ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

ISC Sud di San Benedetto del Tronto (AP) - 1F - 2F - 3B

Crisi climatica: la sfida da affrontare

Foreste distrutte, temperature al limite, siccità o alluvioni. Adesso non c’è più tempo da perdere

Il cambiamento climatico rappresenta una delle più grandi sfide che l’umanità debba affrontare in questo secolo. Mentre i governi e gli esperti si adoperano per trovare soluzioni, i rischi associati al riscaldamento globale si  manifestano sempre più chiaramente. È fondamentale prendere coscienza delle sfide attuali e prepararsi per affrontare quelle future, se vogliamo proteggere il nostro pianeta e le nuove generazioni. Gli impatti del cambiamento climatico sono già visibili. Le temperature medie sono in costante aumento, con conseguenti ondate di calore sempre più intense. In molte regioni del mondo, eventi meteorologici estremi come tempeste, alluvioni e siccità si verificano con una frequenza maggiore e una violenza senza precedenti. Questi eventi non solo minacciano la sicurezza delle persone, ma hanno anche un impatto devastante sull’economia, sull’agricoltura e sull’ecosistema. Uno dei rischi più immediati è l’aumento del livello del mare, con conseguenze, come sappiamo, terribili. La perdita di habitat marini e di barriere coralline mette a repentaglio l’equilibrio degli ecosistemi marini, con conseguenze sull’intera catena alimentare. Un’altra preoccupazione è rappresentata dalla sicurezza alimentare che non è più garantita.

Le colture sono sempre più soggette a stress idrico, cambiamenti nelle stagioni di crescita e diffusione di malattie e parassiti. La biodiversità è un’altra vittima del cambiamento climatico. Le foreste pluviali, ad esempio, sono un vero tesoro di biodiversità e sono anche fondamentali per il bilancio del carbonio. Se queste foreste vengono distrutte o compromesse, il loro ruolo nella cattura del carbonio diminuisce, contribuendo ulteriormente all’aumento delle emissioni di gas serra e all’aggravarsi del cambiamento climatico. La perdita di habitat mette a rischio numerose specie animali e vegetali, compromettendo l’equilibrio ecologico e minacciando la resilienza degli ecosistemi. Per affrontare questa minaccia, è fondamentale agire con urgenza. La riduzione delle emissioni di gas serra e l’adozione di pratiche sostenibili sono passi cruciali per evitare il peggio. Una soluzione? Proteggere le aree naturali,  promuovere la conservazione della biodiversità e ripristinare gli ecosistemi danneggiati. Tutti insieme possiamo farcela ma, a partire dalle istituzioni, dobbiamo crederci e soprattutto dobbiamo abbandonare i nostri egoismi e le nostre esigenze più immediate. Solo guardando lontano e agendo con costanza potremo raggiungere l’unico obiettivo comune di cui oggi necessita l’umanità intera.

 

«Crisis» è una mostra o forse più di questo, forse un grido d’allarme. La prima cosa che ci viene spiegata durante la visita guidata è il significato della parola Crisis, cioè Scelta. «Tra che cosa?» chiediamo tutti, «tra il disastro e la necessità di cambiare immediatamente rotta e riconnettersi con l’ambiente», ci viene risposto. Eppure all’ingresso i nostri occhi sono catturati da immagini di bellezza. Sono i fondali del nostro mare. Sì proprio quello qui davanti a noi, quello in cui non vediamo l’ora di immergerci. È l’esposizione di oltre cento foto della mostra «Mare dentro»: fauna, flora marina, colori, meraviglia.

«Questo è bello!» esclama qualcuno, stupito di non trovare la ‘crisi’. Ma poi si segue la guida verso la seconda esposizione: «L’ambiente manifesta». Un lungo corridoio ricco di immagini strane, difficili.

O forse no. Ci sono manifesti di illustratori di tutto il mondo, «un futuro distopico» ci dicono.

«Che vuoi dire?» chiediamo.

«La distopia è il contrario dell’utopia, è il contrario del sogno di un mondo ideale, armonioso, perfetto». Il contrario, ci spiegano.

E tutti guardiamo. C’è l’immagine di un biberon, su fondo nero, la scritta in alto «2050». Il biberon è pieno di sabbia. Sì, è il contrario.

 

Le violente piogge e gli improvvisi sbalzi di temperatura, che hanno causato molti danni in Emilia Romagna, sono due dei tanti problemi causati dal cambiamento climatico. Il surriscaldamento del clima è iniziato nel 1800, con una rivoluzione industriale che prevedeva l’utilizzo di combustibili fossili. E poi le auto e gli aerei, la deforestazione, l’abuso di materie prime e uno stile di vita consumistico: gran parte delle emissioni deriva proprio dai cittadini meno attenti alla sostenibilità. Due litri di benzina possono immettere nell’aria circa 5 chili di anidride carbonica, ma un altro fattore in Italia che contribuisce alla produzione di CO2 è il riscaldamento domestico. L’Agenda 2030 è un programma d’azione sottoscritto da 193 paesi membri dell’Onu: tra i 17 obiettivi, la lotta al cambiamento climatico, la vita sott’acqua e la vita sulla terra. Pian piano l’ambiente si sta dissolvendo come polvere al vento, tutto per colpa dell’uomo, ma c’è ancora tempo per salvare noi e le generazioni future da quella che sarà una vera e propria rovina, impegnandoci a cambiare stile di vita per lasciare il nostro posto ai posteri, comportandoci come ospiti e non padroni di questo mondo.

La pagina di oggi chiude l’edizione di quest’anno dei Campionati di giornalismo.

A realizzarla sono stati gli alunni e le alunne dell’Isc Sud, con il coordinamento della professoressa Mara Cittadini. Ecco chi sono le firme di oggi: l’articolo sulle sfide da affrontare sul cambiamento climatico è stato scritto dalla classe IIIB, coadiuvata dalla professoressa Maria Perla De Fazi. L’analisi tra passato e presente è a firma di Giulia Falà della classe IF, coadiuvata dalla professoressa Mara Cittadini, mentre il pezzo sulla mostra è opera di Aurora Picciuto, Matilde Capriotti, Alexandra Canala, Giulio Pollicelli e Noemi Spurio della classe IIF, coadiuvati dalla professoressa Flavia Mandrelli. 

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