ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado E. Mattei di Marina di Ravenna (RA) - 3A, 3C

‘Paura silenzio coraggio’, non dimentichiamo

Una studentessa della scuola media ‘Mattei’ di Marina di Ravenna racconta un’iniziativa organizzata per la Giornata della memoria

Il 27 gennaio è la Giornata della memoria: ci ricorda le vittime del genocidio degli ebrei, avvenuto durante la seconda guerra mondiale. Qualcuno si è interrogato sulle cause di quello sterminio, pianificato nei minimi dettagli per volontà di Hitler; tra loro vi è la filosofa Hannah Arendt che, seguendo il processo al criminale nazista Adolf Eichmann, si pose il problema dell’origine del male. Constatando che il male può essere perpetrato anche da persone apparentemente “banali”, la filosofa affermò che uomini come Hitler o Eichmann non dialogavano mai con se stessi, non guardandosi dall’esterno. Io credo, invece, che Hitler qualche volta si sia fermato a meditare su ciò che stava facendo, ma era così convinto dei suoi ideali che non si fece prendere dal dubbio. Per questo è importante avere sempre un minimo di incertezza riguardo a ciò che pensiamo, così da non essere “fagocitati” dai nostri stessi pensieri.

Non tutti, per fortuna, sono stati crudeli come Hitler o la pensavano come lui. Alcune persone hanno salvato uno o più ebrei dalla morte: i cosiddetti “Giusti tra le Nazioni”. I Giusti non sono degli eroi, ma degli individui che si sono mobilitati per salvare vittime innocenti, perché pensavano fosse la cosa giusta da fare.

Quest’anno siamo stati spettatori di un reading teatrale, “Paura silenzio coraggio”, offerto dal Comune di Ravenna e messo in scena dalla compagnia “Destinatari sconosciuti”. Durante la rappresentazione, gli attori ci hanno letto di ebrei salvati dalla deportazione dai vicini di casa, da passanti o amici. Ogni storia trattava di paura e coraggio, e portava a una riflessione: scegliere tra il bene e il male. Mi sono domandata se anche io avrei aiutato oppure no.

Abbiamo ascoltato diverse storie, tra cui quella di un’infermiera che lavorava presso una stazione dove un giorno si fermò un treno diretto ad Auschwitz; i “passeggeri” erano in viaggio da ore, forse giorni, e avevano bisogno di cibo. Nonostante il divieto dei soldati di fornire loro dei viveri, lei si pose davanti al treno per bloccarlo. Il suo sforzo fu ripagato: i militari le permisero di portare acqua e cibo ai prigionieri. Un’altra storia degna di essere raccontata è quella del villaggio francese Le Chambon-sur-Lignon, la cui popolazione un giorno si recò in chiesa per la messa. Era il periodo in cui gli ebrei venivano deportati e tutti aspettavano che il pastore ne parlasse, e infatti l’ecclesiastico mandò un forte messaggio ai propri fedeli: li invitò ad aiutare gli ebrei perché erano esseri umani esattamente come loro. Da quel momento il paese divenne pronto ad accogliere chiunque rischiasse la vita. Il ruolo straordinario rivestito dagli abitanti di Le Chambon-sur-Lignon è stato riconosciuto con un’onorificenza dallo Yad VashemdiGerusalemme,nel1990. Questo racconto mi ha fatto capire quanto le parole di una sola persona possano influenzare l’intera collettività.

La Giornata della memoria è una data molto importante del nostro calendario, perché dovrebbe aiutarci a non ripetere gli stessi errori del passato. Negli ultimi tempi, però il suo scopo sta forse venendo meno: l’antisemitismo si sta nuovamente diffondendo in Europa, in parte a causa della guerra tra Hamas e Israele. Sono ricomparse stelle di David sulle porte dei cittadini ebrei e avvengono ancora attentati contro di loro. Se continueremo così, il percorso di conquista dei diritti umani non farà passi avanti, anzi, e forse toccherà anche a noi essere oggetto di discriminazioni.

Matilde Soddu, classe 3^ A Scuola media ’Mattei’ di Marina di Ravenna Prof.ssa Roberta Angelini

 

I giornali di tutto il mondo negli scorsi mesi hanno ripreso a parlare del conflitto israelopalestinese, iniziato nel 1948 quando una risoluzione dell’Onu stabilì la nascita di due Stati, quello palestinese e quello israeliano; quest’ultimo doveva accogliere i sopravvissuti alle persecuzioni nazifasciste. I Paesi arabi circostanti non accettarono quella decisione e iniziarono le ostilità, la cui fiamma si è riaccesa il 7 ottobre scorso con un attentato di Hamas contro Israele. I palestinesi tuttora non hanno uno Stato proprio e gli israeliani già prima del 7 ottobre erano a rischio costante di attacchi terroristici.

Al riaccendersi del conflitto, in Europa si sono verificati vari episodi di antisemitismo, come disegni di svastiche e stelle di David davanti alle case di famiglie ebree che sono state prese di mira, oppure sono state vandalizzate e distrutte diverse pietre d’inciampo, opere ideate dall’artista Gunter Demnig per ricordare gli ebrei uccisi durante la Shoah.

Anche a Ravenna è presente una pietra d’inciampo, così la nostra classe a novembre si è recata in via Mordani, davanti alla scuola primaria omonima, per vederla.

Si tratta di una lastra di metallo, sulla quale è presente un’iscrizione che ricorda Roberto Bachi con la data di nascita, di deportazione e di morte.

Ci è stato parlato di lui anche più tardi quando, all’Archivio di Stato di Ravenna, abbiamo fatto un laboratorio sulle leggi razziali, che ha messo in luce la sconcertante efficacia della propaganda antisemita fascista, il cui scopo era convincere gli italiani della fondatezza scientifica dell’antisemitismo e tramite il quale abbiamo anche scoperto che i cittadini vennero censiti in segreto con l’obiettivo finale di ridurre ai margini della società le famiglie ebree, tra le quali i documenti d’archivio ravennati citano la famiglia Bachi, il cui figlio Roberto, nato a Torino il 12 marzo 1929, venne deportato ad Auschwitz, dove morì assassinato nel 1944, a soli 15 anni. A 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale molte persone dimostrano di non avere imparato niente dalla Storia e questa per me è la cosa più sconcertante. Con una mentalità chiusa continuano a svolgere atti di antisemitismo contro persone innocenti, estranee a questi fatti e che certamente non meritano tutto questo.

Matteo Ndoja, classe 3^ C Scuola media ‘Mattei’ di Marina di Ravenna Prof.ssa Alessandra Grilli

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso