ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Publio Virgilio Marone di Predappio (FC) - 3A

Il cyberbullismo e l’importanza delle parole

Un adolescente su due ha subìto offese o violenze da parte di coetanei. Cosa ha insegnato ai ragazzi il progetto ’Intrapprendere’

Nell’esperienza di molti ragazzi e ragazze, il bullismo si verifica generalmente in luoghi che essi sono costretti a condividere con i loro persecutori, ad esempio la scuola. Si tratta di un comportamento caratterizzato da prepotenze e violenze, fisiche, verbali o psicologiche, con l’intento di colpire la vittima, facendola sentire umiliata e derisa. Quando, invece, i bulli agiscono attraverso la rete, parliamo di cyberbullismo: un fenomeno non meno grave del bullismo tradizionale, che offende l’immagine pubblica, agisce 24 ore su 24, viola la privacy e crea sofferenze profonde, tanto da spingere alcuni giovani al suicidio. Un vero e proprio reato da denunciare con forza e da prevenire a livello educativo.

Secondo i più recenti dati Istat, il 50% degli 11-17enni partecipanti all’indagine, ha subito qualche episodio offensivo o violento da parte di coetanei nei 12 mesi precedenti al sondaggio, mentre il cyberbullismo ha colpito il 22,2 % di tutte le vittime di bullismo e nel 5,9% dei casi si è trattato di azioni ripetute più volte al mese, con un’incidenza maggiore tra le ragazze.

Si tratta di cifre significative, anche considerando che molti casi rimangono nell’ombra e che in queste dinamiche, oltre il cyberbullo e la sua vittima, possono essere coinvolte altre persone, come i complici del bullo o gli spettatori.

Il progetto ’Intrapprendere’ ci ha permesso di riflettere sul forte impatto di queste esperienze rispetto alla nostra ’generazione z’, naturalmente abituata a vivere connessa, con lo sguardo rivolto a uno smartphone o a un pc, alle prese con ansie per like e follower, giudizi esterni che intimoriscono, difficoltà di stare al passo con mode, influencer e stereotipi di apparente perfezione, che, in alcuni casi, rischiano di scatenare sensazioni di inadeguatezza, specie in una fase delicata come quella dell’adolescenza. Se da una parte occorre promuovere la cultura del rispetto per sé e per gli altri, dall’altra è necessario rafforzare la formazione sui diritti e doveri dei cittadini digitali e contrastare i cyberbulli, a partire dalla consapevolezza delle tante modalità in cui, invisibili e anonimi dietro lo schermo, agiscono: tra queste, la diffusione di pettegolezzi o immagini alterate della vittima, l’aggressione con messaggi offensivi e discriminatori, il furto d’identità, l’invio di immagini o testi di tipo sessuale (sexting) e forme prolungate nel tempo, che fanno temere anche per l’incolumità fisica (cyberstalking). Difendersi non è semplice, certamente occorre proteggere i propri dati, controllare le impostazioni privacy del profilo social, riflettere prima di condividere qualcosa e soprattutto trovare il coraggio di parlare con le persone che ci sono vicine e di denunciare alla Polizia postale.

Altrimenti il rischio è quello di isolarsi e sentirsi schiacciati, proprio come è successo a Carolina Picchio, suicida a 14 anni, per essere stata ricoperta di insulti in seguito alla diffusione in rete di un video girato da dei ragazzi che, mentre lei era priva di sensi a causa dell’alcool bevuto a una festa, l’hanno accerchiata, simulando atti sessuali.

Prima di gettarsi nel vuoto dalla finestra della sua stanza, Carolina ha lasciato scritto un messaggio: ’le parole fanno più male delle botte’. Un messaggio che ci fa riflettere sul peso delle parole, che devono essere scelte con cura, perché hanno delle conseguenze e possono aiutarci a far guarire ferite profonde, ma, se male utilizzate, rischiano di crearne di nuove, dolorose e a volte incurabili.

Ci si dimentica troppo spesso che dall’altra parte dello schermo c’è una persona, con la sua sensibilità, le sue fragilità e la sua storia. Allora lo sforzo deve essere quello di tornare ad esercitarci ogni giorno alla gentilezza, perché la rete, così come la nostra comunità, sia un luogo accogliente, anche per quei bulli che devono essere aiutati a scoprire e conoscere la bellezza, quella vera, del ridere con qualcuno e non di qualcuno.

Classe 3ªA

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