ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Benedetto Croce di Forlì (FC) - 3I

Profughi ucraini in Italia, cosa sappiamo?

Le testimonianze dirette di alcuni ucraini a Forlì per capire e conoscere da vicino la vita dei rifugiati un anno dopo l’inizio della guerra

All’alba del 24 febbraio 2022 le forze armate russe davano il via ad un’offensiva sul territorio ucraino che si è rivelata ben presto una guerra aperta e durissima che ha causato una crisi umanitaria senza precedenti.

Secondo l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) più di 14 milioni di persone sono fuggite dall’Ucraina dal 24 febbraio 2022 ad oggi.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, essa ha provveduto all’accoglienza di oltre 173.000 profughi dall’inizio della guerra fino ad oggi.

Quasi la metà dei profughi ucraini giunti in Italia è costituita da minori, spesso accompagnati solo dalle proprie madri; gli uomini sono restati in gran parte nel proprio paese.

Come in altre situazioni di emergenza, il nostro paese si è dimostrato pronto e solidale e ai profughi ucraini sono stati garantiti accoglienza e il diritto all’istruzione, organizzando la possibilità di frequentare le scuole di ogni ordine e grado del nostro paese. Fin dalle prime fasi della guerra le associazioni umanitarie e la Protezione civile italiana hanno organizzato raccolte di cibo, farmaci, vestiti e beni di prima necessità. La Caritas Italiana, in collaborazione con la Caritas Ucraina, è impegnata in molte attività di sostegno ai profughi quali fornitura di medicinali, cibo, vestiario, contributi per le abitazioni, integrazione e promozione dell’occupazione e supporto psicosociale.

Noi alunni della classe 3ªI della scuola Benedetto Croce abbiamo avuto l’occasione di conoscere un po’ più da vicino la situazione di alcuni profughi residenti nel Forlivese, realizzando, in particolare, un’intervista a due ucraini accolti da una nostra compagna di classe presso la propria abitazione, durante i primi mesi di guerra. I profughi Olga Zadnipryanets (madre) e Yehor Rozhko (figlio) per arrivare in Italia hanno dovuto oltrepassare Moldavia, Romania, Ungheria e Slovenia, impiegando circa una settimana di viaggio in automobile. Nel tragitto non sono mancati i pericoli, come il rischio di bombardamenti da parte delle navi situate nel Mar Nero, a Odessa. Una volta giunti a Forlì si sono sentiti accolti e oggi dicono grazie alla famiglia della nostra compagna di classe e all’Italia per tutto l’aiuto ricevuto. Il ragazzo, undicenne, ha riferito che si sente molto preoccupato per il fatto che molti parenti siano rimasti in Ucraina. Di parenti e amici rimasti nel paese, madre e figlio dichiarano di avere notizie e di sapere che essi si sono ormai ’abituati’ al vivere in guerra.

Un’altra testimonianza importante ci è stata fornita da alcuni alunni di classe seconda che nel precedente anno scolastico hanno ospitato una ragazza ucraina nella propria classe.

Gli studenti ci riferiscono che non conosceva per nulla l’italiano e che per comunicare con lei si servivano di un traduttore; anche a causa di questa difficoltà linguistica continuava a seguire le lezioni a distanza, in ucraino, oltre a frequentare la nostra scuola. La studentessa, inoltre, appariva molto timida e sentiva una forte nostalgia del proprio paese e dei propri parenti. A mancarle sembrava essere soprattutto il padre, rimasto in Ucraina.

Le testimonianze di questi profughi ci hanno fatto capire quanto sia drammatica la situazione in Ucraina e quanto queste persone abbiano dovuto affrontare pericoli e paure per sopravvivere alla guerra. A provocarci grande dispiacere è anche il fatto che la signora Olga non abbia ancora trovato lavoro a causa della scarsa conoscenza della lingua e per assenza di un titolo di laurea riconosciuto nel nostro paese. Crediamo, dunque, che ci sia ancora tanto che possiamo fare affinché i profughi ucraini si possano sentire sempre più accolti e integrati nel nostro paese.

classe 3ªI

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