ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Paolo Amaducci di Bertinoro (FC) - 2C

Violenza contro le donne, è ora di dire basta

I ragazzi hanno analizzato alcuni tragici episodi di cronaca in occasione della Giornata internazionale dichiarata dalle Nazioni Unite

La violenza contro le donne è, purtroppo, un argomento che è sempre più al centro delle notizie di cronaca nera, nonostante ci si vanti di essere in un’epoca moderna e civilizzata. La parola violenza rimanda a quella di violento, parola che ha origine dal latino ’violentus” che a sua volta trae origine da ’vis’ che indica ciò che vince, opprime e distrugge. La violenza quindi è quel comportamento che fa uso della forza fisica per arrecare danno ad altri. Questo è ciò che avviene ogni giorno in tutto il mondo a milioni di donne, che vengono sminuite, maltrattate, sfruttate, stuprate, picchiate, minacciate, stalkerate ed uccise. Si evince, quindi, che le forme di violenza sulle donne sono molteplici: si parla di violenza domestica, sessuale, fisica e psicologica; quest’ultima, molto grave, è fatta di minacce, urla, abusi verbali e parole che talvolta diventano macigni che opprimono ed uccidono moralmente. Purtroppo i numeri della violenza contro le donne sono ancora altissimi; basti pensare che nel mondo 1 donna su 3 subisce una qualsiasi forma di violenza; in Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza, non solo fisica ma anche psicologica, sono quelle esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner. Infine i dati, aggiornati al novembre 2022,forniti dal Ministero dell’Interno, evidenziano che rispetto al 2021 vi è stato un aumento di femminicidi del 2%. In classe abbiamo affrontato diverse volte questa tematica richiamando l’attenzione sui diritti calpestati soprattutto delle donne che vivono in paesi come l’Iraq, l’Afghanistan, il Pakistan, il Kurdistan o l’Iran dove nascere donna equivale ad una condanna a morte. Masha Amini era una giovane donna curda di soli 22 anni che il 13 settembre 2022, mentre era in visita a Teheran con la famiglia, fu fermata dalla cosiddetta ’morality police’ ovvero la polizia della religione Islamica, che ha il dovere di arrestare le persone che violano il codice d’abbigliamento islamico. Tale polizia impone l’obbligo alle donne islamiche di indossare l’hijab (il velo islamico) per coprire i capelli, insieme a lunghe tuniche per nascondere le curve del corpo. Mahsa fu arrestata e portata in un centro di detenzione per essere rieducata. Mahsa morì poco dopo. L’unica sua colpa era quella di portare il velo in modo non adeguato. In una notte del settembre scorso Noemi Durini, una sedicenne originaria di Specchia in provincia di Lecce, viene contattata dal suo fidanzato un anno più grande di lei che le dice che la passa a prendere in auto; poi la porta in un posto isolato e dopo un litigio la prende a sassate fino ad ucciderla per poi nascondere il cadavere. Lui diceva di amarla. Il 25 novembre 1960 le tre sorelle Mirabal (Patria, Minerva, Maria Teresa), furono brutalmente assassinate dai mandanti del dittatore Trujillo. La loro colpa? Essere delle donne fuori dal tempo che, con il proprio coraggio, hanno cercato di cambiare la storia del proprio paese, la Repubblica Dominicana. Ed è per questo che il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 25 novembre come ’La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne’: una giornata mondiale per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere. Noi siamo convinti che non basti una sola giornata per ricordare tutte le vittime di maltrattamenti, abusi e femminicidi ma è necessario imparare sin da piccoli il rispetto, l’empatia e quella cultura della non violenza che potrebbe renderci persone migliori: in una sola parola occorre fare prevenzione. E a tutte quelle donne che vengono quotidianamente maltrattate, private dei loro diritti, umiliate vorremmo far arrivare il messaggio che non sono sole ma devono solo avere il coraggio di chiedere aiuto e dare voce al loro dolore. Quella voce che, purtroppo, molte donne non hanno più.

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