ll progetto de il Resto del Carlino per i lettori di domani

IC Interprovinciale dei Sibillini di Comunanza (AP) - 3A

La bella lezione del volontariato

Il progetto ’Colture e visioni in azione’, svolto insieme a Ursula e Claudio che sono stati per anni in Mozambico

Nell’ottica della pedagogia della cittadinanza multiscalare molte scuole come la nostra hanno organizzato incontri con alcune associazioni che operano nell’ambito del volontariato.

Il progetto che ci è stato proposto è nato dal desiderio di dare ai giovani alcuni strumenti fondamentali per essere reali agenti di un cambiamento sociale ed economico, portatore di giustizia per tutti. L’obiettivo è quello di promuovere la passione per la giustizia sociale e la solidarietà, sensibilizzando sul tema dell’accesso, in modo equo, alla ricchezza e alle opportunità che la società offre, in sostanza una sorta di «educazione all’empatia». Grazie a delle attività svolte in classe ci siamo posti una domanda: l’empatia si può trasmettere o è innata? Fin dalla prima media, infatti, abbiamo trattato questo tema. Quest’anno in particolare tramite un progetto di nome «Colture e visioni in azione», svolto insieme a una coppia, Ursula e Claudio, vissuta come volontari diversi anni in Africa, in Mozambico. I due ci hanno raccontato la loro esperienza, lo stile di vita e le tradizioni locali. Confrontandoci con questa realtà così diversa dalla nostra, ci siamo resi conto della nostra ricchezza contrapposta alla loro povertà: cose che per noi sono scontate quanto contano per dei ragazzi che vivono tutt’altra vita. Ma la vera lezione che loro hanno avuto e che ci hanno trasmesso l’hanno ricevuta proprio da chi ne aveva più bisogno, ovvero l’Africa. Questa è stata la vera lezione di empatia! Dunque da questo possiamo capire che noi siamo l’empatia, quando ci relazioniamo con qualsiasi persona, siamo la nostra sensibilità perché una per-sona sensibile è anche una persona empatica: che fa attenzione alle piccole cose, alle sottigliezze, alle sfumature, alle parole dette, che nota le necessità degli altri. Dopo questo incontro ne sono seguiti diversi, con altrettanti esperti e ulteriori attività laboratoriali e ludiche.

L’attività che più ha lasciato il segno dentro di noi è stata una partita tra due squadre, in cui una era favorita rispetto all’altra. Tutto ciò è servito a farci capire che nel mondo ci sono molte ingiustizie, spiegandolo indirettamente. Tutto ciò è servito ad aprirci gli occhi su un’altra realtà e a farci una nostra opinione. L’empatia, se praticata nel modo giusto, è un valore e consente di generare a sua volta altro valore. Portando benefici sia a chi parla che a chi ascolta. La comunicazione empatica sarà utile nella quotidianità per affrontare confronti, per «costruire» anziché «distruggere». Le parole, se usate nel modo giusto, possono aprire brecce nei muri, creare ponti e risolvere conflitti. Il segreto per renderle così potenti sta nella capacità di ascoltare e comprendere l’altro, per davvero.

 

Interesse per l’altro, gioco di squadra, rispetto per gli ambienti pubblici, ma come trasmettere tutto ciò ai piccoli? L’empatia di cui sentiamo tanto parlare a scuola è ben diversa da quella che ci aspettiamo venga insegnata nelle altre parti del mondo. In Giappone la comunità educante trasmette agli studenti l’importanza di rispettare i sentimenti e le prospettive degli altri. In alcuni istituti scolastici organizzano attività come il «tai-ken-shu» (esperienza come insegnante), ciò permette di sviluppare nei discenti un senso di comprensione degli altri. La figura del bidello non c’è: fin dalla prima elementare, gli alunni svolgono mansioni da inservienti: si occupano della pulizia delle aule, e servono alla mensa. Il gruppo extra-scolastico dell’igiene e pulizia ispeziona la scuola per individuare i punti critici. Questo crea un senso di responsabilità e di unione che li porta ad avere cura dell’ambiente scolastico, nel quale passano gran parte della giornata, insieme ai loro compagni. Nelle scuole danesi un’ora alla settimana è dedicata alla «Klassens tid» una lezione di empatia per studenti dai 6 ai 16 anni, ed è parte fondamentale del curriculum danese.

Durante questa attività parlano dei loro problemi, legati alla scuola o meno, e tutta la classe cerca di trovare una soluzione.

 

Empatia: «una reciprocità necessaria per cogliere il sentire di chi è diverso da me» (Edith Stein). Il termine empatia veniva utilizzato fin dall’antica Grecia per indicare il rapporto emozionale di partecipazione tra un autore e il suo pubblico. Nel contesto filosofico è stato introdotto alla fine dell’Ottocento per descrivere la capacità umana di percepire il valore simbolico delle relazioni interpersonali e della comprensione dell’alterità.

Una delle più importanti studiose del Novecento fu Edith Stein, nata da una famiglia ebrea tedesca. Lavorò come insegnante.

Negli anni della gioventù si distinse per le sue doti intellettuali. Attraversò diverse crisi interiori che la portarono a convertirsi al Cattolicesimo. Ricevuto il battesimo, divenne suora, portando avanti i suoi studi sull’empatia. A causa delle leggi razziali fu accolta in un convento in Olanda, ricercata si consegnò e venne deportata nel campo di concentramento di Auschwitz dove morì, prestando il suo aiuto e la sua forza, fino a quando, come lei stessa la definì, non arrivò nella sua «settima stanza» (luogo dell’anima).

 

La pagina dei Campionati di giornalismo di oggi è stata realizzata dagli studenti del plesso di Comunanza dell’Ic interprovinciale Sibillini.

Gli articoli sono a firma dei ragazzi e delle ragazze della classe 3A di Comunanza, coordinati dalla professoressa Maria Laura Giannini: si tratta di Veronica Cinti, Diego Corbelli, Aurora Fabi, Alessandro Costantino Laurenzi, Serena Leonardi, Lorenzo Moretti, Andrea Puglia, Greta Sestili, Mattia Tiburtini ed Emma Vittori.

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