia delle donne italiane e dell’aiuto inestimabile che hanno dato alla società durante la seconda guerra mondiale. Lo scorso otto marzo la nostra classe III B della scuola ‘Valgimigli’ ha avuto la possibilità di scoprire questo lato nascosto della storia grazie al progetto ‘Ravenna dal 4 dicembre al 25 aprile’ svolto da Laura Orlandini, ricercatrice dell’istituto Storico della Resistenza di Ravenna.

Come tutti sanno durante la guerra molti uomini partirono per il fronte, lasciando a casa le proprie mogli, fidanzate, madri e sorelle. Ma che ruolo hanno avuto le donne in quel periodo? Le donne hanno portato avanti una resistenza civile quindi non armata, stimolata dall’amore per i propri cari e dal senso di giustizia. Poi hanno capito che potevano fare qualcosa anche loro per aiutare la Resistenza e soprattutto capirono che per farlo dovevano essere unite, perché insieme si può fare la differenza.

A Milano nacque un’organizzazione di donne di ogni ceto sociale chiamata ‘Gruppo di difesa della donna’, che nel 1943 scrisse un atto costitutivo nel quale esse si chiedono per la prima volta cosa possono fare concretamente per superare la violenza della guerra e cosa vogliono per il loro futuro.

Iniziarono con cose semplici e pratiche per il comune bisogno: raccolta di viveri, di medicinali, di armi e l’assistenza medica o il riparo degli uomini che combattevano per la liberazione dal nemico. Qui entrarono in gioco altre giovani donne, le staffette, che usando la bicicletta trasportavano di nascosto messaggi, informazioni, armi e viveri. Alcune donne valorose iniziarono anche a protestare nelle piazze, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro contro l’oppressione nazista diffondendo in molte città le idee di libertà e di lotta democratica.

Tra le tante donne resistenti più attive in Romagna e, in particolare, nel Ravennate non possiamo non ricordare la staffetta Maria Bartolotti con le sue sorelle e la partigiana Natalina Vacchi, giustiziata dai fascisti. Da questo momento le donne non tornarono più indietro e continuarono a manifestare e a lottare per i propri diritti.

Non bisogna mai dimenticare che grazie a tutte loro oggi possiamo vivere serenamente in un paese democratico con dei diritti e delle leggi pronte a proteggerci.

Michela Missiroli e Andrea Rossi classe III B Scuola media ‘Valgimigli’ di Mezzano Prof.ssa Laura Picci

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