«In Rete ci sono parole che fanno molto male»
I ragazzi hanno redatto un calendario per una comunicazione non ostile nella giornata dedicata alla lotta al cyberbullismo
Il 7 febbraio è la giornata dedicata alla lotta contro ogni forma di bullismo e cyberbullismo. Quest’anno, dopo una serie di attività, noi alunni delle classi 2ªA e 2ªC abbiamo discusso e ci siamo confrontati sui 10 punti della «Comunicazione non ostile»: virtuale è reale; si è ciò che si comunica; le parole danno forma al pensiero; prima di parlare bisogna ascoltare; le parole sono un ponte; le parole hanno conseguenze; condividere è una responsabilità; le idee si possono discutere e le persone si devono rispettare; gli insulti non sono argomenti; anche il silenzio comunica. I principi elencati nel Manifesto hanno l’obiettivo di insegnare il giusto comportamento di chi comunica soprattutto in Rete, ma è uno strumento che dovremmo sempre utilizzare. Parlare in maniera «non ostile» non è facile e spesso noi usiamo le parole in maniera superficiale dimenticando che «le parole fanno più male delle botte». Spesso il linguaggio che usiamo ci rende «disumani», a volte ci mostriamo insensibili verso gli altri e possiamo creare dolore senza essere del tutto coscienti delle conseguenze delle nostre azioni. Usiamo spesso parole di odio, che feriscono, scherniscono, offendono e che hanno la finalità di individuare il «nemico di turno». Le abbiamo chiamate parole «muro». Chi riceve le nostre «brutte» parole, ed è l’oggetto dei nostri «cattivi commenti», prova sentimenti ed emozioni a volte non facili da contenere che possono avere effetti gravi che vanno dalla difficoltà di costruire relazioni, alla depressione, dall’isolamento alla scarsa autostima fino ad arrivare addirittura al suicidio. Mettersi nei panni dell’altro è un esercizio che dovremmo praticare tutti, l’empatia deve essere insegnata per comprendere che un nostro comportamento può fare la differenza, salvare o uccidere. Abbiamo, per questo motivo, riflettuto sulle parole che ogni giorno usiamo e siamo stati tutti concordi sull’importanza di scegliere parole «giuste», quelle che ci spingono a comprendere, a farci capire e ad avvicinarci agli altri. Le abbiamo chiamate «parole ponte». Dire «non hai capito» è molto più offensivo che dire «non mi sono spiegato», dire «è colpa tua» è molto più ostile che dire «è tua responsabilità», dire «sei un nemico» è più ostile che dire «sei un avversario». Comunicare in maniera corretta è molto difficile quindi abbiamo cercato di allenarci con le parole utilizzando appunto il «Manifesto della comunicazione non ostile» ed è nata l’idea di realizzare un calendario ispirato ad esso. Ci siamo ritrovati di pomeriggio per scattare foto, ricercare sul web, sperimentare piattaforme ed applicazioni e dal nostro impegno è scaturito il Calendario per un anno di comunicazione non ostile. Alla fine siamo stati tutti concordi nell’affermare che un possibile antidoto all’aggressività e alla prepotenza è «fare squadra».
Le classi 2ªA e 2ªC
L’incontro con la Polizia si è aperto con una riflessione sui concetti di bullismo e cyberbullismo incentrata su casi reali. Poi sono stati trattati in modo più specifico gli strumenti e i mezzi attraverso i quali si consumano i reati di bullismo e cyberbullismo. Prima di tutto si è parlato del telefono cellulare essendo tramite diretto ai social. I relatori hanno esortato ad un uso consapevole del web, degli strumenti informatici in genere, dove si veicolano con troppa leggerezza messaggi e immagini. Dalla presentazione di video a tema toccanti e istruttivi sono emersi concetti educativi di significativa rilevanza come “si è ciò che si comunica”, “condividere è una responsabilità”, “virtuale è reale”, “scegli di scegliere, scegli di aiutare chi si trova in difficoltà”. I video proiettati hanno rammentato come tutto ciò che pubblichiamo e condividiamo rimane in Rete e ci rappresenta. I referenti della Polizia non hanno mancato in consigli e suggerimenti sul comportamento da tenere nel caso si assistesse a episodi di bullismo e cyberbullismo. La parola d’ordine è chiedere aiuto, mai voltare la faccia o assistere passivamente di fronte a simili situazioni. Dall’incontro è emerso che la strategia più concreta per contrastare i deplorevoli episodi è la prevenzione, che si realizza costruendo un tessuto di relazioni sociali in grado di contrastare i comportamenti di prevaricazione soprattutto quelli connessi a un uso distorto della tecnologia.
Sophia Gheco, 1ª A
Sabato 11 febbraio abbiamo affrontato con la Polizia il tema del bullismo, del cyberbullismo e dei rischi legati all’utilizzo del cellulare e dei social. Il comandante, che ha condotto e coordinato l’iniziativa, ci ha rivolto subito delle domande sul possesso del cellulare e sul tempo di utilizzo. Molti di noi sono intervenuti ammettendo che trascorrono la maggior parte del tempo libero utilizzando il cellulare. E’ emerso un dato allarmante e che ci ha sorpresi: ben tre ore quotidiane tolte allo sport, alle amicizie e al gioco. Da questo punto, i poliziotti hanno iniziato ad approfondire il tema del bullismo e cyberbullismo per conoscere cosa realmente ne sapessimo. Di fronte a certi esempi, il comandante ci ha parlato dell’importanza dell’intervento degli adulti per affrontare in modo corretto le situazioni che si possono presentare e non vergognarsi di aprirsi con i genitori e con i docenti. Per rafforzare il concetto, la Polizia ci ha mostrato una serie di video sul tema per farci riflettere sulle nostre azioni spesso inconsapevolmente scorrette. Tra gli aspetti che ci hanno impressionato di più c’è il fatto che se pubblichiamo una foto o un post sui social, anche dopo l’eliminazione, rimarranno per sempre in rete. La polizia ci ha consigliato di evitare l’uso dei social sotto i 14 anni e ha sottolineato che la responsabilità del nostro utilizzo è a carico dei genitori. In rete ci sono molti pericoli e abbiamo imparato che non bisogna affrontarli da soli. Questo incontro ci ha arricchiti e rafforzati per superare al meglio le nostre paure, i nostri dubbi e avere nuove speranze.
Classe Iª C