ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Marinelli di Forlimpopoli (FC) - 3E

L’importanza del teatro all’epoca di internet

I ragazzi hanno assistito a ’Uno, nessuno e centomila’ al Dragoni di Meldola. «Le tecnologie ci hanno reso impazienti»

Nell’ultimo ventennio la diffusione dei mezzi di comunicazione, ampiamente compresa la rete internet, ha limitato gli ingressi al teatro, ma anche alle sale cinematografiche e in altri settori che hanno come fine ultimo l’obiettivo di garantire la socializzazione, promuovere la cultura e potenziare il benessere fisico e psicofisico.

L’apparente condizione di beatitudine, dettata dall’alto consumismo, infatti, ha estremamente accomodato l’uomo in un contesto domestico dove ciò che un tempo si ricercava in luoghi deputati alla socialità, oggi è accessibile direttamente da casa con la discriminante che vede venir meno gli aspetti legati alla socializzazione.

La riflessione cui siamo giunti riguarda soprattutto la fascia d’età giovanile, tanto che nel momento in cui le scuole o un altro ente promuovono una proposta culturale e/o di aggregazione sociale per i ragazzi, questi non solo fanno registrare una limitata presenza ma, inoltre, spesso capita che violino le regole di comportamento. A differenza del passato, i giovani faticano a rispettare le norme che dovrebbero portare ad avere un atteggiamento corretto. Di recente, la nostra classe ha aderito alla proposta avanzata dalla redazione de il Resto del Carlino, testata giornalistica per la quale siamo qui a scrivere, in collaborazione con Accademia Perduta / Romagna Teatri. Siamo stati invitati ad assistere alla messa in scena di un’opera di Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila al teatro Dragoni di Meldola, per la regia di Antonello Capodici ed effettivamente ci siamo resi conto che in tale occasione non ci siamo comportati nel migliore dei modi. Non è mancato da parte di alcuni di noi il bisbiglio di sottofondo oltre all’utilizzo dei cellulari che, con le loro luci, hanno alterato la visione dello spettacolo agli altri spettatori. Di certo ai tempi di Plauto non c’erano i cellulari ad infrangere il rispetto sociale, i contenuti e il piacere per i quali si decideva di assistere agli spettacoli proposti riguardava le persone colte, desiderose di confrontarsi ogni volta con quanto veniva proposto.

Eppure il teatro ha concretizzato i contenuti presentati in classe, quei contenuti pirandelliani folli ed ironici che avevamo letto precedentemente dal libro di letteratura.

Nel corso del triennio la scuola ci ha proposto di recitare diverse scenette e alcuni di noi frequentano una compagnia teatrale pomeridiana. ’Tommaso e Irene’, da ’Una vita violenta’, di Pier Paolo Pasolini, ultimo spettacolo recitato dalla nostra classe, ci ha permesso di mettere in gioco le nostre emozioni, accantonare ogni forma d’ansia ed esibirci davanti ad un vero e proprio pubblico, dal momento che tra la platea dell’Aula Magna c’erano altre classi e diversi prof. Pertanto, considerato che non tutto è ancora perduto, bisogna assolutamente trovare un sistema promozionale che riporti certi settori sociali a riacquistare i valori tradizionali di un tempo, uno fra tanti il teatro.

IL COPIONE DELLA VITA Come accade nella vita, l’esperienza che abbiamo vissuto a teatro ci dovrebbe far riflettere sul fatto che le cose, le circostanze e le situazioni vanno affrontate una per volta, concentrandosi solo ed esclusivamente sul presente.

Al giorno d’oggi il problema evidente che si riscontra nella società è che si cerca sempre di colmare qualsiasi spazio vuoto solo ed esclusivamente con la tecnologia. L’attesa è impossibile, l’impazienza vive accanto a noi in ogni momento e costantemente ricadiamo sempre lì, nel vortice del mondo virtuale.

Il teatro insegna anche a domare e capire le nostre emozioni, i nostri stati d’animo, poiché ci immedesimiamo in personaggi che provano sentimenti estranei ai nostri. Aiuta a rapportarci tra noi e a stimolare l’immaginazione, perché, quando si recita, può accadere che si dimentichi qualche battuta e, quindi, subentra l’improvvisazione.

La nostra vita dovrebbe apprendere dal teatro proprio questo: con i suoi innumerevoli imprevisti bisognerebbe esercitarsi e mettere in campo la capacità di trovare soluzioni ad ogni cosa, improvvisare recitando, quindi, il copione della vita.

Classe 3ªE

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