ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Primaria Giacomo Leopardi di Serra De' Conti (AN) - 5G

I mille usi della plastica e i danni al pianeta

La storia è curiosa e inizia nel 1861, quando l’inglese Alexander Parkes brevetta il primo materiale sintetico chiamato Parkesine

In occasione della giornata mondiale della terra, noi alunni delle classi quinte G e F abbiamo partecipato a un laboratorio del progetto Scarabeo Verde, finanziato da Ata Rifiuti di Ancona. Un formatore esperto, Luca G., ci ha rivelato i segreti della plastica. La sua storia è curiosa, inizia nel 1861, quando l’inglese Alexander Parkes brevetta il primo materiale sintetico chiamato Parkesine con cui era possibile produrre materiali rigidi ma flessibili. Dagli anni ‘60 la plastica entra nelle nostre case grazie alla sua versatilità e praticità. I motivi del successo sono vari: leggerezza e resistenza del materiale, facile lavorazione, capacità di isolare, comoda igienizzazione. Il suo grande successo nasconde però un risvolto negativo per il pianeta. Acqua, suolo e aria sono lì a testimoniarlo.

Non sapevamo, per esempio, che esistessero vere e proprie isole di rifiuti nel mare, frutto di anni di accumuli e anche nella terra ferma la situazione non è migliore: i rifiuti nelle discariche portano ad un inquinamento del suolo e delle falde acquifere. Come il petrolio, anche la plastica quando brucia produce anidride carbonica che si accumula nell’atmosfera. La plastica che finisce nell’ambiente arriva all’interno di fiumi e corsi d’acqua, i quali la portano fino al mare e alle spiagge, dove si accumula causando danni all’ambiente e alla fauna. Ma non è finita qui. Dovevamo inventare una storia ispirata ai temi trattati e realizzarla attraverso disegni e materiali di riciclo portati a scuola. La nostra storia narra di tre orsi polari che incontrando per la prima volta la plastica nelle loro acque ne rimangono intrappolati. Trovano la salvezza solo grazie al provvidenziale intervento di un gruppo di eschimesi. Questi approfondimenti ci hanno fatto conoscere una società dove la plastica ancora non c’era e quindi la consapevolezza che è possibile, avere una quotidianità dove non sia così fondamentale. Anselmi Andrea, Baldarelli Naferthary, Bartolini Ester, Capitanelli Simone, Capoccia Asia, Cecchini Davide, Cesaretti Greta, Contu Martina, Copparoni Dylan, Fioranelli Stella Maris, Gioacchini Rebecca, Giuliani Mattia, Hu Ke Xin, Ji Hao Xuan, Micucci Emanuele, Petrella Alessandra, Pinto Jessica, Santinelli Mattia, Sdogati Camilla, Simonetti Noemi, Spoletini Giada, Straciug Alessio Andrei, Tittarelli Giacomo, Tozaj Brian.

Classe 5ª G

 

Circa otto milioni di tonnellate di rifiuti invadono le acque dei mari di tutto il mondo. Attraverso la forza delle correnti oceaniche, come un grande «effetto lavandino», si creano delle concentrazioni di spazzatura in zone specifiche degli oceani: le cosiddette «Isole di Plastica».

Nel mondo ce ne sono sette: si trovano nell’oceano Atlantico, in quello Pacifico, in quello Indiano fino a raggiungere il Circolo Polare Artico. La più antica è la «Great Pacific Garbage Patch», cioè l’»Isola di Plastica più grande del mondo», si trova a largo della California ed è tra essa e l’Arcipelago Hawaiano. Venne scoperta da Charles Mooreun capitano di marina e oceanografo che nel 1997, confermando le ricerche degli anni ‘80, attraversò per la prima volta l’ammasso di plastica. La superficie di questo accumulo di rifiuti è confrontabile almeno alla superficie dell’Australia ed è composto da ottantamila tonnellate di rifiuti vari. Le cause principali della formazione delle «isole» sono lo scarico di spazzatura in mare da parte delle grandi industrie e il comportamento irresponsabile dell’uomo. Inoltre, il vento trasporta in acqua molti scarti dalle discariche e, con l’azione delle correnti d’aria che danno origine a vortici perenni, creano l’accumulo della plastica. Questi materiali ostacolano il passaggio della luce solare condizionando in maniera negativa l’ambiente marino sottostante. La degradazione di questi rifiuti emette dei gas che vanno ad aumentare l’effetto serra e per di più molti animali come pesci, tartarughe, delfini, balene e uccelli marini, scambiano questi detriti come cibo, oppure ne rimangono incastrati, non riuscendo a sopravvivere. Per non parlare del pesce che mangiamo: è stato dimostrato che una persona che consuma abitualmente pesce, introduce nel suo corpo l’equivalente in plastica di una carta di credito a settimana. Le «Isole di Plastica» costituiscono un problema enorme, basti pensare che per raggiungere lo stesso peso dovremmo mettere sulla bilancia circa due miliardi di elefanti. Rappresentano comunque solo una delle tante conseguenze dell’inquinamento dell’uomo e necessitano urgentemente di un intervento attivo.

Gli alunni della 5ª G

Cosa possiamo fare per ridurre l’inquinamento? Certo le conoscenze per fare qualcosa ci sono ed è importante attivarci tutti.

Per ridurre l’inquinamento dalla plastica possiamo aumentare l’uso di borracce d’acciaio e contenitori riutilizzabili. Non dobbiamo abbandonare oggetti nell’ambiente, ma gettarli negli appositi contenitori.

Dovremmo servirci più frequentemente di buste fatte di tela e altri materiali, insomma, cercare di utilizzarne il meno possibile e avere cura di riciclare. La plastica si degrada in tempi molto lunghi: anni ed anche secoli! Una volta che si trova in mare, si sgretola per via degli effetti atmosferici e si trasforma in microplastiche. Le microplastiche sono state recuperate in ogni angolo del pianeta, dal Monte Everest alla Fossa delle Marianne. Inoltre, sono state ritrovate in vari pesci che tra l’altro finiscono tutti i giorni nei nostri piatti. Per salvare gli animali marini la soluzione è impedire che questi rifiuti entrino negli ambienti acquatici. Alcune scuole, come la nostra, aderiscono a progetti promossi da «Legambiente», dedicando giornate a tema per la sensibilizzazione. I vari progetti educano noi ragazzi su come fare per non inquinare il nostro territorio. Sapete, l’attività è nata nel 1980, proprio quando ci si è resi conto che la plastica stava diventando un problema. Noi ragazzi vorremmo mettere al corrente tutti quanti e partecipare il più possibile a queste iniziative. Ognuno può fare la propria parte ed è importante farlo insieme.

Gli alunni della 5ª G 

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