ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Convitto Nazionale Giacomo Leopardi di Macerata (MC) - 3B

«Da Bruxelles aiuto il territorio»

La dottoranda Marconi sta portando avanti il settore di ricerca sui finanziamenti per lo sviluppo locale

Il Comune di Macerata ha un ufficio dedicato alle Politiche europee e, visto che quest’anno la nostra scuola partecipa al progetto «L’Europa per me», promosso dal Comune in collaborazione con Unimc, non abbiamo perso l’occasione di intervistare Rebecca Marconi che collabora con l’Ufficio Europa.

Marconi, di cosa si occupa nello specifico? «Sono una dottoranda di ricerca a Unimc; sono nata a Macerata ma ora vivo a Bruxelles. Collaboro con il Comune all’interno dell’Ufficio Europa che si occupa di monitorare e gestire i finanziamenti europei per lo sviluppo di progetti locali e internazionali. Il Comune sta lavorando molto con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)».

Può chiarirci il concetto di resilienza applicato al Pnrr? Di che si tratta? «Resilienza è saper affrontare le sfide con fiducia, è la capacità di resistere a eventi traumatici.

È stata inserita tale parola nel Pnrr perché è una delle priorità che l’Italia si prefigge di perseguire. L’Europa, con il Next Generation Europe, uno strumento da oltre 800 miliardi di euro, ha chiesto ad ogni Stato membro di elaborare un piano che illustri come si intende investire i fon-di. Si tratta del più grande budget elargito dall’UE per finanziare un piano di ripresa in un momento di sfida globale».

Qual è stato il suo percorso di studi? «Alla vostra età ero molto indecisa, poi mi sono iscritta al liceo scientifico. A Macerata ho conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni internazionali e una magistrale in Global politics and international relations. Ora sono una dottoranda di ricerca in Applied Economics, dal taglio internazionale; vivo a Bruxelles per motivi di lavoro e il mio settore di ricerca, cioè d’indagine, è quello dei finanziamenti europei per lo sviluppo locale».

Perché, dopo il liceo, si è iscritta a Scienze Politiche? «Al liceo ho capito che per il futuro avrei preferito un lavoro che mi ponesse al servizio degli altri e della società. Scienze Politiche mi ha dato strumenti forti per saper leggere la realtà con spirito critico ed essere libera nella comprensione del mondo e nella mia crescita».

Come si immagina tra cinque anni? «Mi vedo appassionata in un lavoro che mi permetta di contribuire alla comunità locale con spirito internazionale. Sono attaccata a Macerata e orgogliosa di rappresentarla all’estero. Vorrei restituire al territorio quanto appreso, applicando ciò che sto scoprendo allo sviluppo della mia città e del territorio locale».

Noemi Bellofatto, 3ªB Noemi Cinquegrana, 3ªB Benedetta Evangelista, 3ªB Erika Mustich, 3ªB

 

Come è nata l’Europa unita? Da un’idea. E cos’è un’idea? Una visione, se pensiamo alla sua etimologia. ‘Idea’ e ‘storia’ hanno la stessa radice: vedere vuol dire ricordare, secondo la mentalità degli antichi, e non c’è niente di più moderno. Un’idea si tiene in vita con la condivisione e il ricordo. Anche per la Storia è così. Ma quanti conoscono l’idea storica da cui nasce l’UE e la portano nel cuore (ricordare)? La moneta comune europea porta con sé un messaggio-chiave: ponti e finestre sulle banconote euro sono simbolo di apertura e comunicazione, il contrario dell’indifferenza. Anche la geografia delle istituzioni UE ci racconta un’idea di pace. Il Parlamento europeo ha sede a Bruxelles, capitale di uno Stato che nonostante la neutralità violata non si è mai chiuso in se stesso, e a Strasburgo, città che ha visto tante tensioni sfociare in guerre per la ricchezza del sottosuolo; in entrambi i casi il Parlamento ricorda che il dialogo ci sottrae all’odio e all’indifferenza. Ancora l’indifferenza. Viene in mente un articolo letto il 24febbraio di quest’anno nel Resto del Carlino, a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina; era un’intervista di Stefania Consenti a Liliana Segre. Si faceva riferimento al Binario 21 della stazione di Milano, da cui partivano i treni per Auschwitz e dove oggi è stata scolpita sul muro la parola ‘indifferenza’, la più scioccante per la Segre. L’UE ha preso il Nobel per la Pace nel 2012 per aver trasformato la maggior parte dell’Europa da un continente di guerra in uno di pace, come si spera potrà continuare a essere dopo la fine della guerra in Ucraina. Ognuno, nel suo piccolo, è in grado di promuovere la pace ricordan-do. Tutti quelli che ci aiutano a non dimenticare, gli insegnanti, i giornalisti o i nostri nonni e bisnonni, come Liliana Segre, ci regalano il futuro.

Erika Mustich, 3ª B Giada Quagliani, 3ª B Giulia Rossi,3ª B

 

 Un viaggio è spesso l’occasione per vivere la Storia. La gita d’istruzione di noi ragazzi delle classi terze quest’anno è stata un’immersione nei luoghi che segnano l’attuale confine tra Friuli e Slovenia, terre segnate dalle cicatrici di due guerre mondiali.

Abbiamo visitato a Trieste la Risiera di San Sabba, campo nazista dagli alti muri di cemento e finestre cieche, da dove molti partirono per Auschwitz, e le trincee del Carso, nel cui bianco silenzio risuona ancora potente la voce di Ungaretti. Tra i luoghi più interessanti, oltre ai Musei della Grande Guerra di Caporetto e Gorizia, da dove si eleva un monito di pace per l’Europa intera, vi è la Piazza della Transalpina di Gorizia, detta anche Piazza Europa. Essa è condivisa tra Italia e Slovenia, precisamente tra Gorizia e Nova Gorica, che non a caso saranno Capitali europee della cultura nel 2025. Grazie alla guida abbiamo raccolto la storia del luogo: un mosaico di ciottoli bianchi e neri incornicia a terra un disco d’acciaio a segnare il confine del 1947; prima del 2004, cioè prima dell’ingresso della Slovenia nell’UE, lì c’era un muro, uno degli ultimi muri europei a cadere dopo quello di Berlino.

Vittoria Foresi, 3ª B

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