ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Benedetto Croce di Forlì (FC) - 3N

Così diamo un senso alla parola legalità

A partire dall’arresto del boss Matteo Messina Denaro, i ragazzi si chiedono quali azioni concrete mettere in atto, anche nel loro piccolo

Matteo Messina Denaro, il boss superlatitante ricercato da 30 anni, è stato arrestato il 16 gennaio dai carabinieri del Ros, poco prima di iniziare una seduta di chemioterapia. Su di lui pendevano ergastoli per decine di omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo quasi due anni di prigionia, condanne per le stragi del ’92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, e per gli attentati del ‘93 a Milano, Firenze e Roma. Oggi la sua cattura ha messo fine a una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernardo Provenzano, riuscito ad evitare la galera per 28 anni. L’arresto è avvenuto in una clinica a Palermo e, probabilmente, durante tutta la latitanza non si era spostato tanto dalla sua terra di origine. Il clamore della notizia ci ha spinti a riflettere sul concetto di legalità e sul suo contrario, a partire dalle piccole ’azioni illegali’. A scuola esiste un patto formativo, una sorta di decalogo, che coinvolge studenti e genitori, con impegni reciproci, per regolare l’attività educativa e didattica. Per illegalità non si intende solo mafia, violenza, corruzione, ma anche omertà, indifferenza e ignoranza e per una cultura della legalità ci vuole il contributo di tutti. Chissà se le persone che hanno incontrato il boss in tutti questi anni non lo hanno riconosciuto e se hanno visto dove si nascondeva, perché hanno taciuto? Sono rimaste in silenzio per paura, o per un personale tornaconto? Un meccanismo di questo genere alimenta i sistemi mafiosi. Anche piccole azioni possono fare la differenza per sconfiggere il più corrotto dei sistemi. Un altro fattore che alimenta la mafia è l’ignoranza di chi si arrende senza combattere: «Questa vita non ha significato, se hai paura di una bomba o di un fucile puntato alla testa». Questa frase del cantautore Fabrizio Moro ci fa capire che se vogliamo avere una vita migliore, dobbiamo trovare il coraggio di denunciare gli atti spregevoli perché «l’unione fa la forza ma il silenzio fa la morte». Abbiamo letto tante storie e testimonianze insieme alla nostra professoressa e ne abbiamo discusso in classe. Le letture ci hanno aiutato ad essere un po’ più consapevoli e, con occhi diversi, ci siamo accorti che le azioni illegali vengono commesse quotidianamente, anche da noi, quando ad esempio a scuola stiamo in silenzio, anche se abbiamo notato un’ingiustizia, una scorrettezza o qualche violazione al regolamento scolastico da parta di qualche alunno. Facendo così, siamo omertosi. Le illegalità, piccole o grandi, sono sempre scorrette. Se non cerchiamo di fermarle, se ne nutriranno le organizzazioni criminali, come quelle mafiose. Non dobbiamo restare indifferenti. L’illegalità, la mafia, e ogni tipo di violenza si possono affrontare con i mezzi che la legge ci fornisce: denunciare. Dobbiamo avere il coraggio di rompere il silenzio e combattere l’indifferenza, che è il primo nemico dell’esistenza. Si deve combattere come ha fatto Peppino Impastato, che sosteneva che «la mafia non finirà per invecchiamento, ma solo se si smetterà di tacere». Ci vengono quindi in mente grandi uomini come i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che hanno combattuto in nome della legalità e per difendere ogni singolo cittadino, in nome dello Stato che rappresentavano e per questo hanno dato la loro vita per tutti noi. Bisogna diffondere idee, dare voce a chi non ne ha: sono azioni coraggiose che i mafiosi considerano più pericolose delle stesse armi. Concludendo, citiamo il procuratore di Palermo De Lucia il giorno dell’arresto di Messina Denaro: «Oggi è una giornata storica, che dedichiamo a tutte le persone vittime della mafia». Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha aggiunto: «Ci piacerebbe immaginare che il 16 gennaio possa essere il giorno nel quale viene celebrato il lavoro degli uomini e delle donne che hanno portato avanti la guerra contro la mafia».

Classe 3ªN

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