ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Alighieri Dante di Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC) - 1B

Cosa si nasconde dietro al ’fast fashion’?

I ragazzi hanno osservato i loro vestiti, scoprendo che spesso sono composti da materiali inquinanti e cuciti da manodopera sfruttata

Noi ragazzi della classe 1ªB di Castrocaro della scuola secondaria Dante Alighieri, insieme alla nostra professoressa di italiano, abbiamo svolto una attività in classe di osservazione dei nostri vestiti. Per prima cosa abbiamo cercato le etichette e siamo andati a leggere le composizioni dei tessuti: abbiamo osservato che erano quasi tutte fibre di origine sintetica, create quindi dall’uomo, e non vegetale, naturale. I tessuti che abbiamo trovato principalmente sono stati il poliestere, il nylon, l’elastan, la viscosa e il cotone. In seguito, ci siamo poi soffermati sui paesi di provenienza e abbiamo letto molti nomi di paesi asiatici come la Cina, India, Bangladesh, Turchia. Facendo insieme delle ricerche su internet abbiamo capito che questi tessuti sintetici sono così tanto utilizzati perchè resistenti e meno costosi di quelli ottenuti da fibre vegetali, come la lana, il lino, la seta, il cotone. Anche la maggioranza di paesi non europei non è un caso, abbiamo letto alcuni articoli che raccontavano di come in questi paesi la manodopera venga sottopagata, perciò il risultato finale è che il prodotto abbia un prezzo contenuto. Abbiamo cercato su internet alcuni siti che vendono vestiti on line (e che noi stessi usiamo per fare acquisti) e, dopo aver osservato i prezzi, abbiamo ragionato sul costo e metratura del tessuto che poteva servire per confezionare quel capo e anche le ore di lavoro che ci potevano volere per realizzarlo: ci siamo resi conto che era impossibile coprire tutti questi costi con il prezzo indicato dal sito internet! Com’è possibile che questo avvenga? Su cosa si risparmia? Ci siamo resi conto, leggendo alcuni articoli e guardando dei video, che purtroppo si risparmia sulle persone, sui lavoratori, ovvero sulle loro paghe, sulle loro condizioni lavorative, come il fatto che siano costretti a lavorare tante ore senza poter godere di festività o diritti come la malattia o gravidanza, che lavorino in strutture non a norma. Ci hanno colpito alcune notizie che abbiamo letto, come il crollo del Rana Plaza del 2013, un edificio commerciale del Bangladesh, o le notizie che raccontavano il ritrovamento di bigliettini che denunciavano la condizione lavorativa delle operaie, cuciti dentro a vestiti.

Inoltre, è un problema anche per il nostro ambiente, l’industria tessile è infatti tra le prime al mondo per inquinamento ambientale e per utilizzo di energie e risorse naturali, come i miliardi di metri cubi di acqua che vengono utilizzati e le immissioni di gas serra di cui è responsabile. Abbiamo visto come anche i nostri mari risentano della scarsa qualità dei tessuti che compongono i nostri vestiti, infatti, direttamente dalle nostre lavatrici quando laviamo i vestiti, vengono rilasciate microplastiche contenute in alcuni dei tessuti sintetici.

Questa moda che cambia velocemente ed ha un basso prezzo (così che tutti possano starle dietro e continuare a comprare), si chiama ’fast fashion’, che infatti significa proprio moda veloce. Alle nostre tasche piace questa moda, ma non piace al nostro ambiente e a tante persone che vivono in paesi meno tutelanti del nostro.

Parlandone insieme però ci siamo resi conto che è davvero molto difficile rimanerne fuori, la moda ci fa volere sempre cose nuove e diverse, e i prezzi bassi ci spingono a chiudere gli occhi su tutte queste brutte cose che succedono tanto lontano da noi, per poter comprare di più. Ci siamo soffermati su quello che potremmo fare noi nel nostro piccolo e ci siamo resi conto che qualche buona abitudine in molte nostre famiglie già c’è, come comprare nell’usato o passarsi i vestiti tra amici e parenti, per rimettere in circolo capi che già esistono e non farli diventare rifiuti, oppure stando attenti a leggere le etichette e impegnarsi a comprare un po’ meno cose e magari di una qualità superiore. Davvero è una sfida molto difficile, ma bisogna che tutti facciamo la nostra parte, per le persone che vivono in condizioni peggiori della nostra e per il nostro pianeta che sta già soffrendo molto.

Classe 1ªB

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