Un giorno a scuola con la polizia postale
È successo il 26 gennaio e i ragazzi della ’Valgimigli’ di Mezzano hanno voluto raccontarlo: «Con la pandemia l’uso di Internet è aumentato»
La parola “polizia” fa pensare a poliziotti che arrestano e indagano nella vita reale, ma non solo, lo fanno anche sul web, spesso a nostra insaputa. E’ quello che abbiamo capito dall’incontro con la polizia postale il 26 gennaio all’Istituto ’Manara Valgimigli’ di Mezzano. Antonio e Stefania hanno insistito sul fatto che “Internet non dimentica” e che il web è come un foglio, dove ci si può scrivere ciò che si vuole, ma mentre il foglio può essere buttato, il web rimane lì per sempre insieme a ciò che hai pubblicato.
Con la pandemia l’uso di internet è aumentato ma con questo sono aumentati anche tutti i rischi ad esso legati. Sono infatti cresciuti i casi di cyberbullismo e con essi i suicidi delle vittime; il body shaming, la discriminazione per l’aspetto fisico di una persona, oppure il flaming, ovvero la cattiva abitudine di mettere zizzania nelle chat per indurre il litigio, ma ancora i troll, gli haters, le molestie sessuali. A danneggiarci è anche il tempo che trascorriamo on line: il 79% dei ragazzi dagli 11 ai 18 anni trascorre più di 4 ore al giorno sui social, pari a due mesi interi in un anno. Il 40% perde varie ore di sonno. A causa di questa ossessione verso la tecnologia si sono sviluppate delle vere e proprie fobie come la nomofobia, la paura di non avere con sé il proprio telefono e non poterlo controllare e la fomo (fear of missing out), la paura di essere esclusi dai contesti social. Oltre a queste sono aumentati il vamping, la dipendenza che induce le persone a rimanere incollati allo schermo e gli hikikomori (che in giapponese significa «stare in disparte»), ragazzi che decidono di ritirarsi dalla vita sociale, rinchiudendosi nella propria stanza, evitando contatti con l’esterno.
A causa del vamping si è enormemente sviluppata la capacità di profilazione delle piattaforme che, riuscendo a scoprire tutti i nostri gusti, ci mostrano solo ciò che ci piace, riducendo la nostra curiosità e conoscenza del mondo.
Ci hanno spiegato che la maggior parte delle app sono gratis perché guadagnano di più con i dati personali della gente che con i suoi soldi. Poi ci hanno illustrato alcuni comportamenti giusti da mantenere sui social; per esempio quando una persona ci dà il consenso di fare una foto non è detto che ci dia il consenso di pubblicarla sui nostri canali, quindi è importante tutelare sempre la privacy degli altri. Un esempio negativo invece è quello di alcuni ragazzi di Modena che hanno insultato e lanciato un cestino in faccia alla docente e ripreso e condiviso la scena.
La professoressa ha denunciato tutti e tre e quello che ci ha rimesso di più è stato proprio colui che ha filmato e postato l’accaduto. Infine ci hanno fatto vedere un video che spiega uno dei crimini più comuni sul web: l’adescamento.
Una o più persone, se si tratta di criminalità organizzata, creano account falsi di adolescenti e adescano più utenti contemporaneamente. Una volta ottenuta la loro fiducia, chiedono di scambiare foto intime per poi iniziare a ricattarli chiedendo soldi o incontri reali. Questo ci fa capire che non bisogna mai fidarsi degli sconosciuti online e soprattutto, come ci invita a fare la polizia postale, a non restare mai da soli di fronte a tutti questi pericoli e chiedere aiuto ai genitori e agli adulti di cui ci possiamo fidare. Ilaria Chietti e Anna Lucia Ciceroni, classe 3^C Scuola media ’Valgimigli’ di Mezzano Professoressa Laura Picci
Sono a conoscenza dell’esistenza dell’Archivio di stato ma in pochi sanno quali sono i suoi obiettivi e i compiti specifici.
Oggi parleremo di ciò che abbiamo scoperto assieme alla classe 3°A dell’Istituto comprensivo “Manara Valgimigli” di Mezzano, durante la visita all’archivio di Stato della nostra provincia.
La lunghezza dei documenti di questo archivio, se posizionati uno dietro all’altro, supererebbe i 10 km, 10 km di scoperte in gran parte ancora da svelare. A dircelo è il dott. Fabio Lelli che, tra tutte le sue competenze, si occupa anche di condividere il patrimonio dell’archivio con gli studenti della provincia.
Durante la nostra visita, per esempio, Lelli ci ha illustrato gli obiettivi di questo ente pubblico, ovvero la conservazione di documenti e archivi di attività come ospedali, tribunali, scuole, ecc; la loro valorizzazione tramite esposizioni o mostre e la loro consultazione in sale apposite per chi ne faccia richiesta. Questi documenti potevano essere doni di famiglie importanti oppure derivare, per esempio, da corporazioni religiose o da notai, ovvero coloro che garantivano accordi ed erano tra i pochi capaci di leggere e scrivere.
Abbiamo scoperto che un documento diventa “storico” dopo 30 anni dalla fine del suo ultimo utilizzo, quindi sappiate che anche le vostre foto, appunti, ecc. potrebbero rientrare prima o poi nella storia. Abbiamo potuto consultare i registri di alcune scuole e scoprire che, ancora nella seconda metà del XX secolo, c’erano materie di studio diverse per ragazzi e ragazze. Abbiamo anche fatto un viaggio nella geografia di Ravenna attraverso carte antichissime che la rappresentavano come una piccola Venezia.
Per farci capire la natura dei documenti “storici” e il loro valore ce ne ha mostrato di molto antichi come una pergamena risalente al 964 d.C.
In conclusione, alcuni di noi sono entrati pensando che si sarebbero annoiati, ma quando abbiamo scoperto come la storia possa essere letta attraverso le fonti primarie, siamo rimasti colpiti. Ci ha, inoltre, molto emozionato poter vedere, con i no-stri occhi, scritti ultramillenari, per cui ci auguriamo che anche voi possiate fare questa esperienza, coinvolgente e totalmente gratuita.
L’offerta riservata alle scuole è molto ricca, come si legge sul sito https://asravenna.beniculturali.it/didattica/.
Giacomo Buscherini e Mattia Sprocati Classe 3^AScuola media ’Valgimigli’ di Mezzano Professoressa Laura Picci