ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado D. Alighieri di Bibbiano (RE) - 3D

«La grande scelta e i lavori che immaginiamo»

È il momento di iscriverci alle superiori, gli studenti: «Il mondo è in rapida evoluzione, dobbiamo avere menti aperte e occhi nuovi»

Da pochi giorni si sono chiuse le iscrizioni per le scuole superiori. Dopo un percorso di orientamento fatto a scuola con gli insegnanti, incontri coi genitori, open day e stage nelle scuole è giunto il momento per noi studenti di terza media di compilare la domanda di iscrizione. Le scelte a disposizione sono tre, ma naturalmente tutti desiderano entrare nella scuola di prima scelta, immaginando già il loro percorso e la professione che potranno eventualmente fare da grandi. I nostri coetanei credono che non sia questa l’età giusta per prendere una decisione così determinante, che ci voglia la maturità per non sbagliare strada e perciò un’età minima di 15- 16 anni. Questo in sintesi, ciò che abbiamo capito in questi giorni parlando con i ragazzi delle classi di terza media della scuola Alighieri di Bibbiano.

Abbiamo scoperto anche che l’istituto superiore con il numero di iscrizioni maggiore è il D’Arzo di Montecchio con più di venti voti, seguito dal Bus Pascal, dal Motti, dallo Zanelli e dal Moro. In particolare tra i ragazzi della scuola vanno molto indirizzi come il tecnico informatico e scienze applicate. Meno gettonati gli indirizzi linguistici e umanistici e anche alcuni professionali. Noi studenti, per affrontare questa scelta, abbiamo tenuto conto di determinati criteri: la vicinanza a casa, gli indirizzi a numero chiuso o no, le condizioni della scuola, i laboratori, il livello di istruzione che garantisce la scuola e infine gli sbocchi lavorativi. Abbiamo tenuto meno in considerazione fattori come la presenza degli amici, perché in generale c’è consapevolezza che la scelta fatta è personale e potrà aprire nuovi sbocchi in termini lavorativi. Siamo infatti consapevoli che saremo il futuro della nostra collettività e pertanto guardiamo al futuro anche nelle nostre scelte scolastiche. Il mondo attuale è percepito come in rapida evoluzione, assecondato com’è dall’intelligenza artificiale. Dobbiamo pertanto avere menti aperte e occhi nuovi: le strade che intraprenderemo saranno così un vantaggio per tutti. Viste le scelte fatte con le scuole, giungiamo alla conclusione che il trend del lavoro riguarda temi futuristici, legati alle nuove tecnologie.

Nell’occupazione umana del futuro, infatti, i mestieri attualmente insoliti prenderanno piede sempre più: ad esempio la maggior parte degli studenti della Alighieri grazie alla loro scelta potrebbe occuparsi di design di realtà aumentata, progettazione di stampa 3D, architettura spaziale, chatbot, sviluppo di software, robotica, bioprinting.

E chi ne ha più ne metta. Chissà se, al termine del nostro percorso scolastico, esisteranno facoltà universitarie o master che preparino a questi lavori o se dovremo costruire da soli la nostra professionalità, certamente aiutati dalle scelte fatte in terza media.

Classe III D Disegno di Riccardo Lambertini III D

 

Lo sport dimenticato. In questi anni l’abbandono dello sport tra i giovani sta crescendo notevolmente e c’è un termine tecnico per definirlo, ovvero drop-out sportivo. Lo dimostrano anche i dati raccolti intervistando i ragazzi di terza media della nostra scuola. Abbiamo scoperto infatti che il 29,1 per cento dei ragazzi non pratica uno sport, tra questi il 30 per cento sono maschi e il restante 70 femmine. Abbiamo parlato di questa situazione con il nostro docente di educazione fisica Antonio Panciroli.

Professor Panciroli che ne pensa? I ragazzi fanno sempre meno sport? «Sì, è vero. Ho notato che i ragazzi abbandonano lo sport principalmente tra la terza media e la prima superiore, probabilmente perché il passaggio di scuola è molto impegnativo e toglie tempo libero, ma anche prima non va molto meglio. In generale la fascia di abbandono va dai 13 ai 16 anni, con una prevalenza di abbandono da parte delle ragazze».

Da appassionato di sport pensa che questo possa avere un impatto nella vita dei giovani? «Certamente, perché praticare uno sport migliora la salute fisica e mentale, e favorisce le relazioni».

Quali pensa siano le cause? «A parte quelle già messe in evidenza, spesso sono le aspettative e i modelli del mondo adulto che tendono a schiacciare il divertimento e a non rispettare i normali ritmi di apprendimento dei ragazzi. Il risultato come unico valore produce una precoce specializzazione, deleteria sia dal punto di vista motorio che emotivo. Se insegno a scrivere a un bambino devo partire dal pregrafismo, non posso pretendere subito che faccia un tema. Nello sport invece a volte si tende a fare così. È vero che si gioca per vincere ma per farlo veramente è necessario non usare scorciatoie. Se un allenatore fa buttare al bambino la palla per non perdere la partita si è perso qualche passaggio. Solo sbagliando si impara come fare a non perdere e se ne capisce il valore».

Può proporre qualche soluzione? «Dobbiamo ripartire dalla motivazione, evitare l’ossessione da risultato, far ritrovare ai ragazzi la gioia dello sport».

Classe III D Disegno di Edoardo Flagiello III D

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