ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC San Felice e Camposanto di San Felice sul Panaro (MO) - Redazione

Le ’lacrime di Sirena’ avvelenano gli oceani

Sono sempre più diffusi sulle spiagge i nurdles, ’lenticchie’ di plastica residui degli impianti petrolchimici fortemente inquinanti

Quando si sente parlare di una sirena, si pensa alla figura mitologica o delle fiabe con aspetto umano femminile, nella parte superiore, e di pesce con pinna caudale in quella inferiore. Una leggenda del VI secolo d.C., ambientata in una piccola isola scozzese, narra di una sirena che pregava Dio per avere un’anima e la forza di lasciare il mare. Nonostante la sincerità del suo desiderio, non riuscì a rinunciare al mare e le lacrime che versò, abbandonando l’isola, si trasformarono in bellissimi sassi verdi, ancora oggi presenti e chiamati ’lacrime di sirena’.

Oggi queste ’lacrime’ vengono associate in tutto il Mondo non ad una cosa così speciale e poetica, ma ad una forma di inquinamento purtroppo molto diffusa e poco conosciuta.

In questi ultimi anni sta diventando sempre più inquietante la presenza sulle spiagge di nurdles, microsfere di meno di 5 mm di diametro (hanno forma e dimensioni simili alle lenticchie) di plastica primaria, un materiale progettato per essere fuso e quindi modellato per costruire la maggior parte degli oggetti di plastica. I nurdles sono il frutto del lavoro degli impianti petrolchimici e spesso vengono persi durante il trasporto con le navi oppure durante le operazioni di carico e scarico nei porti.

Queste microsfere sono molto leggere, galleggiano e hanno effetti dannosi per la biodiversità marina.

Secondo alcune misurazioni, quasi il 90% dell’inquinamento oceanico è costituito dalla plastica e le ’lacrime di sirena’ costituiscono un problema serio: sono molto pericolose per gli animali marini, poiché le loro piccole dimensioni, i colori spesso brillanti e la loro forma sferica, simile a uova di pesce, vengono scambiate per piccole prede, vengono ingoiate e possono provocare soffocamento. Inoltre, queste sfere possono rimanere intrappolate nello stomaco dell’animale causando ulcerazioni, dandogli l’impressione di essere sazio e impedendogli di nutrirsi.

E’ una situazione davvero molto preoccupante: si stima che l’industria della plastica rilasci involontariamente nell’oceano fino a 53 miliardi di nanoparticelle, una cifra sufficiente per produrre 88 milioni di bottiglie di plastica.

Cosa si può fare in concreto per evitare che la plastica continui a soffocare i nostri mari e i suoi abitanti? Nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Onu un obiettivo è dedicato alla vita sott’acqua (obiettivo 14) con lo scopo di «conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile». Ridurre la plastica monouso è sicuramente indispensabile per ottenere questo risultato.

Anche noi possiamo contribuire nel nostro piccolo. Ecco alcuni semplici consigli: preferire gli involucri di carta a quelli di plastica; scegliere prodotti sfusi e non quelli confezionati in involucri o contenitori di plastica; eliminare (o ridurre) il consumo di bicchieri, piatti e posate usa e getta in plastica; utilizzare la borraccia, che è riutilizzabile, piuttosto che le bottigliette di plastica.

Bastano piccoli cambiamenti nelle proprie abitudini per fare la differenza.

Istituto comprensivo San Felice sul Panaro e Camposanto

 

Il 21 marzo scorso alcuni studenti del nostro giornalino scolastico ’La Gazzetta delle medie’ sono andati a intervistare un calciatore del Modena. È stato entusiasmante sapere che saremmo andati allo stadio Braglia di Modena. In cielo c’era poco sole, ma dentro di noi l’adrenalina era tanta! Non stavamo nella pelle! Allo stadio siamo stati accolti daun dirigente della squadra che ci ha accompagnati nella sala conferenze: un locale luminoso e accogliente. Lì ci aspettava sorridente l’attaccante Nicholas Bonfanti, pronto ad accoglierci e a rispondere alle nostre curiosità. Indossava una squillante maglietta gialla e portava un ciuffo sbarazzino.

Il giocatore aveva un sorriso contagioso e ci ha messi subito a nostro agio. Gli abbiamo fatto tantissime domande riguardanti la sua motivazione, il fair play, la gestione della rabbia e dell’ansia, l’alimentazione, i rapporti tra i giocatori, la preparazione sportiva, il comportamento da tenere durante le partite e gli allenamenti, il controllo della tensione.

Ha parlato in particolare del rispetto tra le persone, del dialogo necessario per riflettere sulle proprie azioni e sull’importanza degli amici e dei familiari. Dopo la nostra lunga intervista gli abbiamo chiesto l’autografo. I dirigenti del Modena ci hanno regalato una penna gialla che ricorda il colore della squadra.

Siamo quindi usciti sul campo per vedere gli altri calciatori che si allenavano: provavano degli schemi di gioco mentre i portieri si tuffavano per parare i colpi.

Al termine della mattinata gli studenti che hanno partecipato erano tristi, consapevoli che l’attività era conclusa. Per tutti questa è stata una bella esperienza, ricca di stimoli, da ripetere!

 

Sai che potresti risultare bullo/a anche tu, senza nemmeno rendertene conto? Non importa se a compiere violenza verbale, psicologica o fisica è qualcun altro, se tu stai lì a guardare e divertirti sei complice.

Per i bulli, avere il pubblico è una cosa importante; senza il ’pubblico’ i bulli perdono interesse ad avere atteggiamenti offensivi.

Ecco perché è importante rifiutare di partecipare alle prepotenze e dire al bullo e a tutti i presenti che tu non sei d’accordo con quello che sta facendo.

Non girarti dall’altra parte!

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