ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Cavedoni di Sassuolo (MO) - 2D - 2F

«Conciliare calcio e studio è possibile»

Gli studenti hanno incontrato il centrocampista del Modena Fc, Fabio Gerli: «L’istruzione rimane l’obiettivo principale»

Il 23 marzo il Modena F.C. ha aperto i cancelli dello stadio ’Braglia’ e ci ha concesso di intervistare Fabio Gerli: da tre anni centrocampista dei canarini, è uno dei mediani più forti della serie cadetta.

Qual era il tuo sogno da bambino? «È stato sin da subito provare a diventare un calciatore, non ho mai avuto tempo di pensare a un’alternativa. Magari mi sarei laureato lo stesso».

In cosa ti sei laureato? «Economia e Commercio, lo scorso anno».

Un consiglio per diventare un bravo calciatore. 

«Coltiva la tua passione, fa’ del tuo meglio, divertiti. Quando sarai più grande, deciderai cosa fare».

Cosa fai prima di una partita? Hai un rito scaramantico? «Penso alle tattiche e ad affrontare la partita al meglio. Non ho riti scaramantici, a differenza di tanti miei compagni».

Cos’è per te il calcio? «Per me è tutto: non è solo lavoro, lo seguo sempre, è la mia più grande passione. Ritengo sia un ottimo supporto: ti abitua a socializzare, a confrontarti con gli altri e a condividere i risultati». Quali sono i difetti dell’essere un calciatore, se ci sono? «Non ci sono difetti veri propri perché fai ciò che ami. L’unico aspetto negativo è stare lontano dai propri cari. Non succede solo al calciatore: tanti mestieri ti portano lontano da casa». Hai mai pensato di mollare? «Mollare, proprio no. Certo, ci sono situazioni complicate ma si affrontano e tutto passa».

Chi ti ha sostenuto e ti sta sostenendo in questo percorso? «La mia famiglia, la mia ragazza e i miei amici mi sostengono emi spronano sempre a fare bene».

Come hai fatto per arrivare al successo? «La serie B non è da considerarsi un vero e proprio successo.

Ne ho raggiunto una parte ma bisogna sempre avere l’ambizione di puntare più in alto».

Come immagineresti la tua vita senza il calcio? «Ci gioco da quando ho 6 anni ed è sempre stato protagonista della mia vita: immaginarla senza o pensare alla fine della mia carriera è davvero complicato».

Quando smetterai di giocare, allora, cosa pensi di fare? «Ora non ho le idee chiare e non so dire cosa farò. Alcune volte penso di voler rimanere nel mondo del calcio, altre di uscirne. Spero di giocare ancora per altri dieci anni e magari di poter mettere a frutto la mia laurea».

Come sei riuscito a coniugare studio e sport sia a scuola sia all’università? «È possibile e doveroso farlo, ho portato avanti i due percorsi insieme. Il calcio non dà garanzie di riuscita futura, quindi la scuola rimane l’obiettivo principale. Quando ho coniugato l’università al calcio, è stato tutto più facile perché ero già un professionista e il tempo a disposizione era abbastanza per affrontare il percorso universitario con tranquillità e senza le pressioni dei coetanei».

Classi 2^D e 2^F scuola Cavedoni

 

Essere un atleta professionista e, allo stesso tempo, un abile studente è possibile? Sembra proprio di sì. L’intervista a Fabio Gerli, infatti, ci ha offerto l’occasione per riflettere su quanto sia importante coltivare le proprie passioni senza perdere di vista lo studio, come il calciatore stesso ha tenuto più volte a sottolineare nel corso del nostro piacevole incontro. Il giovane centrocampista gialloblù dimostra quanto faccia bene allenare, al contempo, i muscoli e la mente: in poche parole, pensare al presente, con gli scarpini ben allacciati ai piedi, ma anche al futuro, quando quegli stessi saranno ormai appesi al chiodo.

Pur dedicandosi quotidianamente all’attività sportiva ad alti livelli, pur avendo vestito la maglia azzurra delle Nazionali Under 19 e Under 20, con volontà, impegno e spirito di sacrificio, senza dimenticare l’immancabile supporto di familiari e amici, Gerli non ha mai trascurato la propria istruzione e nel suo borsone, accanto ai pantaloncini e alle maglie, ha sempre riposto i libri.

Tutti, da sempre, siamo stati abituati ad associare la figura del calciatore alla scarsa cultura. I tempi, però, sono ormai cambiati e continuare a pensarlo sarebbe tanto ingiusto quanto sbagliato. Infatti, negli ultimi anni, molti calciatori e, in generale, professionisti dello sport hanno ampiamente dimostrato che è possibile coniugare lo studio all’attività sportiva. Rispetto al passato, oggi tanti atleti dimostrano di avere una diversa sensibilità e un crescente interesse nei confronti del sapere. Un’analoga sensibilità proviene anche dal Ministero della pubblica istruzione che ha rivolto particolare attenzione alla questione, avendo attivato ormai da tempo percorsi ad indirizzo sportivo all’interno dell’offerta formativa della scuola superiore, volendo così sottolineare quanto sia importante e possibile curare di pari passo corpo e mente.

L’esperienza di Gerli, come quella di molti altri calciatori, ci insegna che con la passione, la perseveranza, la determinazione e la grinta messe in campo, si possono raggiungere grandi traguardi anche nello studio, sfatando inoltre così l’ormai diffuso luogo comune del «sei buono solo a correre dietro un pallone». E voi? Alla luce di tutto questo, pensate ancora che un calciatore non possa essere acculturato?

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