ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Borghi di Borghi (FC) - 1C

Il tenero incontro tra Ettore e Andromaca

Gli studenti della I C si sono appassionati allo studio dell’epica classica, fatta di racconti avvincenti ma anche di amori eterni

Quest’anno abbiamo iniziato a studiare una nuova disciplina: l’epica classica. Abbiamo letto  alcuni episodi dell’Iliade e dell’Odissea. Un episodio che ci è piaciuto particolarmente è quello in cui si narra l’incontro tra Ettore e Andromaca. Ettore, figlio di re Priamo, re di Troia, deve partire per la guerra di Troia, ma, prima di partire, ha a cuore di andare a salutare la sua amata moglie, Andromaca, ed il loro figlio, il piccolo Astianatte.

L’incontro avviene nei pressi delle Porte Scee e Andromaca è accompagnata da un’ancella, il cui epiteto è ’dalle bianche braccia’. Andromaca prega Ettore di non partire per la guerra, perché teme di perderlo per sempre e perché è ben consapevole di quello che sarebbe stato il suo destino di donna vedova e quello del piccolo Astianatte.

Ettore, però, risponde ad Andromaca che deve per forza partire, perché, come lui stesso dice «ha troppo rossore dei Teucri», teme di essere giudicato vile dal suo popolo, dai Troiani, detti anche Teucri. Ettore non vuole fare la figura del codardo e antepone la gloria e l’amor di patria all’amore per Andromaca e per Astianatte. Ettore, essendo in  procinto di partire, indossa l’armatura e l’elmo abbagliante e Astianatte, spaventato dal pennacchio che sventola in cima all’elmo, si rannicchia sulla spalla della sua mamma. Ettore, però, vuole abbracciare Astianatte e, per evitare di intimorirlo ancora, si toglie l’elmo e lo appoggia sul pavimento, in modo tale che il bambino si tranquillizzi e vada tra le braccia del suo papà. Così accade, Ettore prende in braccio Astianatte e lo eleva a Zeus, chiedendo lui di renderlo più forte e glorioso di suo padre. Ettore è fermo nella sua decisione, del resto, non può fare altrimenti, non può fare altro che partire per la guerra ed invita Andromaca a tornare a palazzo ad occuparsi delle faccende che competono ad una donna.

I timori di Andromaca erano fondati, infatti Ettore morirà in duello, ucciso per mano di Achille e il suo cadavere verrà straziato, trascinato dietro al carro di Achille, trainato da due cavalli davvero unici, Xanto e Balio. I due destrieri, nati dall’unione fra il vento Zefiro e l’arpia Podarge, erano stati donati a re Peleo ed alla ninfa Teti, genitori di Achille, in occasione delle loro nozze, ma non erano cavalli qualunque; essi erano in grado di predire il futuro, erano immortali, sapevano parlare ed erano veloci come il vento.

L’episodio in cui si racconta l’incontro tra Ettore e Andromaca ci è piaciuto particolarmente perché l’Iliade è tutta costellata di racconti di duelli, sicuramente molto avvincenti, ma, in questo incontro, abbiamo scorto tanta tenerezza. Quando lo abbiamo letto ci siamo commossi.

I fatti narrati nell’Iliade e nell’Odissea sono universali, sono attuali, non passano mai di moda; infatti, la prof ci ha fatto ascoltare una canzone che ha partecipato al festival di Sanremo, ’Tango’ di Tananai. L’abbiamo cantata insieme e abbiamo individuato alcune figure retoriche; abbiamo capito che non c’è molta differenza tra recitare una poesia e cantare una canzone. Cantare e ’poetare’ sono sinonimi. Ci siamo resi conto che quello stesso amore che legava Ettore e Andromaca, lega anche i protagonisti di questa canzone, lontani per la guerra in Ucraina.

Gli studenti di I C della scuola media di Borghi

 

Lo studio dell’Illiade e dell’Odissea ci ha davvero entusiasmato.

Per molti di noi è la materia preferita ed è un peccato che si studi solo il primo anno delle medie. Ci è anche molto piaciuto provare a scrivere alcune parole usando l’alfabeto greco. Andando avanti nello studio ci siamo resi conto sempre più di quanto questi testi possano essere attuali. Uno degli episodi dell’Odissea che ci ha colpito di più è stato quello in cui si narra l’incontro tra il naufrago Odisseo e Nausicaa, figlia del re Alcinoo, re dei Feaci. Nausicaa si trova sulla spiaggia insieme alle sue ancelle, intenta a giocare a palla, dopo aver lavato la biancheria, come consigliatole da Atena, la quale, apparsale in sogno, le consiglia di recarsi al fiume per lavare la biancheria.

All’improvviso, compare Odisseo, imbruttito e mal ridotto a causa dei numerosi giorni trascorsi in balia del mare; le ancelle, spaventate a causa dell’aspetto del naufrago, fuggono, ma, Nausicaa resta pronta a tendere la mano a Odisseo e a offrirgli la sua accoglienza.

Di fronte alla fuga delle sue ancelle, Nausicaa pronuncia le seguenti parole: «Fermatevi ancelle: dove fuggite alla vista d’un uomo? Forse un nemico credete che sia? Ma questi è un misero naufrago, che c’è capitato, e dobbiamo curarcene: vengon tutti da Zeus gli ospiti e i poveri; è un dono, anche piccolo, è caro». Abbiamo scoperto che per i Greci l’ospitalità era sacra e che, quando uno straniero si presentava alla loro porta, non potevano far altro che accoglierlo, evitando, così, di scatenare l’ira di Zeus. Abbiamo riflettuto sull’importanza dell’essere accoglienti e generosi nei confronti di chi si trova in una situazione di difficoltà e di povertà, concetto quanto mai attuale, se pensiamo a tutti i naufragi che, tutt’oggi, avvengono nel Mar Mediterraneo e di cui, quotidianamente, sentiamo parlare alla tivù e leggiamo sul giornale.

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