Italia, terra di immigrati ed emigrati «Siamo un grande gruppo di fratelli»
Gli studenti del centro provinciale istruzione per adulti: «Qui possiamo realizzare i nostri progetti»
Siamo cinque studentesse del CPIA di Modena con sede a Pavullo nel Frignano, che quest’anno abbiamo deciso di intraprendere questi studi per vari motivi. Il CPIA è il centro provinciale istruzione per adulti, che permette a chi ne è interessato di acquisire il titolo di studio delle scuole i primo grado oppure frequentare i corsi L2, che nella nostra sede hanno i seguenti livelli: Alfa1, alfa 2, alfa 3, A1, A2 e B1.
La sede di Pavullo, dopo tante lunghe attese oggi ha il team docenti e personale a.t.a completo. Abbiamo chiesto al personale ata di segreteria, il sig. Giancarlo De Rosa, cosa pensa di questa scuola e ha risposto così: «È un’ottima opportunità per la gente che si vuole inserire in questo contesto di società. Anche per me, è una grande opportunità per conoscere gente nuova e mettermi al confronto con tante culture, quando si segue un filo comune non ci sono confini ne religiosi ne culturali, ma c’è un solo obiettivo: la fratellanza…..il capirsi! Anch’io sono un immigrato anche se la mia è una migrazione interna e temporanea, mi sento vicino a loro, per la lontananza dalle famiglie, dagli amici e dai luoghi d’infanzia che sono le radici di ognuno di noi». Abbiamo intervistato la nostra prof di lettere Angela Pistone la quale esprime il suo parere sul CPIA e sulla sua esperienza: «È la mia prima esperienza come docente del CPIA, all’inizio avevo tanta paura poichè mi sono trovata davanti ad una realtà diversa dall’insegnamento con gli adolescenti, per la quale mi sono reinventata e messa in gioco. Non nego che sento tanto la mancanza dei ragazzi adolescenti e dei miei colleghi degli anni precedenti, ma questa esperienza mi sta regalando il confronto con delle etnie differenti dalla mia e la conoscenza di nuove persone con le quali collaboro ogni giorno per far funzionare al meglio questa sede. Mi sento molto vicina a loro, poiché anch’io sono lontana da casa, dalla mia famiglia e dai luoghi che mi hanno visto crescere e spesso ho ritrovato in molti di loro qualcosa di simile alla mia cultura, specie con la gente del Marocco e della Tunisia. Il CPIA per me è una risorsa doverosa per dare a questa gente il diritto di una formazione scolastica come prevede la nostra costituzione. La scuola non è un’isola ma un sistema che riguarda tutti gli esseri umani».
Giulia Leonelli, docente L2: «Per me il CPIA è una realtà che da a noi insegnanti e agli studenti che abitano in Italia di conoscersi, di entrare in relazione e di conoscersi a vicenda portando ognuno la propria storia. Personalmente, è un’esperienza molto stimolante perchè mi permette di mettermi in gioco perché si ha a che fare con persone diverse e la diversità è sempre un’opportunità di crescita. Auguro a queste persone che anche attraverso il CPIA possano avere strumenti e delle relazioni che possano essere utili per la realizzazione del loro progetto di vita qui in Italia». Ci sono anche gli insegnanti di inglese, matematica e scienze, tecnologia che non abbiamo potuto intervistare ma che ringraziamo per tutto quello che fanno per noi.
All’ interno dei vari corsi, ci sono studenti di varie etnie che interagiamo tra di noi e ci permette di ampliare le nostre conoscenze. Ogni individuo, ha la sua storia e la sua vita e proviene da mondi lontani e diversi che però, messi a confronto formano storia e arricchiscono le nostre vite. L’immigrazione e l’emigrazione sono concetti presenti sin dai tempi antichi, dalle prime invasioni barbariche e oggi più che mai presenti in varie parti della terra. Anche l’Italia, che è il nostro paese di adozione, ha vissuto delle fasi di svuotamento, soprattutto negli anni 60 con l’immigrazione verso la Germania, il Belgio e l’America.
Abbiamo raccolto delle testimonianze di alcuni nostri compagni che hanno vissuto questo cambiamento. Intanto parliamo di noi cinque, tutte donne tutte di culture diverse.
Fatna: «Sono Fatna, di origine marocchina, sono arrivata in Italia nel 1989 a Massa Carrara, da sola in aereo. Avevo ventinove anni, volevo raggiungere la Francia, per studiare letteratura francese, ma non avevo i documenti, sono rimasta a casa di una famiglia italiana e li aiutavo in villa e nel frattempo ho trovato l’amore (durato vent’anni) che mi ha donato due figli. Ho svolto vari lavori a Massa Carrara, tra cui badante e nel 1996 mi sono trasferita a Pavullo con la mia famiglia e attualmente vivo qui da sola».
Mariana: «Sono Mariana, di origine moldava, sono arrivata in Italia nel 2004 a Pavullo da sola, sono andata a vivere da mia sorella. Non avendo il visto ho attraversato le frontiere con un gruppo a piedi, partendo dall’Ucraina, passando dalla Slovenia fino all’Austria. Lì, sono stata una settimana in asilo politico, in condizioni pietose, aspettando il giorno per poter entrare in Italia. A Pavullo ho conosciuto il mio attuale marito, con il quale sono sposata da vent’anni e abbiamo quattro figli. Inizialmente, ho lavorato come baby-sitter per imparare la lingua italiana, poi ho fatto la barista, la cameriera e infine assistenza agli anziani con qualifica OSS».
Pooja: «Mi chiamo Pooja, vengo dall’India, sono arrivata in Italia qui a Pavullo nel 2018 da sola per raggiungere mio marito e i miei suoceri in aereo, nel 2018 abbiamo avuto una bambina.
Non ho mai lavorato e ora ho deciso di studiare. In India io ho preso la laurea in economia e finanza».
Regina: «Mi chiamo Regina vengo dalla Nigeria, sono arrivata in Italia nel 2007 da sola con l’aereo. Possedevo il visto di visita. Avevo 18 anni, sono venuta a trovare mia sorella che ha sposato un italiano ho vissuto con loro fino al 2012, poi mi sono trasferita a Modena da sola e facevo la badante, poi ho lavorato vicino Verona per due anni e venivo a Modena nel fine settimana.
In quel periodo ho incontrato mio marito e nel 2015 ci siamo trasferiti in montagna, ci siamo sposati dopo un anno e ora abbiamo 4 figli. Ho deciso di frequentare il CPIA, perché io amo studiare ed il mio sogno è di laurearmi in infermieristica».
Olha: «Mi chiamo Olha, vengo dall’Ucraina e sono in Italia da tre anni. Sono venuta qui, perché ho conosciuto il mio attuale marito tramite dei nostri amici ed è stato colpo di fulmine e mi sono trasferita qui con mio figlio con il quale ci siamo integrati bene. Ho lavorato in fabbrica per un anno, ora lavoro come cuoca alla mensa dei carabinieri. Sono venuta qui a scuola per avere il livello B1 che ho conseguito un mese fa. Ora frequento le scuole medie per avere un futuro lavorativo migliore».
Siamo andate a intervistare alcuni compagni dei corsi L2 per farci raccontare la loro esperienza. Ousman e Amadou: «Siamo Ousman e Amadou, vengo dalla Gambia, sono in Italia da sei mesi, sono arrivato con la barca a Lampedusa dopo un paio di giorni ho preso il bus per Bazzano. Per problemi di famiglia mi sono trasferito qui in Italia da solo e sono disoccupato».
Sulemane: «Mi chiamo Sulemane, sono del Burkina Faso, sono in Italia da 5 mesi, sono arrivato con la barca a Lampedusa e dopo una settimana ho preso il bus per Modena. Ora vivo a Sestola da solo e cerco lavoro. Sono scappato dal mio paese perchè c è il terrorismo. Il mio sogno è imparare a guidare lo scavatore» Marjus: «Mi chiamo Marjus, sono albanese e vivo in Italia a Sassuolo da 5 mesi. Sono arrivato in aereo da mia sorella, sono venuto in Italia per raggiungere la mia famiglia».
Una storia molto toccante è l’esperienza di M. per arrivare in Italia. «Sono arrivato in Italia a piedi, sono partito dalla Turchia nel 2020 e dopo una settimana sono arrivato in Grecia con altre quattro persone a piedi per poi proseguire verso Montenegro con due amici. Sono stato in Albania per due mesi, poi siamo stati in Croazia sono rimasto lì per 4 mesi. Ho trovato della gente molto brava in Croazia. Sono entrato in Griscia e mi hanno portato dai carabinieri. Nel 2021 sono arrivato a Trieste, ho raggiunto mio fratello a Montecreto per un mese. Dopo di che mi sono spostato a Genova per un anno, finché mio fratello non mi ha trovato lavoro al caseificio qui vicino. All’inizio non era facile, ma ora mi sono abituato. Sono contento di essere venuto in Italia, sogno per il futuro di diventare un grande imprenditore e aprire un’azienda nel mio paese e dare lavoro a tante persone».
Cpia Pavullo